Quello che colpisce di Cristiano, calabrese che vive e lavora a Roma oramai da diversi anni, è la sua totale sintonia con i viaggi, che lo porta ad avere uno sguardo ricco, attento e pieno di fascino dei luoghi che visita, e che racconta in maniera speciale. Il viaggio è per lui un bel passatempo, un momento di crescita e di confronto con gli altri assieme alla cucina, per cui è osannato dai suoi amici, specie per le farfalle al salmone con zest di cedro (rigorosamente proveniente dalla Calabria) e la lettura, tra cui i libri su Paesi e culture diversi, dal Marocco al Giappone, da cui prende spunto per i suoi viaggi. Oggi ci porta in giro per Venezia e Padova, visitate lo scorso giugno, dopo aver visto un documentario su alcuni luoghi particolari delle due città venete.
Come nasce questo viaggio
Questo viaggio nasce dopo aver visto un documentario su alcune zone di Venezia che hanno fomentato la mia curiosità. Sono ritornato in questa città, sebbene vista già tre volte, che ha sempre qualcosa di nuovo con il quale stupirti. In questa occasione l’ho visitata con due familiari: dall’arrivo alla stazione Santa Lucia siamo stati ‘avvolti’ dai turisti e dal caos che regna in questa città tra vaporetti, traghetti e barche private. Per fortuna l’albergo, tranquillo, ci ha fatto un po’ dimenticare il frastuono cittadino.
Calli, campi e sestieri
Venezia non è Venezia se non si fa il giro in gondola! Infatti è proprio con la gondola che si scoprono gli angoli più belli, quelli meno affollati, quelli pieni di charme, di quel nonsoché che solo questa città sa regalare. Attraversate calli (strade), campi (piazze) e sestieri (quartieri) siamo arrivati a piazza San Marco, il salotto della città e, non essendo riusciti a visitare la Basilica, ci siamo diretti verso Ponte della Paglia, che ha la vista più bella sul Ponte dei Sospiri: vuole la tradizione che sia chiamato così perché era il passaggio dei condannati dalle prigioni al patibolo, e passando da qui sospiravano.
Tante sono state le scoperte che mi ha riservato la città a partire dalla storica seteria Bevilacqua del 1499, con i suoi telai del 1600, fili, velluti, broccati, a testimonianza di come l’aristocrazia e la corte del Doge richiedevano gli abiti fatti con questi preziosi tessuti. La particolarità di questa seteria è il velluto ‘soprarizzo’, un velluto diciamo così tridimensionale, cangiante e unico che solo qui si produce.
Un salto a Padova
É d’obbligo una visita a Padova, sia per la città, che merita di essere vista, soprattutto per i capolavori che conserva, sia per devozione. Siamo arrivati a Padova verso l’ora di pranzo. Dopo aver mangiato abbiamo raggiunto la cappella degli Scrovegni. Un video ci ha introdotto alla visita: una volta entrati siamo stati estasiati dai colori straordinari, le immagini nitide e una cromia che rende il tutto un mero capolavoro dell’arte italiana. La cappella è stata dipinta da Giotto di Bondone, pittore Toscano innovatore della pittura italiana. L’interno è decorato con un ciclo di affreschi fatti risalire al periodo 1303-1305, per volere della famiglia Scrovegni. L’interno è straordinario, i colori sono intensi e le immagini ancora vivide. Il filo conduttore degli affreschi è la ‘Storia della Salvezza’ divisa in due percorsi differenti: il primo con le Storie della Vita della Vergine e di Cristo; il secondo inizia con i Vizi e le Virtù, e si conclude con il maestoso Giudizio Universale, antecedente al giudizio michelangiolesco della Cappella Sistina. Terminata la visita, abbiamo visitato la tomba del Santo Taumaturgo Antonio, famoso non solo in Italia, ma in tutto il mondo.
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Rientro a Venezia, anticipo di alta marea?
Ritornati a Venezia nel tardo pomeriggio ci siamo subito immersi tra le calli illuminate dalle fioche luci che si specchiavano nei canali gonfi (forse a causa dell’alta marea) i quali rendevano la città ancora più suggestiva di quello che normalmente è, e con gli occhi all’insù… come non restare affascinati dai salotti veneziani e dagli splendidi lampadari in vetro di Murano?
Il viaggio è proseguito sotto un’interminabile pioggia, ma noi non ci siamo affatto scoraggiati e siamo andati avanti con ombrelli e poncho! Appena entrati nella Basilica di San Marco, dopo essere stati in fila allietati dall’orchestra che suonava davanti allo storico Caffè Florian sulle note blues di impronta americana, siamo stati subito avvolti dallo splendore di questo luogo sacro: il pavimento è caratterizzato da diversi tipi di lavorazione, si riconoscono l’opus sectile e l’opus tesselatum, con piccoli pezzi di marmo che danno vita a figure animali e fiori. L’interno è un trionfo di mosaici dorati, lanterne, cappelle, l’architettura segue la tipicità delle chiese bizantini, i mosaici in oro nelle pareti e nelle cupole, rappresentano la parte celeste, mentre i marmi, e le decorazioni nel settore inferiore rappresentano la zona terrena. La Basilica è un luogo unico nel suo genere, come pure la Pala d’Altare, un gioiello unico. È un pala d’altare con circa 250 smalti cloisonnè, su lamina d’argento dorato. E’ l’unico esempio al mondo di oreficeria gotica di tali dimensioni ed anche per la numerosa presenza di pietre, smalti e gemme. La Pala (dal latino palla), cioè stoffa, non è altro che la stoffa usata per coprire e adornare gli altari. Questa è in oro, ma ci sono anche in argento o in broccati ricamati. La pala di San Marco fu ordinata dal Doge Ordelaffo Falier nel 1102 e finita a Costantinopoli. Viene usata solo il girono di San Marco, negli altri giorni viene chiusa in un’altra pala, la Pala feriale, ovvero una teca lignea dipinta.
Murano, Mazzorbo e Burano
Ci siamo dedicati anche ai dintorni della città, visitando le isole. La prima che abbiamo visitato è stata Murano, una Venezia in miniatura, con i suoi canali, calli e ponti, ma meno affollati. A Murano è d’obbligo visitare una vetreria poiché è conosciuta proprio per il vetro di soffiato, o vetro di Murano. Ne abbiamo approfittato per pranzare e visitare qualche monumento, come la Basilica dei Santi Maria e Donato (il Duomo di Murano) e fare un po’ di shopping, prima di prendere il traghetto e raggiungere Mazzorbo, un’isola verde e lontana dal turismo di massa, in cui si può passeggiare nella vigna e nel frutteto del WineResort Venissa. L’isola rappresenta un esempio di vigna murata, risalente al 1727. Qui è stato ripiantato un vitigno autoctono, la Dorona, un vitigno a bacca bianca che produce un ottimo vino. L’isola è molto suggestiva, nel silenzio e nel verde con il suo campanile trecentesco di San Michele Arcangelo. Attraverso un piccolo ponte abbiamo raggiunto Burano, dalle mille abitazioni colorate: si racconta che era un modo per i marinai per ritrovare la propria casa. Burano è anche famosa per il merletto ‘Buranello’, lavorato al tombolo. Tante sono state le emozioni che abbiamo vissuto girando per le viuzze, con gli occhi pieni di felicità, cercando l’angolo più bello da immortalare con una foto.Rientrati a Venezia ci siamo goduti gli ultimi spezzoni del viaggio dal vaporetto, ammirando le luci, la leggera pioggia, l’andirivieni di barchette, vaporetti, taxiwater… un incanto! Prima di riprendere il treno per Roma ci siamo dedicati allo shopping, tra i sestieri di Cannaregio, San Polo e Santa Croce.
La mia prossima meta mi porterà nei Paesi Bassi, alla scoperta delle preziose ceramiche bianche e azzurre della Royal Delf.