Discarica di Albano, Raggi la riapre per i rifiuti di Roma

Ha firmato l’ordinanza per la riapertura della discarica di Albano Laziale (Roma) per dare una soluzione temporanea all’emergenza rifiuti della Capitale.

La sindaca Virginia Raggi formalizza con questo atto la riapertura dell’impianto nel territorio di Roma Capitale, per fronteggiare la problematica della gestione dei rifiuti, per un massimo di 180 giorni e fino a 1.100 tonnellate al giorno di scarti provenienti dagli impianti di trattamento, a tutela della salute pubblica per evitare un’emergenza sanitaria.

La discarica di Albano era tra le varie ipotesi emerse dai tavoli tecnici riunitesi presso il Ministero della transizione ecologica nei giorni scorsi ed è risultata essere la via più veloce rispetto alla realizzazione di un nuovo invaso che comporterebbe, ovviamente, un tempo molto più lungo.

Questo passaggio rientra nella ‘polemica infinita’ tra Comune di Roma e Regione Lazio per la gestione della spazzatura cittadina, un continuo ping pong di responsabilità che ha portato a questa situazione disastrosa, in una città unica che per ricchezza artistica e storica si merita più rispetto e attenzione soprattutto da parte delle istituzioni, considerando che prima di monumenti e opere d’arte il cittadino e il turista ‘vedono’ le montagne di immondizia che riempiono le strade, che spesso attirano animali saprofiti oltre a topi, gabbiani e cinghiali.

Per ciò che riguarda i cittadini, la situazione è veramente drammatica, con i passanti che devono fare lo slalom sui marciapiedi con spazzatura, puzza e roghi appiccati, e gruppi di persone che stanno pensando di fare una class-action. Massimiliano Borelli, sindaco di Albano, sostiene che impugnerà al Tar l’ordinanza della sindaca di Roma per la riapertura della discarica sul territorio di cui è primo cittadino, dopo aver partecipato fuori dal Campidoglio ad una risposta unitaria a tale decisione assieme ad altri sindaci interessati dal problema, non ammessi in Aula Giulio Cesare.

(Foto di Pexels da Pixabay)




Piante, bella come una bouganville

 

Con l’arrivo dell’estate veste i nostri giardini e balconi dando un tocco di colore, di vari colori, che rappresentano da soli la bella stagione. Sto parlando della bouganville (o bouganvillea o bouganville). Originaria del Sudamerica appartiene alla famiglia delle Nyctaginaceae e  conta 18 varietà diverse; diffusa in Italia e in Europa ama le esposizioni soleggiate, terreni fertili e umidi. Anche se di solito si coltivano in giardino, alcune specie possono essere tenute anche in vaso sempre al riparo dalle correnti. Vanno annaffiate spesso, soprattutto d’estate, facendo attenzione a non far ristagnare l’acqua per non far marcire le radici. Per quelle in vaso è meglio preferire la buganvillea butttiana che si può far crescere a cespuglio con regolari spuntature degli apici, e richiede un terriccio composto da sabbia e torba, con sassolini e compost e ben drenato. In generale la bouganville va potata in primavera, tagliando i rami secchi, comunque al termine di ogni fioritura, in modo da permettere alla pianta di rinnovarsi e cresce velocemente.  Nella fase del riposo vegetativo, le annaffiature vanno sospese. Teme freddo e gelate invernali, quindi va riparata dal freddo intenso. Si riproduce per talea, asportando dalla pianta un ramo di circa 10 centimetri che si pianta nel terreno, o con i semi, o  con il travaso. Si tratta di una pianta resistente e di solito non viene attaccata dagli insetti,  anche se può essere colpita dagli afidi che rinsecchiscono i germogli, la cocciniglia che va tolta con prodotti specifici e le  muffe, che sono la conseguenza delle acque stagnanti. Le foglie sono di un verde lucente, con forma simile ad un uovo allungato, i rami presentano delle spine e i rami sono sottili. La fioritura della bouganville va da giugno a ottobre, i fiori sono di colore bianco o giallo e crescono a grappolo. Durante il periodo estivo si concima una volta a settimana, con un concime liquido allungato all’acqua dell’innaffiatura, mentre in autunno il concime deve essere ricco di azoto e a lenta cessione. (Foto di Vane Monte da Pixabay)




L’Italia sempre più vecchia

L’Istat ha recentemente pubblicato un Report sugli indicatori demografici del 2020 (https://www.istat.it/it/files/2021/05/REPORT_INDICATORI-DEMOGRAFICI-2020.pdf) che ha confermato il calo demografico e l’invecchiamento del Paese.

I residenti sono 59 milioni 258 mila, 383 mila in meno rispetto a un anno prima, dato dovuto soprattutto al divario tra nascite e decessi:  ogni 100 decessi vi sono state 54 nascite. Il rapporto tra la popolazione dai 65 anni e più e gli under 15 è cresciuto, passando dal 33,5% del 1951 a quasi il 184% all’inizio del 2021. La speranza di vita alla nascita scende a 82 anni, l’età media degli italiani è di 46 anni e il numero medio di figli per donna è 1,24, il più basso dal 2003. La popolazione è in calo in quasi tutto il territorio nazionale: ad eccezione del Trentino-Alto Adige, dove si registra una variazione annuale della popolazione pari a +0,4 per mille, tutte le regioni sono colpite dal fenomeno soprattutto al Sud rispetto al centro-nord, con Molise e Basilicata le regioni più colpite. Un colpo forte al ricambio demografico lo ha dato la pandemia da Covid-19: non solo ha prodotto effetti sulla mortalità, ma anche sulla mobilità residenziale interna e con i Paesi esteri che ha avuto ripercussioni su comportamenti riproduttivi e nuziali. Il lockdown ha portato anche a inevitabili ripercussioni sui trasferimenti di residenza, -12% all’interno, con dati riferiti all’estero che hanno fatto toccare il valore più basso degli anni 2000. Per il Sistema di sorveglianza nazionale integrata dell’Istituto superiore di sanità, nel corso del 2020 sono stati registrati 75.891 decessi attribuibili in via diretta a Covid-19. Anche se l’incremento assoluto dei decessi per tutte le cause di morte sull’anno precedente è stato pari a +112 mila,  c’è da considerare, oltre alle morti legate al virus, anche decessi causati da altre patologie letali che non è stato possibile trattare con le modalità necessarie. La mortalità indotta direttamente/indirettamente da Covid-19 ammonta a 99mila decessi, un livello che può considerarsi come limite minimo. Nei primi due mesi del 2020 i decessi sono stati 6.877 in meno rispetto agli stessi mesi del 2019. Quindi si può ipotizzare che senza la pandemia i rischi di morte sarebbero stati inferiori. Il 2020 registra un’ulteriore riduzione delle nascite: dal 2008 si è passati dai 577mila nati agli attuali 404mila, ben il 30% in meno che porta verso un solo figlio a coppia. La fecondità si mantiene più alta al nord, 1,27 figli per donna, ma in calo rispetto a 1,31 del 2019; nel Mezzogiorno scende da 1,26 a 1,23 e a al Centro passa da 1,19 a 1,17. Un andamento, quello della natalità, influenzato da due fattori: uno strutturale e l’altro comportamentale. Il primo ha una forte componente inerziale che deriva dalla dimensione delle generazioni che transitano nell’arco delle età riproduttive, includendo anche i flussi migratori con popolazione giovane, se mettono al mondo figli; il secondo è collegato ai modelli riproduttivi, non solo legati agli incentivi per le coppie stabili e la fecondità degli autoctoni, ma anche al contributo degli immigrati. (Foto di Susanne Palmer da Pixabay).




Sport: oro alle Farfalle di ginnastica ritmica e Coppa Italia alla Roma Femminile calcio

La squadra nazionale di Ginnastica artistica ha vinto ieri due medaglie d’oro nelle finali di specialità della World Cup di Pesaro 2021, sulla strada verso le Olimpiadi di Tokyo. Le Farfalle si sono aggiudicate la Final Eight con le 5 palle con il punteggio di 46.950, davanti alla Russia ,45.350  e il Giappone, 43.800 e  con tre cerchi e quattro clavette, con 44.150 punti battendo Russia  e Israele. Le azzurre, allenate da Emanuela Maccarani,  Alessia Maurelli, Martina Centofanti, Martina Santandrea, Agnese Duranti, Daniela Mogurean  e la riserva Laura Paris, sono ancora una volta tra le migliori a livello internazionale a pochi giorni dagli Europei di Varna in Bulgaria, in programma dal 9 al 13 giugno e dopo i tre argenti conquistati nella tappa di Baku. Nelle finali individuali sono state impegnate le azzurre Sofia Raffaeli e Alexandra Agiurgiuculese: la prima  ha concluso rispettivamente al quinto posto al nastro, dove ha totalizzato 22.350 punti e  al sesto con le clavette, con il punteggio di 26.600. Nella stessa finale, la seconda ha ottenuto il settimo posto  con 24.150 punti. Nel corso dell’evento le gemelle russe Averina vincono molte medaglie: Arina due ori, con clavette e nastro, e due bronzi con cerchio e palla, mentre Dina oro al cerchio, due argenti a palla e nastro e bronzo alle clavette. L’israeliana Linoy Ashram, vince l’oro con la palla e due posizioni sul podio per cerchio e clavette, e si aggiudica il titolo di migliore ginnasta All-Around nel circuito di World Cup Series.  La bielorussa Alina Harnasko si classifica terza nella specialità al nastro. A premiare le nostre Farfalle e le altre vincitrici il presidente della Federginnastica Gherardo Tecchi, il numero uno della Federazione Internazionale Morinari Watanabe, la delegata del sottosegretario di Stato con delega allo Sport, Linda Elezi, l’assessore allo sport del Comune di Pesaro, e il presidente del Coni Marche.

Per rimanere nelle vittorie di ieri portate a casa da atlete italiane più legate alla nostra regione, ricordiamo la vittoria della Roma Femminile calcio che ha vinto la Coppa Italia 2020-21, per la prima volta nella sua storia. Le giallorosse, guidate da Betty Bavagnoli, hanno superato il Milan ai calci di rigore, dopo un risultato che è rimasto bloccato sullo 0 a 0 nei ’90, e due rigori parati dal portiere giallorosso Ceasar. (Foto di Omar Medina Films da Pixabay)

 

 




Esperienze verdi nella Capitale

Fino al 29 maggio 2021 è possibile partecipare, a Roma, al  programma “Science and the City. Esperienze Green per il futuro”, a cura della Società cooperativa sociale Myosotis. I protagonisti del progetto sono il territorio, la scienza e la sostenibilità presentati attraverso  iniziative culturali gratuite (prenotazione obbligatoria al numero 06/97840700) dedicate a giovani e adulti, che vogliono mettersi in gioco. Si tratta di numerose attività online per realizzare Natural Garden, laboratori all’aperto attrezzati per gruppi in presenza con limite di partecipanti, con l’opportunità di aiutare animali selvatici a mangiare, walking naturalistici nelle riserve e nei parchi romani. La manifestazione coinvolge varie biblioteche del Sistema biblioteche di Roma, attigue o all’interno di aree verdi o ville storiche, con percorsi esperienziali a distanza rivolti agli studenti per conoscere le riserve e i parchi cittadini: Riserva naturale Laurentino acqua-acetosa, Parco regionale urbano di Aguzzano, Villa Pamphilj, Villa Leopardi, Parco regionale urbano Pineto. I percorsi, il cui programma di svolgimento è disponibile sul sito, verranno realizzati con modalità interattive a distanza, attraverso la piattaforma Google Meet, che permette l’adesione attiva di tutti i partecipanti da remoto (da scuola in caso di istituzioni aperte oppure ogni studente dalla propria abitazione). L’iniziativa è promossa da Roma Culture, vincitore dell’Avviso pubblico Eureka!Roma 2020- 2021-2022, e ideata dal Dipartimento attività culturali in collaborazione con Siae. La cooperativa  Myosotis è un ente senza scopo di lucro impegnato sul territorio per la valorizzazione dell’apporto individuale di ciascun cittadino verso l’integrazione di tutti i cittadini. Dal 1999 il Settore ambiente si avvale della collaborazione di biologi, naturalisti e specialisti in didattica delle scienze, per svolgere progetti per la promozione della cultura scientifica e l’educazione al patrimonio, a cui va inclusa la gestione del servizio educativo del Museo civico di zoologia di Roma. (Foto di Jess Foami da Pixabay)

www.myosotisambiente.it/science-and-the-city-esperienze-green-per-il-futuro/




A favore della legge Zan, che aggiunge diritti e non li toglie

Tra le tante manifestazioni che si stanno organizzando a livello nazionale per la legge Zan, contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia, anche Pomezia scende in piazza con il flash mob “Uno spazio arcobaleno per Pomezia”, #leggezansubito . L’appuntamento è per sabato 15 maggio alle ore 16,00 a Piazza Indipendenza. Gli organizzatori dell’evento, per evitare assembramenti e svolgere la manifestazione in sicurezza, con distanziamento e mascherina indossata, chiedono ai partecipanti di segnalare la loro presenza contattandoli via Facebook (Spazio Arcobaleno Pomezia) o all’indirizzo mail  unospazioarcobalenoperpomezia@gmail.com. La legge, che prende il nome del relatore Dem Alessandro Zan, ora al Senato, è stata approvata lo scorso 4 novembre alla Camera (265 si e 193 no), con lo scopo di proteggere persone omosessuali, donne e disabili da reati d’odio, come istigazione ad atti violenti o discriminatori nei loro confronti. Per mesi la legge è rimasta in standby nella stessa commissione a causa dell’ostruzionismo della Lega e del suo senatore Andrea Ostellari, presidente della commissione Giustizia. La situazione, tra rinvii, stop e discussioni nella maggioranza ‘spaccata’, si è sbloccata lo scorso 28 aprile, con 13 sì e 11 no. Il ddl è stato messo in agenda al Senato, con lo stesso presidente leghista Ostellari che ha trattenuto la delega come relatore unico.

Oggi è sempre più urgente prevenire gli atti violenti che ledono i diritti dei cittadini, spesso conseguenza dei rigidi ruoli stereotipati imposti dalla società patriarcale, che saranno tutelati veramente solo quando verranno riconosciute le differenze di ogni persona, un valore aggiunto per tutta la collettività.(Foto di Myriams-Fotos da Pixabay)



Allarme amianto

In occasione della Giornata mondiale delle vittime dell’amianto (28 aprile), l’Osservatorio nazionale amianto (Ona), che ha registrato lo scorso anno nella nostra regione 330 vittime dovute a questa fibra killer, chiede al governo Draghi di utilizzare risorse del Ricovery Found per le bonifiche e il bonus del 110% per rimuovere l’amianto dagli immobili privati. L‘Ona, a causa della pandemia, denuncia che nel 2020 la situazione delle vittime per mesotelioma dovute all’amianto è stata drammatica. Considerato  ‘sicuro’ per tanti anni, con la legge 257/92 l’amianto venne bandito, anche se  ad oggi, dopo 29 anni dalla sua entrata in vigore, ancora c’è molto da fare per evitare le morti. Negli ultimi decenni ha avuto impieghi differenti: dalle coperture ai cassoni dell’acqua, dalle canne fumarie agli elettrodomestici, dalla sabbia artificiale per i giochi dei bambini alle suolette interne per scarpe. Il suo uso più ampio, però,  è stato quello sotto forma commerciale di cemento – amianto, cioè eternit. Seppur riconosciuto come uno dei materiali a più elevata pericolosità biologica fra quelli presenti negli ambienti di vita e di lavoro, la minaccia dell‘amianto è stata acquisita troppo di recente. I manufatti in cemento-amianto sono pericolosi: non tanto per il semplice fatto di contenere fibre di amianto, ma perché rilasciano nell’ambiente fibre che possono essere respirate. Dipende infatti da questa eventualità/possibilità riferita ai soli lavorati deteriorati o che presentano crepe, fessurazioni o rotture. Pertanto, la  sola presenza di amianto  non costituisce di per sé un rischio per la salute, lo diventa solo quando le fibre aerodisperse vengono inalate: causano mesotelioma, tumori del polmone, laringe, stomaco e colon. Per non parlare dei danni respiratori che causano, anche quando non insorge il cancro, come placche pleuriche, ispessimenti pleurici, asbestosi e complicanze cardiocircolatorie. I casi in Italia di incidenza del mesotelioma nel 2020 sono 2.000, con un indice di mortalità del 93% a 5 anni; nel Lazio i casi segnalati sono stati 100, con una stima di casi di tumore del polmone da amianto di 200 decessi, e 30 per altre malattie asbesto correlate circa (stima complessiva Ona decessi per malattia asbesto correlate 330 vittime). In Italia si prevede il picco di mesoteliomi e di altre patologie asbesto correlate tra il 2025 e il 2030 e poi una lenta decrescita. I dati legati all’inquinamento da amianto in Italia sono drammatici: ancora ci sono 58 milioni di mq di coperture in cemento-amianto, oltre a 40 milioni di tonnellate di materiali contenenti amianto, con conseguente condizione di rischio. Dal rapporto del 2017 del Ministero dell’Ambiente e delle Regioni, è emersa una prima mappatura del territorio italiano seguendo le linee del c.d. ‘piano nazionale amianto’ che indica l’esistenza di 86.000 siti interessati dalla presenza di amianto, di cui 7.669 risultano bonificati e 1.778 parzialmente bonificati. Come segnalato dall’Ona, l’amianto è presente anche in 2.400 scuole in Italia, con oltre 352.000 studenti e 50.000 lavoratori della scuola, 250 ospedali e nella nostra rete idrica.

L’amianto è un minerale che si estrae dalla crosta terrestre dopo macinazione e arricchimento e si trova in 2 tipologie: l’amianto serpentino e l’amianto anfibolo. Il termine deriva dal greco  amiantos o asbestos e significa indistruttibile. Infatti è la sua struttura fibrosa che lo rende  inesauribile, resistente al calore, molto flessibile, con capacità termoisolanti e fonoassorbenti. Le sue origini sono antichissime: già i Romani lo usavano per cremare i cadaveri e nel  ‘Il Milione’ anche Marco Polo lo racconta: l’amianto era considerato dal popolo ‘la lana della salamandra’ con la quale l’animale poteva sfidare il fuoco senza danneggiarsi. L’Ona propone e sollecita, per tutelare i cittadini nei confronti di  nuove esposizioni alla fibra killer, la bonifica dei siti contaminati attraverso maggiori controlli, l’intensificazione delle tutele previdenziali e la ricerca scientifica nel settore. (https://onanotiziarioamianto.it/)

 

Amiantus alumini similis nihil igni

deperdit; hic veneficiis resistit omnibus,

privatim magorum.

L’amianto, simile all’alluminio, non si consuma

a causa del fuoco; esso resiste a tutte le

stregonerie, specialmente a quelle dei maghi.

Plinio, Naturalis Historia 36, 139 ( I sec. D.C. )




Le lingue all’estero: vamonos!

Con l’arrivo della bella stagione, c’è sempre più voglia di ritornare a fare cose che ci piacciono, che facevamo fino all’anno scorso, nel rispetto delle indicazioni sanitarie governative del nostro Paese e degli altri Stati europei e internazionali. Molte attività ed esercizi commerciali stanno per ripartire, così come le opportunità per andar all’estero per vacanza, studio e lavoro. Tra le organizzazioni che già si sono strutturate e sono pronte per ripartire ed offrire i loro servizi, c’è la “Escuela de idiomas Carlos V” di Siviglia (Spagna). Il Centro, accreditato all’Istituto Cervantes, offre percorsi di turismo didattico a studenti, docenti e a chiunque voglia migliorare le proprie performance lavorative tramite lo studio e l’approfondimento dello spagnolo o di un’altra lingua straniera. Ne parliamo con Jean Pierre Setzu, italiano che da anni fa parte dello staff.

 

Che servizi offre la “Escuela de idiomas Carlos V”

“Idiomas Carlos V” (www.idiomascarlosv.com) vanta una consolidata esperienza nel campo del turismo didattico. Riceve studenti da ogni parte del mondo e sviluppa ogni tipo di programma inerente alla formazione accademica. La nostra scuola organizza soggiorni per stage linguistici, lavorativi, programmi Erasmus+, vacanze studio, work experience, anni scolastici all’estero e molto altro ancora. Seguiamo i nostri ospiti a 360° dal momento in cui mettono piede in terra spagnola. Ce ne prendiamo cura in ogni momento del soggiorno e per ogni esigenza, con un’accoglienza a tutto tondo. Gestiamo i transfert da/per l’aeroporto, le sistemazioni in famiglia, residence, campus, hotel o appartamenti condivisi, corsi di lingua, ricerca di aziende per gli stage lavorativi, documentazione, attività culturali, escursioni nei luoghi di maggiore interesse storico, artistico e paesaggistico della Spagna, attività ludiche e ricreative ecc… Tutto questo lo svolgiamo nella nostra sede di Siviglia e nelle succursali di Madrid, Tenerife e Málaga.

A chi sono rivolti i percorsi formativi e le vostre attività

I nostri servizi sono dedicati a chi vuole vivere un’esperienza in Spagna e vuole migliorare il livello della lingua, e allo stesso tempo divertirsi. Abbiamo avuto alunni di tutte le età, dai 10 ai 25 anni. Inoltre, organizziamo corsi di perfezionamento o FamTrip per i docenti di lingua spagnola straniera.

 

Quali sono le sue mansioni nella Scuola

Mi occupo delle relazioni con gli ospiti fuori dalla Spagna, soprattutto con l’Italia, ma anche con gli Stati Uniti e la Russia, tanto che i miei colleghi mi chiamano ‘International relations’. Entro in contatto con istituti e scuole dove viene insegnato lo spagnolo come lingua straniera. Propongo a professori e studenti un’esperienza nella nostra Scuola, di una settimana o di un anno, in cui vengono seguiti e affiancati per ogni esigenza e richiesta, che sicuramente sarà indimenticabile e che farà parte per sempre del vissuto dei ragazzi e del portfolio del docente.

Le scuole di lingue all’estero sono tante e offrono diversi servizi. Perché i ragazzi e le loro famiglie, e anche i docenti, devono preferire Carlos V ad altri istituti

Perché seguiamo e ci prendiamo cura dei nostri studenti e di tutti gli utenti che ci scelgono. La Scuola ha lanciato, sul mercato dei viaggi studenteschi, un’offerta ‘á la carte’, ossia completamente personalizzabile secondo i gusti e le necessità. In più, non bisogna dimenticare che propone un servizio di assistenza 24h/24 nella lingua madre dello studente. Idiomas Carlos V, senza dubbio, offre un’immersione linguistica totale nelle città più caratteristiche della Spagna.

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 Dal suo osservatorio privilegiato, cosa ci può dire sulle aspettative iniziali degli studenti e il loro ‘resoconto’ a fine soggiorno

Dico subito che l’esperienza incredibile, in primis, è la mia. È veramente interessante incontrare e conoscere persone, culture e tradizioni differenti, provenienti da ogni parte del mondo. È un arricchimento personale continuo e prezioso. Per quanto riguarda i ragazzi e le ragazze li vedo sempre crescere un po’, migliorare giorno dopo giorno. Imparano ad essere più indipendenti, per esempio vanno a comprare un biglietto dell’autobus parlando in spagnolo e fanno altre esperienze in loco, dimostrando ciò che hanno appreso dai nostri corsi. Vivono con famiglie ospitanti, immersi completamente in un ambito molto differente dalla loro quotidianità a casa. Vanno via sempre più maturi, contenti e spesso con qualche lacrima. I nostri riscontri sono positivi, anche quelli delle famiglie e delle aziende che li ospitano.

Rispetto ai ‘cambiamenti’ dei ragazzi a cui assiste, ha un aneddoto o un’esperienza da condividere con i nostri lettori

Ci sarebbero centinaia di aneddoti. Posso dire di famiglie di Siviglia che hanno preso l’aereo e sono andate a Napoli a casa dello studente che avevano ospitato. E ancora serate ad imparare il flamenco o a scoprire la gastronomia del posto. È proprio vero che ogni giorno qui è differente!

Finalmente sono riprese le attività didattiche

Le attività, come per tutti, erano paralizzate causa pandemia. Da marzo abbiamo ricominciato a ricevere i primi alunni ed è bello vedere che nessuno si è dimenticato di noi. Durante il lockdown molti ospiti, soprattutto studenti, mi hanno chiamato anche solo per sapere come stavamo. Il messaggio è sempre stato lo stesso: abbiamo una voglia matta di tornare da voi, e, appena si potrà, torneremo a vivere un’esperienza fantastica.

 




Dati Eurostat e Ocse: Italia fanalino di coda dell’Ue

Secondo i recenti dati Eurostat, sulle componenti del Pil riferiti al 2020, risulta che l’Italia ha perso oltre 39,2 miliardi di salari e stipendi, meno del 7,47% sul 2019, con una schiera di circa due milioni in più di persone tra poveri e disoccupati, in attesa di riforme a tutela di lavoratori e precari. Salari e stipendi nel primo anno di pandemia sono diminuiti da 525,732 miliardi di euro a 486,459, legati alle restrizioni sulle attività per contenere la diffusione del Covid-19, con l’inevitabile crollo dei contratti a tempo determinato e all’uso degli ammortizzatori sociali. Nei vari paesi europei la perdita è stata inferiore: in Francia, per esempio, si è attestata sui 32 miliardi su una massa salariale diminuita da 930 a 898 miliardi, mentre in Germania solo 13 miliardi.

A giorni il governo Draghi deve consegnare il Piano nazionale di ripresa e resilienza a Bruxelles. Aspettiamo. Aspettiamo anche che la campagna vaccinale decolli come è necessario che sia per  ‘riaddrizzare’ le famiglie, le attività produttive e commerciali e la tenuta psico-fisica dei cittadini che oramai non ce la fanno più. I dati Istat 2020 hanno registrato che i precari sono sempre più giovani e donne; quest’ultime sono al 49,1% prima erano al 50,1%, su un dato assoluto del 58,1%. Il tasso di occupazione femminile italiano è in media di 13,5 punti sotto a quello della Ue. Tra i 15 e i 64 anni nel 2020 lavorava solo un’italiana su due, mentre le tedesche erano occupate per il 73%, con la media europea che è al 68%. Peggio ancora la situazione per le ragazze under 30: il 25% non lavora, non studia e non cerca lavoro; in Europa sono circa 8,6 milioni in questa stessa condizione. L’Italia è al 76mo posto su 153 del mondo in quanto a divaricazione di genere in termine di salari, dato inaccettabile e uno dei motivi della ‘decadenza’ nazionale. L’occupazione degli uomini italiani cala dal 68% al 67,2%, 5,7 punti in meno rispetto alla media europea che è del 72,9%.  I dati Eurostat  segnalano che i giovani italiani tra i 15 e i 29 anni che non studiano, non lavorano e non sono impegnati in percorsi di formazione sono aumentatati nell’anno pandemico: erano il 22,1% nel 2019 e 23,3% nel 2020: circa due milioni di giovani, la peggiore statistica in Europa.

Simile all’Italia è la Spagna con un calo di 8,37% di stipendi in meno pari a un calo del 6,44% con una occupazione ridotta in maniera importante. La produttività dell’Italia è del 17% inferiore alla media dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), il reddito pro-capite inferiore del 26%, con un tasso di occupazione  inferiore di 10 punti rispetto alla media Ocse.




Processionaria, alla larga dai bruchi … in fila indiana

In questo periodo possiamo incontrare, nei prati e nei parchi, bruchi lunghi 1-3 centimetri, di colore scuro con una fascia giallastra sul dorso, che appartengono al gruppo dei Lepidotteri. Si muovono in fila indiana, scendono dagli alberi, dove vivono e depongono le uova, e a livello larvale possono essere pericolosi per noi e per i nostri animali. Si muovono come se fossero in una processione, da qui il nome ‘processionaria’, che include molte specie, di cui la più famosa è quella del Pino (Thaumetopoea pityocampa). Nutrendosi degli aghi di pino, con le loro forti mandibole defogliano velocemente la pianta. Ogni femmina fa il tipico nido ‘a matassa’ di solito sulla chioma del pino, o dell’albero ospitante, che può contenere fino a 300 uova. Verso fine maggio i bruchi vanno a tessere il bozzolo in un luogo adatto, dove si interrano fino a quando a luglio ne escono da adulti, e diventano farfalle notturne o falene, assolutamente innocue. Per le persone il rischio maggiore è legato alla pelle, in quanto i peli rilasciati dall’insetto sono setole urticanti, che possono portare anche ad importanti eritemi, provocare reazioni allergiche e dermatiti, più o meno gravi; inoltre i peli che ‘svolazzano’ nell’aria, trasportati dal vento, possono diventare potenzialmente pericolosi. Purtroppo alcuni di noi sono incappati nella processionaria, riportandone ovviamente ricordi certamente non positivi come ad esempio la nostra concittadina Silvia: “Abito in una zona in campagna e abbiamo pini marittimi. Ogni anno di questi tempi lo sguardo va in alto tra quelle chiome in cerca di bozzoli bianchi. Una volta trovati, mio marito o mio padre tagliano quei rami ai quali i bozzoli si attaccano, per eliminarli prima che si schiudano ed evitare danni a persone e animali. Quando mio figlio era piccolo e ancora gattonava,  entrò in contatto con la bava che questi bruchi lasciano sul terreno: ebbe una brutta reazione allergica che gli fece gonfiare i palmi delle manine. Consultai il pediatra  che mi indicò di dargli del cortisone per sfiammare le parti colpite”. É bene evitare il  contatto con occhi, mucosa nasale, bocca e vie respiratorie, sia per noi sia per gli animali. Nel caso di contatto, togliersi i vestiti indossati, lavare la parte, non grattarsi e rivolgersi ad un medico tempestivamente, o al veterinario nel caso si tratti di animali. Tra le precauzioni semplici da seguire: non sostare sotto le piante infestate, tenere i cani al guinzaglio nelle zone di presenza dei nidi, non far toccare le processionarie ai bambini, non cercare di distruggere i nodi col metodo ‘fai da te’ perché  favorisce la diffusione nell’ambiente dei peli urticanti.

Dal 2008 in Italia la disinfestazione dei bruchi di processionaria è obbligatoria, regolamentata da un decreto ministeriale: “nelle aree in cui le strutture regionali individuate per le finalità di cui al decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 214, competenti per territorio, hanno stabilito che la presenza dell’insetto minacci seriamente la salute delle persone o degli animali o la sopravvivenza del popolamento arboreo”. Incaricati per la rimozione dei nidi sono il Corpo forestale dello Stato o degli Enti locali. Il Comune di Pomezia con Ordinanza n. 11 del 22 marzo 2021 per la prevenzione dei rischi da processionaria del pino, ha disposto la chiusura straordinaria in via precauzionale dei parchi: Giardini Petrucci di piazza Indipendenza e Alda Federici di via Filippo Re, per effettuare interventi di disinfestazione dei pini. Se la pianta con processionaria è di proprietà privata, la disinfestazione è a carico del proprietario. Chi si imbatte in un gruppo di bruchi di processionaria dovrebbe informare le autorità competenti, e allontanarsi dalla zona. (Foto di Marc Pascual da Pixabay)




Didattica a distanza? No grazie

Come previsto dal nuovo decreto di Mario Draghi, fino al 6 aprile 2021 tutti gli studenti del Lazio, anche chi va all’asilo, e di altre regioni, saranno in Didattica a distanza (Dad) (https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2021/03/12/21G00038/sg). Il ministro Speranza sottolinea che la Dad ‘entrerà’ in gioco come estrema ratio, in precise condizioni epidemiologiche: laddove si registreranno 250 positivi (o più) ogni 100.000 abitanti in 7 giorni, si vi si ricorrerà, quindi a livello non solo regionale, ma anche provinciale, comunale o locale. Si torna a pc e tablet, per chi ce li ha, beninteso.Da un’indagine del Centro studi del Consiglio nazionale dell’Ordine degli psicologi (Cnop), commissionata settimane fa dal Ministero dell’Istruzione per dare supporto alle istituzioni scolastiche nel periodo dell’emergenza, è risultato che circa 6 studenti su 10 fra i 14 e i 19 anni preferiscano la didattica in presenza e non la Dad. “Ascoltare le opinioni dei giovani, i loro vissuti, è importante. In questo caso i dati dell’indagine ci consegnano uno scenario molto chiaro: la didattica a distanza non attutisce i danni dell’impossibilità di andare a scuola e porta soprattutto stress, noia e fatica”, spiega David Lazzari, presidente del Cnop. I risultati dello studio fanno emergere i disagi che la Dad può creare negli studenti: più del 54% soffre la mancanza di frequentare le lezioni in classe, in quanto associa la scuola alla socialità e al confronto, mentre la Dad è noia e stress. Il 67% degli intervistati dichiara di avere abilità con la tecnologia, anche se non la ritiene sufficienti per seguire sei ore di lezioni a distanza, anche a causa dei vari problemi che possono nascere a casa, dalla connessione ad altri fratelli utenti Dad, allo smart working dei genitori. Si preferisce la didattica in presenza perché si incontrano i compagni di classe, si parla e si socializza, cosa che la Dad non garantisce. Così la scuola fa emergere l’idea di luogo come “spazio psicologico” di relazioni ed emozioni, fondamentale per la crescita degli studenti, non solo quindi come spazio di trasmissione di conoscenze. Al 94% del campione manca la presenza in classe: per il 54% dei ragazzi ‘molto’, per il 40% ‘abbastanza’, facendo prevalere sentimenti di tristezza, paura e distacco. A tutto ciò, non dimentichiamolo, va aggiunto il malessere legato all’isolamento e alla mancanza di attività ludico-sportive. Questi dati vengono confermati dall’indagine Unicef del novembre 2020, in cui emerge che un ragazzo su tre si è rivolto a reti di ascolto e sostegno psicologico nella scuola. Infatti la valutazione fatta è stata legata prettamente alla vita scolastica, alle capacità cognitive, dimenticando quelle emotive. E poi risulta difficile per i ragazzi, soprattutto per chi ha già difficoltà d’apprendimento, recepire le informazioni dei docenti tramite Dad, anche loro per certi aspetti non proprio a loro agio nel nuovo ruolo di ‘insegnante a distanza’. Save the Children, nel rapporto Ipsos, sottolinea un altro aspetto preoccupante del problema: su un campione di 1000 studenti, le assenze scolastiche nella fascia di età 14-18 anni sono sensibilmente aumentate, e di fatto sono l’anticamera della dispersione scolastica. Ascoltare e ‘dare attenzione’ ai bisogni e alle esigenze dei più giovani, soprattutto durante la pandemia, rappresenta, sempre più, un modello di crescita ed una priorità fondamentale su cui costruire e gestire il futuro del Paese. (Foto di Elf-Moondance da Pixabay)




Sì viaggiare… Thailandia

Ana Maria, 30 anni, è impiegata presso un’azienda di informatica di Pomezia e vive da poco ad Ardea con Daniele, il suo compagno, assieme ad un pinscher di nome Pepito, ancora cucciolo, ma molto impegnativo che le riempie il tempo libero. I suoi due passatempi sono cucinare, preferibilmente per gli altri, ma soprattutto viaggiare: dalle gite fuori porta ai week end, dalle capitali europee agli angoli più lontani e nascosti del mondo. Viaggiare è la sua passione, che la spinge a conoscere e visitare nuove località, culture e Paesi per apprezzare abitudini e comportamenti differenti delle varie popolazioni, che lei vede come esperienze particolarmente ricche ed importanti per la sua crescita personale. Ha scelto di raccontarci la Thailandia, Paese che ha visitato nella primavera del 2016, per festeggiare la sua laurea e quella del suo compagno.

Da dove nasce questa forte passione che ti spinge ad andare in giro appena puoi?

La passione per i viaggi ce l’ho dentro, fa parte di me, credo stia nel mio Dna! Il viaggio mi comincia già da quando penso alla località da visitare e parto subito con il mio libriccino dove raccolgo le informazioni utili per il viaggio e che curo in ogni passaggio, in modo meticoloso, o al meglio che posso. Ovviamente tengo conto degli interessi e delle caratteristiche della persona con la quale vado. Ci metto dentro di tutto: aspetti storico-artistici, culturali, ma anche relax, cercando di non annoiarmi mai. Mi piace fare ricerca sul web, fare comparazioni, curiosare su ciò che viene offerto nella rete.  Annoto ogni cosa sul viaggio. Prendo informazioni da Googlemap: dall’uso dei mezzi di trasposto locali all’uso della bici, dalla metro ai bus, al noleggio macchina: una specie di ‘scrigno’ di informazioni riguardanti anche orari e prezzi di monumenti e musei e altri edifici importanti da visitare o magari solo per vedere se c’è fila per entrare. Considero anche il meteo, ma l’obiettivo è fare cose che mi piacciono e rilassarmi. Regalo anche viaggi al mio compagno: tipo quando ho voluto fargli una sorpresa per un compleanno ed ho organizzo un viaggio, ma gliel’ho detto solo quando stavamo lungo la strada per andare all’aeroporto, come ho fatto di recente con destinazione Atene (Grecia) e che devo dire ha gradito molto! Non amo molto ritornare in posti dove sono già stata, ma ho fatto delle eccezioni, come Londra, dove ci sono andata tre volte, con Daniele e poi anche con tutta la mia famiglia. Lo scorso anno, con la pandemia, a parte tutti i sacrifici e le rinunce importanti che tutti abbiamo necessariamente fatto, mi sono ‘saltati’ due viaggi: Budapest e un tour nel sud della Francia, tra Nizza, Montecarlo e Cannes.

Thailandia. Che esperienza è stata?

Ottima. È stato uno dei più bei Paesi finora visitati. La prima tappa l’abbiamo fatta nella capitale, Bangkok, una grande città, maleodorante, con palazzi enormi, vetture molto grandi e ovviamente tanta gente. Abbiamo visto i monumenti più turistici, i templi con le tantissime statue del Buddha adorate da migliaia di persone giornalmente, come il sontuoso Grande palazzo reale e il sacro tempio di Wat Phra Kaew e quello di Wat Pho, con un’enorme statua del Buddha sdraiato. Avevo scelto un hotel a cinque stelle (lo faccio di rado), che si è rivelato fantastico, con la camera al 25° piano, con una intera parete a vetrata da dove si godeva un panorama bellissimo. C’era anche una piscina al 14° piano dove abbiamo sorseggiato i nostri meravigliosi e coloratissimi cocktail. In albergo c’era l’aria condizionata che però si ‘scontrava’ con il caldo afoso che c’era in giro per le strade, con un evidente sbalzo di temperatura che si sentiva molto. Dopo 4 giorni nella capitale abbiamo puntato verso il nord, diciamo la parte montuosa della nazione, a Chang dove siamo stati altri 5 giorni, in mezzo alla natura e agli elefanti. L’altra tappa l’abbiamo fatta al sud dove si trovano tutte le spiagge più famose e pubblicizzate della Thailandia, anche se di solito non vado in zone molto turistiche come queste. Abbiamo raggiunto Phuket,  Krabi e  Khao Lak, con sabbia bianca e spiagge tranquille. Il mare è bellissimo con tantissime isole, come quella dove hanno girato i film Con Di Caprio o James Bond. La Thailandia costa poco, la gente è gentile, ti aiuta, anche se poi si aspetta sempre la mancia, sono molto poveri. La sera giravamo vicino all’hotel, senza allontanarci tanto, c’era la polizia in giro che controllava, ma preferivamo stare nei paraggi.

Dopo questo viaggio io, che sono una persona ansiosa, ho iniziato a leggere libri sul buddismo, per curiosità, per cercare di capire da dove nasce il loro modo tranquillo di affrontare ogni momento della giornata, della vita.

Con il cibo, come ti sei trovata?

Io mangio tutto e mi piace assaggiare il cibo che mangiano le persone del luogo. Ma, c’è un però: con gli scarafaggi, ancora non ce la faccio … non sono ancora pronta!

Quando viaggi fai facilmente conoscenze con altre persone?

In questo viaggio abbiamo fatto amicizia con un gruppo di turisti tailandesi nel corso di un’escursione con i quali sono tuttora in contatto via Facebook. A Cuba, ad esempio, abbiamo conosciuto due ragazze canadesi, con le quali per un po’ ci siamo scritte poi ci siamo perse di vista nel tempo. Sì, mi piace conoscere persone sia locali che altri turisti durante gli spostamenti. Il mio inglese è scolastico, parlo un po’ di spagnolo e devo dire che riesco a capire e a farmi capire molto bene.

Cosa non può mancare nel tuo bagaglio?

Nella mia valigia non possono mancare i tappi per le orecchie per dormire, il cuscino gonfiabile per l’aereo per stare comoda ed il mio immancabile libriccino, dove mi appunto tutto il programma dettagliato e preciso con date, orari, tappe, prezzi biglietti, spostamenti, ecc…  Inoltre dei medicinali per affrontare mal di gola, febbre, contusioni. Una volta ho scelto di portarmi solo due antipiretici e mi sono presa una febbre alta…che però non mi ha impedito di seguitare il viaggio con entusiasmo, anche se devo riconoscere con un po’ di incoscienza.

Ami fare fotografie?

Faccio molte foto, poi a fine viaggio creo un album cartaceo con le migliori foto per ogni giorno del soggiorno, per ricordare momenti ed emozioni più particolari di altri. Ẻ un modo per risfogliare alcuni momenti vissuti nei viaggi, magari commentarli con gli amici o comunque tenerli a portata di mano.

Che fai appena rientri dal viaggio?

Quando rientro racconto il viaggio alla mia famiglia, con la quale faccio una bella cena; successivamente mi vedo con gli amici e proseguo con i miei racconti, che in parte hanno seguito già  sui social dove uso pubblicare le foto che faccio durante il soggiorno. Porto ‘pensierini’ per amici e familiari. Per me compro le famose calamite: ne ho tantissime e sto pensando di riunirle tutte assieme per avere il gusto di poter dare uno sguardo d’insieme su ciò che adoro fare di più: viaggiare.

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