Mimosa, annuncio di primavera

In questi giorni apprezziamo l’intenso e inconfondibile profumo dei suoi piccoli fiori gialli che preannunciano l’arrivo della primavera, e che di fatto sono diventati simbolo dell’8 marzo, giornata dedicata alle donne, scelta che si fa risalire al 1946 quando due donne appartenenti all’Unione donne d’Italia (Udi) proposero il rametto di mimosa per rappresentare l’energia e la forza delle donne. Di solito, dopo questa data la pianta ritorna nell’’anonimato’, malgrado abbia una meravigliosa fioritura.

La mimosa, Acacia dealbata, originaria dell’Australia, è giunta in Italia a metà Ottocento, dove ben si è adattata al nostro clima. Può raggiungere altezze considerevoli. Le sue foglie sono dei rametti chiamati filladi, e la sua infiorescenza è formata dai tipici ‘pallini gialli’, dei capolini globosi che si presentano in piccoli insiemi che ne caratterizzano la chioma. La pianta predilige un clima caldo, un’esposizione in zone per lo più soleggiate, teme i venti forti e si moltiplica per talea, da effettuarsi in primavera, e attraverso i semi. Il periodo migliore per la messa a dimora va da ottobre a marzo; si può coltivare anche nelle zone più fredde, come nel nord Italia, ma bisogna avere l’accortezza di coltivarla in serra e non far mai scendere i gradi sotto lo zero.

È principalmente una pianta da esterno, sempreverde, ma può essere coltivata anche in casa, in vaso. Per la concimazione ha bisogno di essere fertilizzata dalla primavera all’autunno. Il terreno deve essere mantenuto umido, evitando i ristagni d’acqua. La potatura deve essere effettuata dopo la fioritura. Per le malattie, molti sono i parassiti che la colpiscono, tra cui la Phytophthora che ne fa marcire le radici e un fungo, l’Armillaria Mellea, anch’esso deleterio per le radici, ma anche cocciniglia e afidi. Esistono molte varietà di mimosa, tra cui Acacia baileyana, Acacia dealbata Virginia, rara con fiori arancioni, Acacia dealbata Pendula, con rami cadenti e quella detta Pudica, che richiude le sue foglie appena vengono toccate.

Mimosa è anche un nome di persona che omaggia la natura come Ortensia, Margherita, Violetta. Anche un aperitivo a base di succo di arancia conosciuto in tutto il mondo prende il nome da questa pianta, così come una torta molto buona.

In questo periodo di inizio primavera con dati pandemici in calo, l’invito e l’augurio che vi faccio è quello di farvi una passeggiata e godere della presenza e del profumo di questa pianta così particolare.

(foto: Marina Landolfi)



A Roma, l’arte del flamenco

Parlare di flamenco è parlare di arte. Un’arte che unisce canto, danza e accompagnamento musicale (cante, baile y toque) che nasce in Spagna, soprattutto in Andalucia, una terra ricca di cultura, contrasti ed influenze di diversi popoli provenienti da Oriente, Europa dell’Est, territori del nostro Mediterraneo e che lì hanno messo radici o lasciato tracce del loro passaggio. Autentico segno di riconoscimento di varie comunità, tra cui quella gitana, il flamenco è un’espressione culturale che gli esperti fanno risalire al 1700 e che si trasmette di generazione in generazione, con festival, circoli di flamenco e scuole. Dal 2010 fa parte del Patrimonio culturale immateriale dell’Unesco. Tra le varie scuole e iniziative di flamenco promosse a Roma presentiamo le performance di Alessia Demofonti, danzatrice, coreografa, insegnante, che ha scelto il flamenco come mezzo di espressione personale, anche se in realtà, come dice lei, è il flamenco che l’ha trovata. L’abbiamo intervistata per conoscere quest’arte meravigliosa e le sue prossime proposte ‘flamenche’, ringraziandola per la disponibilità.

Lei e il rapporto con il flamenco

Da sempre sono un’appassionata di danza. Il flamenco mi accompagna da quando ero adolescente, quindi che dire… è proprio parte di me! Non potrei vivere senza. Nonostante non sia la mia cultura d’origine, lo considero il ‘mio’ modo di esprimere quello che sento e che provo e che, a parole, non sono affatto brava a mostrare. Ho iniziato gli studi di flamenco negli anni Novanta a Roma con maestri italiani e spagnoli, ma ben presto mi sono recata in Spagna, Siviglia e Madrid principalmente, per approfondire lo studio di questa meravigliosa cultura dove ho avuto l’opportunità di studiare con molti maestri, qualche nome fra tutti, Manolo Marìn, La Tati, Angel Atienza, Marco Flores, Belen Maya ed ho lavorato con alcune delle più famose compagnie italiane come Cantares di M. Lanza, Pasion Gitana di C. Costa, Danzarteflamenco di S. Javier e, ancora oggi, con Flamenco Tango Neapolis di Salvo Russo.

Alessia insegnante

Alla fine degli anni Novanta ho iniziato l’attività di insegnante e coreografa. Il flamenco è sempre più soggetto a fusioni, contaminazioni ed integrazione con altre culture e forme d’arte, anche se ancora c’è chi rimane fortemente legato alla sua forma più pura.  Io stessa collaboro ad un progetto molto interessante che si chiama ’Flamenco Tango Neapolis’, un‘originale contaminazione di stili fra la canzone napoletana, il flamenco ed il tango argentino, nato da un’idea di Salvo Russo, musicista e compositore napoletano. Sempre parlando di contaminazione, sto sperimentando una personale interpretazione del cosiddetto ‘flamenco arabo’ assieme a Nadia Slimani, insegnante di danza orientale: si tratta di un genere non ‘codificato’, ma che appartiene ai moderni stili di fusione, pur affondando le radici nella storia della Spagna arabo-andalusa.

Chi può ballare il flamenco?

Direi che può ballare chiunque abbia qualcosa da dire … Il flamenco non ha età, né genere, né forma fisica. il flamenco rappresenta lo stato dell’animo umano, per cui se hai un’anima… puoi ballare flamenco.

Su cosa sta lavorando in questo periodo? 

Sto lavorando su “Flamenco Terapia. Il corpo che sente”, un Laboratorio online su piattaforma Zoom dedicato al mondo femminile che partirà il prossimo giovedì 10 febbraio (18,30/20,00), con incontri quindicinali. E’ un’idea, anzi un vero e proprio desiderio che ho nel cuore da tempo, che ha iniziato a prendere forma e sostanza negli ultimi anni (quando ho incontrato la danzaterapia di Maria Fux) e che si è rafforzato in questo periodo particolare che tutti noi stiamo vivendo. Il Laboratorio non è un corso dove si insegnano “ricette magiche per una vita felice”, ma è un luogo di scoperta e di crescita continua, un momento di connessione con sé e con gli altri, un laboratorio esperienziale per ritrovar-Si e conoscer-Si attraverso il libero movimento danzato, aperto a tutte.

Il flamenco è un potente mezzo di espressione personale, permette di esplorarsi a fondo. Attraverso il linguaggio del corpo e la connessione con le emozioni più profonde può essere di aiuto per  connetterci con la nostra forza interiore, per risvegliare “la Donna selvaggia” che è in noi, per dirlo con le parole della scrittrice statunitense Clarissa Pinkola Estès. Il Laboratorio non è incentrato sull’apprendimento didattico (per quello ci sono i corsi di flamenco tradizionale), ma sull’utilizzo delle modalità espressive del flamenco per la ricerca e la scoperta di Sé. Per raggiungere questo obiettivo ci faremo ‘aiutare’ anche da altre discipline, come lo yoga e la danzaterapia in generale. Questo lavoro intende intraprendere un viaggio in due direzioni: verso ‘l’interno’, per trovare o semplicemente RI-trovare la propria essenza ed il proprio potenziale creativo, e verso ‘l’esterno’ per esprimere tutto ciò che siamo.

Informazioni Whatsapp – 333/6145935

www.corsoflamencoroma.com

 




Matematica e poesia, bellezze a braccetto

Avvicinare la matematica alla poesia, evidenziando la fantasia della  razionalità della prima e la logica della creatività della seconda. Questo l’intento del libro, da poco pubblicato, “Matematica e Poesia. Dalle addizioni all’ identità di Eulero” (edito dal Gruppo Albatros, Il Filo) di Alessandro Moriconi, matematico del Consiglio nazionale delle ricerche che con quest’opera fa incontrare le due discipline attraverso disegni, sonetti ed alcune note storico-tecniche, rendendo più leggeri i concetti scientifici e più concreti quelli letterari. La formazione scientifica e la passione per i versi sono stati il fil rouge che ha condotto Moriconi a presentare questa ‘vicinanza’ evidenziandone molti punti di contatto: le regole a cui si sottopone la matematica e a cui la poesia, esempio di libertà di spirito, spesso si costringe, la creatività e l’emozione che entrambe suscitano in chi le frequenta e la fantasia di cui necessariamente si nutrono. Il libro raccoglie 60 sonetti in dialetto romanesco su altrettanti temi matematici, ognuno corredato da un disegno e da un’introduzione esplicativa per rendere i contenuti più comprensibili a tutti: dalle semplici addizioni alla geometria, dalla statistica all’analisi matematica, passando per la filosofia che più volte nella storia ha affiancato o ispirato la scienza dei numeri, da Platone con i suoi famosi ‘solidi platonici’, fino ai logici dell’era moderna, primo tra tutti Kurt Gödel.

Per conoscere meglio questi contenuti così intriganti e nello stesso tempo stravaganti, ho intervistato l’autore, che ringrazio per la disponibilità.

Come nasce questa accoppiata, matematica e poesia, a prima vista un po’ bizzarra?

Tutto nasce dall’idea di rendere la matematica più divertente e quindi più vicina a tutti, spogliandola di quel velo di incomprensibilità che spesso, suo malgrado, la riveste. Ho sempre amato entrambe le discipline, tanto che spesso definisco la prima “la sposa di una vita” e la seconda “la sempre giovane amante”. Invece di nascondere ognuno dei due amori all’altro, li ho fatti incontrare scoprendo i fattori comuni e li ho messi in campo per raggiungere l’obiettivo.

Tra i sonetti che propone ai lettori, quali ricorda con più piacere?

Tra i sonetti che compongono il libro, mi piace ricordare: “L’insiemi infiniti” o “Analizzanno l’infinito”, che giocano sull’impalpabile concetto d’infinito appunto, ma anche tutti quelli che disegnano gli insiemi numerici così come via via li abbiamo conosciuti nel corso dei nostri studi, a partire da quelli che da bambini animavano le dita della mano, conosciuti fin dall’alba della civiltà umana, fino ai quelli molto più recenti ideati per descrivere alcuni fenomeni fisici.

Ma sono anche affezionato a quelli che avvicinano alcuni concetti base dell’analisi matematica, le derivate e gli integrali, al mondo che ci circonda. Non posso poi non rivendicare l’importanza di quei componimenti che trattano concetti aritmetici più semplici, come quello sulle semplici operazioni o sulla magica prova del nove che abbiamo imparato alle elementari, concetti senza i quali tutto quel meraviglioso castello che è la matematica non starebbe in piedi. Che belli infine quelli che entrano nell’ipnotico vortice dei frattali o del nastro di Möbius!

Durante le recenti presentazioni del volume a Roma, ha incontrato persone di tutte le età. Che tipo di domande le hanno fatto, o da cosa erano incuriositi?

Le domande più frequenti sono state quelle relative ai giochi che ho proposto, in particolare quello che ricorda il gioco “Affari tuoi”, in onda qualche tempo fa sul Rai1. Li ho proposti per sottolineare quanto sia importante conoscere il calcolo delle probabilità prima di giocare a qualunque gioco d’azzardo, dal Lotto alla roulette: alla lunga il Banco vince sempre. Se si capisse a fondo, o comunque se ci si credesse anche senza averne compreso le dimostrazioni matematiche, si cancellerebbe la piaga della ludopatia. L’interesse suscitato e le domande fatte a riguardo mi fanno ben sperare che il messaggio sia arrivato.

Quale suggerimento può dare a chi non ha molta dimestichezza con la matematica, ma voglia studiarla in una maniera più ‘leggera’?

Suggerisco di cominciare a vederla con occhi diversi. La matematica non è quel mostro che spesso ci hanno erroneamente dipinto quando eravamo bambini. Con la matematica bisogna divertirsi, e per farlo, è necessario apprezzare quel piacere che nasce dal far lavorare il nostro cervello, bisogna sentire il gusto del ragionamento e della logica. Purtroppo il mondo di oggi, a partire anche da un certo tipo di programmi televisivi, ci ha abituato a non ragionare, ma dobbiamo vincere la pigrizia. Ci è semplice percepire la musicalità della poesia, ma esiste una musicalità anche nella matematica: è scritta sul pentagramma della nostra mente, la suonano le nostre sinapsi ed ascoltarla è un vero e proprio divertimento. Leggere il mio libro può essere certamente un buon inizio!




Roma ospita le sfide della scienza

Fino al 28 novembre, presso l’Auditorium Parco della musica di Roma, è ospitata la XVI edizione del Festival delle scienze, evento internazionale di divulgazione scientifica che quest’anno propone attività in presenza e in streaming, con la partecipazione di ricercatori, scuole e pubblico di tutte le età. Il tema della manifestazione è “Sfide”, dedicato al ruolo della scienza, con riflessioni sulla relazione tra società ed economia, salute, studio dell’Universo, anche alla luce dell’ultima pandemia. Sette le aree tematiche: Pianeta. Il mondo che cambia, Società ed economia, Salute e medicina, Universo e spazio, Tecnologia e innovazione, Cervello e pensiero, Snodi della scienza. Il programma prevede oltre duecento tra iniziative, mostre e incontri, con la partecipazione di scienziati internazionali, giornalisti e intellettuali. Tra questi, il premio Nobel per la fisica Giorgio Parisi, la storica della scienza Naomi Oreskes, Ersilia Vaudo, Chief Diversity Officer dell’Agenzia spaziale europea, e il filosofo della scienza Telmo Pievani. Previsti eventi didattico-educativi, con spettacoli e laboratori per gli studenti. Tra gli eventi online, il 26 novembre alle ore 15,00 è in programma ‘Scienza@Tavola’, con i ricercatori del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) Stefano Predieri dell’Istituto per la BioEconomia, Roberto Volpe, medico dell’Unità prevenzione e protezione e Marta Antonelli del Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici che interverranno  sul tema dell’alimentazione in tempo di Covid, analizzando i dati del progetto Cnr ‘Scienza@Tavola’. Il Festival, prodotto dalla Fondazione musica, è promosso da Roma Capitale-Assessorato alla crescita culturale, Agenzia spaziale italiana e Istituto nazionale di fisica nucleare, con la partecipazione tra gli altri di Biblioteche di Roma,  Istituto nazionale di astrofisica, Planetario di Roma capitale, Stazione zoologica Anton Dohrn. Il Cnr è partner scientifico.

https://www.auditorium.com/festivaldellescienze/




Fiera del libro a Roma, quest’anno si parla di libertà

Dal 4 all’8 dicembre 2021 la Nuvola dell’Eur di Roma ospiterà la ventesima edizione di “Più libri più liberi“, manifestazione della piccola e media editoria il cui tema quest’anno  è ‘La libertà’, tema fondamentale soprattutto oggi, in una fase di rinascita in cui la letteratura assume un ruolo di liberazione individuale e collettiva. Tornano  scrittrici e scrittori da ogni parte del mondo, con tanti contributi sulla libertà, come quella di stampa e di espressione e l’impegno per i diritti civili e politici. Tanti gli stand,  incontri  e letture. Tra gli ospiti: Zerocalcare, Jonathan Safran Foer, Alessandro Baricco, Roberto Saviano,  e Chiara Valerio. L’iniziativa è sostenuta, tra gli altri, da Centro per il libro e la lettura del Ministero della Cultura, Regione Lazio, Roma Capitale,  Camera di Commercio di Roma,  con il contributo della  Società italiana degli autori ed editori e di Bnl Gruppo Bnp Paribas. È realizzata in collaborazione con Istituzione Biblioteche di Roma,  Main Media Partnership di Rai. L’evento verrà anticipato da due appuntamenti romani: il 19  e il 20 novembre con David Grossman e Jonathan Safran Foer. Il 19 al Maxxi  (ore 18)  David Grossman parlerà con Marino Sinibaldi  di come i libri lo hanno “liberato” e del ruolo della letteratura per superare paure e differenze (prenotazioni via mail a eventi@plpl.it). Il 20 novembre, all’Auditorium della Nuvola, Jonathan Safran Foer incontrerà gli studenti per raccontare anche lui dei libri che hanno contribuito a formarlo e di come abbiano influenzato le sue idee e la sua produzione letteraria. Il manifesto dell’evento è firmato dall’illustratore e fumettista Lorenzo Mattotti che ha messo la nuvola al centro dell’immagine,  trasformandola in una mongolfiera assieme a due lettori, richiamando così il potere della letterature come strumento per raggiungere gli enormi orizzonti della fantasia. Il programma completo di “Più libri più liberi“, curato da Silvia Barbagallo, è disponibile sul sito https://plpl.it/. Per rimanere in tema di libri segnalo la campagna  di promozione nazionale della lettura “#ioleggoperché” dell’Associazione italiana editori, che dal 20 al 28 novembre 2021 raccoglierà i libri che ciascuno di noi può acquistare nelle librerie aderenti per farne dono alle scuole. L’obiettivo è quello di incentivare l’abitudine degli studenti alla lettura, attraverso il ‘rinforzo’ delle biblioteche scolastiche (https://www.ioleggoperche.it/).




Il viaggio in Terra Santa

Alessandro, 47 anni di Ardea, a Pomezia ha conseguito il diploma di tecnico per le industrie chimiche presso l’Istituto professionale ‘Cavazza’, attuale ‘Largo Brodolini’. Ha una sorella e un nipote che vivono a Roma, che vede poco per impegni di lavoro e di studio, ma che vorrebbe godersi di più, e molti passatempi: sport, cucina, informatica e la scrittura: è infatti tra gli autori del libro “A volo d’angelo” presentato da Pomezianews lo scorso agosto. La scelta di raccontarci il viaggio in Terra Santa nasce dalla forte spiritualità e dalle mille emozioni che gli sono rimaste nel cuore.

 

Direzione Terra Santa

 Dopo il primo pellegrinaggio fatto in Terra Santa è nato il desiderio di un viaggio che non avesse i ritmi serrati dei viaggi organizzati, ma che fosse di sosta, preghiera, scoperta dei vicoli, degli odori e dei sapori del posto e della popolazione. Così è nato “il viaggio”, un breve soggiorno dal 18 al 22 marzo 2019, ma molto intenso e di una ricchezza unica. Siamo partiti in due dall’aeroporto Leonardo da Vinci di Fiumicino, con una compagnia low cost e siamo atterrati a quello di Ben-Gurion di Tel Aviv. Con un po’ di inglese e una carta di credito abilitata al pagamento in shekel, la moneta locale, abbiamo preso un treno veloce che ci ha portato in poco tempo alla stazione di Gerusalemme. Li, con un tram, siamo arrivati al nostro alloggio: una struttura semplice e accogliente gestita dalle suore a due passi dalle mura della città vecchia. Ẻ iniziata così la nostra scoperta della città che da secoli ha il suo fascino e il suo punto di “convivenza impossibile’ tra ebrei, mussulmani e cristiani con ritmi e riti diversi, che dividono e uniscono il territorio e i suoi abitanti.

 

Verso Betlemme, in compagnia

In uno dei giorni di soggiorno decidemmo di visitare la vicina Betlemme. In attesa del bus per andare alla città natale di Gesù abbiamo iniziato a parlare in inglese con delle persone, scoprendo poi che una era brasiliana e l’altra italiana. Abbiamo fatto così il viaggio insieme. L’italiana, Pina, è una giovane donna che ha scelto di fare la volontaria in un orfanotrofio per bambini abbandonati di Gerusalemme. Dopo aver visitato la Basilica della Natività e pranzato insieme abbiamo deciso di visitare un luogo fuori programma, il monastero di San Saba. Dopo aver contrattato con un tassista la tariffa siamo partiti. Il percorso tra le due località è stato piuttosto accidentato, sia per la strada, in mezzo alle montagne del deserto, sia per la guida stile ‘safari’ del nostro autista, un tipo molto intraprendente che voleva portarci a casa dalla sua famiglia per poterci vendere oggetti e souvenir. Il tragitto nel territorio del deserto è stato qualcosa di inaspettato che ci ha lasciato a bocca aperta: l’area desertica è sicuramente un luogo inospitale, ma dove è possibile vivere! Un luogo dove la flora non manca e dove l’uomo è stato capace di costruire nel passato strutture dove abitare e ingegnarsi per raccogliere le acque piovane: abbondanti e torrenziali in alcuni momenti, assenti per la maggior parte dell’anno.

Tra le rocce e le rovine spunta all’improvviso il monastero greco-ortodosso di San Saba, fondato nel 438 D.C., costruito nel mezzo del deserto di Giudea. Il monastero rappresenta uno dei più importanti simboli cristiano-ortodossi del Medio Oriente, eretto da circa cinque mila monaci dediti a San Saba, il monaco che scelse di formare la propria comunità monastica in Terra Santa. I monaci che ancora oggi vivono lì mantengono ancora oggi la regola di non far entrare le donne nel monastero. Cosa che abbiamo scoperto una volta arrivati a destinazione. Il disappunto è stato di tutto il gruppo, ma le foto fatte ci hanno aiutato a condividere con la nostra compagna di viaggio la bellezza, la storia e l’arte del posto. Ancora oggi sono in contatto con Pina che mi porta a conoscenza della cronaca di quei luoghi, notizie che in Italia non arrivano, raccontandoci la difficoltà dei rapporti sociali e politici delle diverse fazioni, ma soprattutto di come vanno avanti i progetti a favore dei bambini della struttura dove presta servizio che vengono portati avanti grazie alle donazioni che arrivano da tutto il mondo. Mi sono reso disponibile a dare spazio ai suoi progetti per sostenere i bambini, e non appena il Covid lo permetterà darò il mio contributo.

Cosa ha riportato a casa

Ho riportato con me le forti emozioni che ho provato in questo viaggio ‘lento’, che mi ha permesso di gustare la bellezza dei luoghi ‘senza correre’, e mi ha dato l’opportunità di apprezzare le persone che vi abitano, e le loro vite che scorrono lentamente e intensamente.

Tra tutti i ricordi che porto dentro di me, il piacere di svegliarsi per andare alla messa delle 5 di mattina nella Basilica del Santo Sepolcro, immerso nel silenzio di quell’atmosfera unica e senza tempo.




Fridays for Future, il 24 settembre sciopero per il clima

Venerdì 24 settembre Fridays for Future scende in piazza anche in Italia per lo Sciopero globale del clima, per chiedere una rapida azione sull’ ingiustizia climatica ai leader mondiali,  che si incontreranno a novembre a Glasgow (Gran Bretagna) per il Summit sul Climate Change. Giovani e meno giovani, uniti nella lotta per la giustizia sociale e tra generazioni, chiedono  il rispetto degli Accordi di Parigi per rimanere entro 1,5 gradi ed evitare così le conseguenze più gravi della crisi climatica. Nell’ultimo rapporto dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) del 9 agosto 2021 in cui è stato confermato che l’intensificarsi di eventi climatici estremi è strettamente legato alla crisi climatica, il segretario generale dell’Onu, António Guterres, ha affermato che si tratta di un campanello d’allarme per  l’umanità. E che si può evitare solo intensificando gli sforzi di tutti per raggiungere l’obiettivo.

La crisi climatica, con i suoi numerosi eventi estremi nel mondo, porta con sé tensioni socio-economiche come razzismo, sessismo, e disparità socio-economiche che colpiscono soprattutto le fasce più deboli della popolazione, ma che non vengono affrontate dalle nazioni occidentali in modo da ridurre le emissioni al di sotto del necessario. In Italia ci saranno manifestazioni in molte città, da Ancona a Bologna,  da Cagliari a Roma, da Lecce a  Palermo, nel rispetto delle misure sanitarie.Fridays for Future vuole indicare la scienza e chiedere a coloro che sono al potere di prendere sul serio i fatti, e agire di conseguenza. Per Katharina Maier, di Friday For Future statunitense, bisogna seguire le indicazioni degli scienziati che affermano che sia possibile limitare il riscaldamento globale attraverso le energie rinnovabili, i cambiamenti nell’agricoltura e nei trasporti, anche se la maggior parte della popolazione non sta cambiando il modo di vivere.

Il movimento Friday for Future, nato nel 2018 dalla protesta di Greta Thunberg che scioperava pacificamente ogni venerdì per il clima, è divenuto un movimento internazionale incentrato su sit-in, scioperi e cortei con l’obiettivo di mantenere alta l’attenzione sul tema dei cambiamenti climatici e chiedere ai governi di azzerare le emissioni entro il 2050 (il 2030 per l’Italia).

Per informazioni e dettagli: https://fridaysforfutureitalia.it/

(Foto di Goran Horvat da Pixabay)



Lo sguardo di Gulvin

Sarà ospitata dal 25 settembre al 24 ottobre 2021 a Roma, presso la Chiesa Episcopale San Paolo entro le Mura, Via Nazionale 16 A, “Ritratti d’Autori”, la mostra personale di un artista italiano, nome d’arte GulVin, che attraverso 17 dipinti, acquerello e inchiostro, di poeti e scrittori italiani e internazionali, racconta il mondo emotivo che ‘emerge’ dai volti degli autori selezionati.

Il progetto artistico propone gli autori preferiti di GulVin, quelli che ne hanno accompagnato l’adolescenza e la giovinezza, come Pier Paolo  Pasolini, Oscar Wilde, Sandro Penna, Salvatore Quasimodo, e quelli che sono nati da una continua e dettagliata ricerca biografica e fotografica. L’aspetto affettivo è stato ben amalgamato con quello della tecnica pittorica, maturata nel corso degli ultimi anni dall’artista, che ha focalizzato la sua attenzione direttamente dalla posa fotografica dell’epoca in cui sono stati ritratti gli autori. GulVin coglie e racconta come le emozioni, che traspaiono dai lineamenti e dall’espressione del volto nel ritratto dei vari poeti e scrittori, trovino dimora nei testi dei loro scritti, come tratti espressivi delle loro personalità. Un volto, dunque, come dimensione privilegiata per raccontarne sentimenti e caratteristiche. Per conoscere meglio questo progetto, intervistiamo GulVin, ringraziandolo per la disponibilità.

Come nasce l’idea di questa mostra?

Molti di voi ricorderanno l’ingombrante volume chiamato ‘Antologia di Letteratura Italiana’ che dalle scuole medie eravamo costretti a portare appresso. Ecco, io ho sempre trattato quel libro come una scatola di preziosi incontri tra grandi scrittori. Soprattutto quelli del Novecento, che adoravo. Nelle pagine spesso c’erano solo bei versi senza immagini, e raramente la faccia dello scrittore. Dare un volto a questi ‘grandi’ e farli dialogare tra loro è stata una bella esperienza… Possono ancora fare tanto rumore!

 

Ai giorni d’oggi le interazioni sociali e gli incontri tra persone sono sempre più virtuali, anche a causa della pandemia. Che contributo può dare questa sua realizzazione artistica che pone al centro l’analisi di emozioni e sguardi, anche se di autori famosi?

Non posso avere la presunzione di dire che questa mostra avvicinerà le persone. Confido però nel fatto che la riflessione e il confronto permettano l’incontro e il riconoscersi, e questo sarebbe già un bel successo per me.

 

Cosa si sente di dire a chi vuole visitare la sua “Ritratti d’Autori”?

Semplicemente di cercare nei ritratti una qualche emozione e se essa risuona in voi, allora il gioco è fatto. Lasciatevi sorprendere. Grazie.

 

 

Ingresso con prenotazione: Whatsapp 342/1453241;email:gulvin@me.com

 

 

 

 




New York, un morso alla Grande mela

Antonietta, romana, vive a Pomezia dove si è diplomata tecnico per le industrie chimiche presso l’Istituto professionale ‘Cavazza’, attuale ‘Largo Brodolini’. Sposata, con una figlia, lavora nel campo della termoidraulica ed ha due grandi passioni: la scrittura e la cucina. Per la scrittura ha partecipato alla stesura di una raccolta di poesie “Voci versate” (Ed. Pagine) e di recente, assieme ad altri ex studenti delle superiori e alla sua prof. di italiano, al libro “A volo d’angelo” (Ed. Beroe), presentato dal nostro giornale lo scorso 4 agosto. La sua passione per la cucina la ‘realizza’, tra le altre cose, preparando ottime pizze e organizzando, assieme al marito, cene e incontri con gli amici. A Pasqua 2019 ha regalato alla figlia, per i 18 anni, ma come dice lei il regalo è stato anche per lei e il marito, un viaggio a New York (Usa), meta ambita da sempre da tutta la famiglia, anche perché la ‘Grande mela’ è l’ambientazione dei loro film preferiti, in quanto patiti di cinema e serie tv.

 Come arriva a questo soggiorno tanto desiderato?

Il viaggio è stato organizzato nei minimi particolari, escursioni comprese, assieme alla nostra agente di viaggi di fiducia, visto anche la nostra conoscenza dell’inglese non al top, e i numerosi visti governativi che servono per entrare negli Stati Uniti. Ma ci metterei anche l’ansia di realizzare un sogno, quindi tutto doveva essere perfetto: dalla consegna del regalo a nostra figlia durante la sua festa per i fatidici 18 anni, fino all’intero tour americano. Poi c’era la questione delle valigie…

 Lei e le valigie …

Un dilemma! Non è mai facile per me preparare le valigie: non so essere pratica, forse perché la fanciulla che c’è in me emerge elettrizzata alla sola idea della partenza. Così finisco sempre nel riempire i bagagli con indumenti, o cose superflue a cui in quel momento non riesco a rinunciare ma che, immancabilmente, rimarranno appunto ‘superflue’.

 New York, New York

È stato un viaggio meraviglioso, indimenticabile. Abbiamo fatto un tour con una guida italo-americana che ci ha fatto visitare il Queens, il Bronk, il famoso ponte di Brooklyn, Time Square e tante altre zone interessanti della città. Abbiamo girato tanto a naso all’aria, siamo saliti con un velocissimo ascensore in alto nell’Empire State Building; vedere il monumento dedicato all’attentato alle Torri gemelle mi ha suscitato un’emozione viscerale, da accapponare la pelle. Il nostro albergo era vicino a Central Park: maestosamente sereno e dotato di una luce propria, quasi difficile da descrivere a parole. Infatti nelle mille foto fatte, tutte finite sui social, siamo riusciti ad immortalare tale luce e tali colori da sembrare quasi impossibile dichiarare la totale assenza dell’utilizzo di filtri della fotocamera. Poi Chinatown con i mille negozietti di souvenir. Sì lo ammetto, sono una di quelle persone che riporta a casa piccoli regali ad amici e parenti, fra il disappunto di mio marito soprannominato scherzosamente da me e nostra figlia ‘bancomat’. Non poteva ovviamente mancare, per la mia collezione di calamite, quella della capitale americana.

 Com’è andata con il cibo?

Noi ci adattiamo molto facilmente, anche se alla fine la cucina nostrana ci manca davvero tanto.  Posso dire che in America è tutto ‘Big’ e anche prendere un semplice caffè diventa un impegno arduo, per non parlare dei bibitoni colorati che vengono venduti come succhi di frutta, ma che non ho avuto il coraggio di assaggiare. Molto buona, invece, la carne, soprattutto gli hamburger, ma non quelli dei fast food. Abbiamo mangiato anche in un ristorante italiano, gestito da parenti di nostri amici dove il cibo è stato delizioso. I supermercati sono ‘Big’ anche loro, ogni tanto vi abbiamo comprato cibi cotti.

 Cosa riporta a casa della magia della città?

Ho riscontrato molta gentilezza e spontaneità negli abitanti di questa meravigliosa città, sempre pronti a dare indicazioni stradali o ad indicarci la giusta fermata della metro, vista la sua complicata comprensione, almeno per noi, se non sei del luogo. Una volta capito come funzionava, è stato il nostro mezzo di trasporto preferito, anche se l’ebrezza di fermare un taxi al volo come nei film ce lo siamo tolta! Tante le emozioni che abbiamo vissuto, indimenticabili, difficile da descrivere in poche battute. Girando per la città abbiamo revocato molti ‘passaggi’ di film che ci hanno fatto sognare. Vista la nostra passione per le serie televisive ci siamo concessi un paio di giorni anche a Boston, cornice di ‘Fringe’, la serie di fantascienza che segue le vicende della divisione appunto Fringe dell’Fbi della città.

Voglio però condividere un ultimo pensiero… paradossale lo ammetto. Vale a dire qualunque sia la meta e la motivazione del viaggio che faccio, l’emozione del rientro a casa è sempre enorme! Tornare a casa, nella mia abitazione intendo, mi riempie di una calda sensazione giù nel profondo. Comincia da quando sull’aereo il pilota annuncia la discesa per l’atterraggio e ancora da lassù si vedono le luci della mia amata, meravigliosa città natia: Roma.




In un vortice di emozioni vecchie e nuove

 

“A volo d’angelo” è un libro che nasce dalla caparbietà e dall’intuizione di una docente dell’Istituto d’Istruzione Superiore ‘Largo Brodolini’ di Pomezia (Roma), Maria Augusta Tascini, di quelle che si amano o si detestano. Nel corso dei suoi 40 anni di ‘onorato’ insegnamento è riuscita a tirar fuori dai suoi studenti emozioni e interesse per la conoscenza, fondamentali nel periodo adolescenziale per crescere e diventare adulti. Solitudine, noia e voglia di parlare di sé sono le motivazioni che l’hanno spinta a scrivere assieme ai suoi allievi, che nel corso degli incontri per la realizzazione del volume si sono tradotte in scoperta, avventura e sfida. Un modo per ritrovarsi e discutere, dando nuova vita a rapporti interrotti da anni. Tutti questi ingredienti, mescolati in tardi pomeriggi autunnali, chat, e mail di gruppo che hanno portato a questo lavoro, ce li facciamo raccontare direttamente dalla ‘prof’.

Da quanto aveva in testa questo libro e come è nata la sfida?

L’idea di scrivere ce l’ho da anni, ma l’idea di farlo con altri mi è saltata in mente quando mi sono ritrovata in pensione: nuova condizione, nuove sfide. Quindi ho cercato i miei studenti su Facebook, ho proposto la cosa, hanno accettato diversi, alcuni hanno partecipato in presenza. Qualcuno s’è aggiunto strada facendo. La cosa bella è stata che alcuni, anche dopo 28 anni, hanno risposto sì! Questa partenza è stata di grande soddisfazione. Siamo, inoltre, arrivati alla conclusione che, essendo stato per noi un vero e proprio viaggio di rigenerazione, vorremmo cercare di dare un piccolo aiuto, con quello che ricaveremo dalla vendita del libro, a qualcun altro che ne abbia bisogno. Una piccola cosa concreta.

Chi sono i suoi studenti? Come li ha ritrovati dopo molti anni?

I miei studenti, ex studenti, sono persone che ora lavorano per lo più nell’industria chimica e nella ricerca o studiano nei campi più disparati: psicologia, scienze della comunicazione… Altri hanno dedicato la vita all’estetica o alla musica. ‘I ragazzi e le ragazze’ hanno frequentato anni scolastici diversi e si sono cimentati in questa sfida alla fretta e all’approssimazione dei rapporti dei nostri giorni, in un confronto tra generazioni e modi diversi di pensare. Sicuramente è stato gratificante per me ritrovare persone che avevo lasciato quasi imberbi, con le loro carriere e le loro nuove famiglie.

Come ha impostato il lavoro e cosa avete ‘portato alla luce’?

Il lavoro è cominciato con chiacchiere e thè, l’ho strutturato per argomenti, tematiche basilari: amore, dolore, ecc… Poi le chiacchiere sono state trascritte, discusse. Ognuno di noi ha dato il suo contributo anche autonomamente, quando è diventato difficile vederci o gli impegni e la lontananza ce lo impedivano. Direi che il risultato più bello è stato questo ritrovarsi, ma contemporaneamente sono emerse la necessità di partecipare (i nostri problemi, le nostre perplessità, i momenti particolari di crescita) e la grande forza che il gruppo può dare, forse non per risolvere, ma per chiarire e appianare. Insomma, una specie di terapia.

Come nasce il titolo del libro e dove si può comprare?

Il titolo del libro “A volo d’angelo” nasce in collaborazione con il nostro editore che l’ha letto ed ha pensato che il ‘volo’ che avevamo fatto, era un vero e proprio tuffo dentro di noi, dentro l’anima. Il libro è stato messo in vendita sul sito www.edizioniberoe.com e per ora in zona si può trovare presso l’edicola Magliacca, a Tor San Lorenzo, e presso l’edicola di Franca e Sabrina, Largo Genova ad Ardea.

Alessandro, Alexandro, Antonella, Antonietta, Daniele, Francesco, Luna, Michela e Monica, gli ex alunni della ‘prof’ coinvolti nell’iniziativa, si sono raccontati, hanno condiviso esperienze e considerazioni, dedicando al lettore le loro riflessioni. Per Alessandro questo progetto di scrittura ha significato sottolineare la bellezza “del donare ciò che abbiamo”, mentre Antonietta vi ha trovato la sua giusta dimensione decisionista e liberatoria.  Mettere su carta e far leggere i propri pensieri a qualcun altro è stata un’esperienza inaspettata e stimolante per Michela, e trascinante per Antonella, che l’ha vissuta con persone che “hanno fatto parte di uno dei momenti più belli della mia vita”.




Ivg, un videoconsulto per ridurre i tempi di attesa

La telemedicina, che ha avuto un notevole input con la pandemia, come per esempio con le ricette dematerializzate mandate via mail, rientra nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) del Governo italiano, con consulti e certificazioni online previste anche nell’accordo tra Stato e regioni “Indicazioni nazionali per l’erogazione di prestazioni in telemedicina” del dicembre 2020 (atto n. 215/CSR).

 

Questa procedura potrebbe essere utilizzata anche nell’ambito dell’interruzione volontaria di gravidanza (Ivg) su iniziativa di un gruppo di mediche di Pro-choice della Rete italiana contraccezione aborto (Rica), associazione che difende il diritto alla scelta, all’aborto sicuro e alla salute riproduttiva in Italia. Si tratta di una certificazione online tramite videoconsulto gratuito per le donne, effettuata da ginecologhe e medici di famiglia, che invitano colleghi e colleghe ad unirsi al gruppo.

Il certificato (attestato) per l’interruzione volontaria di gravidanza è necessario alla donna per abortire entro i primi 90 giorni. Durante il colloquio nel quale viene redatto il documento, i medici  verificano il test di gravidanza (sia il test delle urine che si compra in farmacia sia l’esame del sangue per la Beta Hcg) e si informano sulla situazione clinica, socio-economica e psichica della donna, come indicato dalla legge 194/78. Tale legge prevede anche che il medico, se necessario, indichi sul documento che l’intervento abortivo deve essere effettuato con urgenza, evitando così alla donna di aspettare 7 giorni prima di rivolgersi in ospedale.

Questo “telecertificato” potrebbe risolvere alcune difficoltà che le donne incontrano, dovute a problematiche legate alla ormai scarsa rete dei Consultori pubblici, alla scarsa informazione sulle procedure da seguire, alla assenza di siti istituzionali di orientamento ai servizi, e al rifiuto da parte di molti ginecologi e medici di base di redigere questo documento perché si dicono obiettori di coscienza. In realtà la legge consente di rifiutarsi di praticare l’intervento, ma non esonera da tutto ciò che precede e che segue l’intervento stesso.

Per ottenere il teleconsulto serve una connessione internet e con cellulare, pc o tablet si contatta l’Associazione Vita di donna  via telefono al cell 366.3540689 o via mail all’indirizzo info@vitadidonna.it. Dopo aver ricevuto via mail il link ci si collega con il medico in videochiamata per il colloquio. Dopo il colloquio il ‘certificato’ con la firma elettronica del medico certificatore verrà mandato via email. La tutela dei dati personali è garantita dalla piattaforma stessa su cui si lavora. Per informazioni:  prochoice.rica@gmail.com.

Inoltre si precisa che l’Associazione Vita di donna offre consulenza sanitaria gratuita sulla contraccezione alle donne che ne fanno richiesta (via telefono 366/3540689 o scrivendo una mail a info@vitadidonna.it): pillola, spirale, diaframma e preservativo sono scelte che possono essere, almeno inizialmente, valutate senza una visita effettiva, ma tramite un parere sanitario per dare informazioni sulle scelte rispetto alla vita riproduttiva. Questa videoconsulenza contraccettiva è stata riconosciuta dal Ministero della Salute assieme ad altri consulti medici utili per entrare in contatto con i pazienti, qualora non sia necessario visitarli fisicamente. (Foto di Tumisu da Pixabay)

 

 

 




La tassa sugli assorbenti che riguarda anche gli uomini

È un bene di prima necessità, ma non viene trattato fiscalmente come tale.

Viene considerato un bene di lusso con l’Iva al 22%, e messo sullo stesso piano di profumi, sigarette, moto di grossa cilindrata, champagne e tablet.

Sono gli assorbenti che le donne usano una volta al mese per circa 40 anni. Campagne e petizioni condotte sinora non sono bastate per ottenere la ‘tampon tax’, cioè l’abbassamento dell’aliquota sugli assorbenti femminili al 4%. Il tema viene riportato in auge ad ogni legge d Bilancio o ad ogni festa della donna e il problema non riguarda solo le donne, ma tutte le famiglie, soprattutto quelle a mono reddito in cui si devono comprare gli assorbenti per mogli e figlie a carico.

Lo scorso 24 giugno il Parlamento europeo ha approvato a larga maggioranza, con 378 voti favorevoli, 255 contrari e 42 astensioni, una risoluzione legislativa che esorta gli Stati membri ad eliminare la ‘tampon tax’, per non indebolire o revocare i diritti alla salute sessuale e riproduttiva.

Già dal novembre 2006 la direttiva europea 2006/12/Ce consente ai Paesi membri di ridurre l’Iva su questo bene. Non tutti l’hanno però adottata. Francia, Portogallo, Belgio e Olanda hanno tasse fra il 5 e il 7%, intorno al 10% Polonia, Estonia, Austria e Spagna e la Germania l’ha diminuito lo scorso anno. Percentuale più alta dell’Italia l’hanno la Danimarca e la Svezia.

Nel resto del mondo le iniziative sono diverse: tassa eliminata nel 2015 in Canada, in Australia è un bene di prima necessità, la Scozia da novembre 2020 ha emanato la legge  Period Products Bill che garantisce la fornitura gratis alle donne, mentre in Europa solo l’Irlanda ha gli assorbenti a tasso zero.

Tra le iniziative italiane per eliminare l’Iva sugli assorbenti c’è quella delle farmacie del comune di Firenze che li venderanno senza tassa fino a marzo 2022 e quella delle 260 farmacie LloydsFarmacia che fino al 31 dicembre faranno la stessa cosa su tutto il territorio italiano. La proposta fa parte della campagna “Stop alla tampon tax” che chiede una legge per eliminare questa discriminazione fiscale.

Al momento solo gli assorbenti compostabili sono tassati al 5% a seguito dell’emendamento al disegno di legge di Bilancio per intervenire sulla ‘tampon tax’ presentato nel dicembre 2020 dall’ex presidente della Camera Laura Boldrini. La questione è politica, forse parlare di ciclo è tabù, ma è anche culturale in quanto tassare un assorbente come bene di lusso è un messaggio discriminatorio concreto.

Ma qualcosa si muove. In crescita il numero di amministrazioni locali che aderiscono all’iniziativa ‘il ciclo non è un lusso’. L’ultima ad aggiungersi alla lista è Pesaro, dove le farmacie comunali hanno abbattuto l’Iva, dopo altre città dell’Emilia Romagna come Modena e Sassuolo, quelle toscane, tra cui assieme al capoluogo ci sono anche Pistoia e Reggello, e il comune lombardo di Cesano Boscone.

Da considerare anche la cosiddetta “period poverty”, la povertà mestruale, l’impossibilità per molte donne svantaggiate economicamente di acquistare assorbenti e tamponi, un problema da affrontare per assicurare a chiunque ne abbia bisogno di averli gratuitamente. Da uno studio Istat emergono 2 milioni e 227 donne indigenti in Italia su 21 milioni di donne che acquistano prodotti igienici. Con un prezzo medio a confezione di circa 4 euro, il totale risulta essere annualmente di 126 euro per donna, di cui 22 euro di tasse.

La period poverty colpisce ovviamente anche molte altre nazioni nel mondo. In Libano, per esempio, come riporta un recente articolo di ‘Internazionale’, le donne che non hanno i soldi e non si possono permettere gli assorbenti rimangono spesso per questo motivo a casa nei giorni in cui hanno le mestruazioni, isolate e lontane dalle interazioni sociali. (Foto di Irina Ilina da Pixabay)