DuoSixty2, musica è

Bossa nova, jazz, soul, blues e pop internazionale sono i colori che usano per disegnare la musica che suonano e cantano, con passione e competenza. Loro sono Alessio Basti, alla chitarra, e Francesca Di Silvio alla voce e formano il “DuoSixty2”, che propone musica elegante e ricercata, ideale per accompagnare i momenti importanti della vita di ognuno di noi, seguiti dall’Agenzia MerryMusica. Il duo nasce con il desiderio di condividere un progetto musicale che al momento ha un repertorio vasto e adeguato ai vari gusti del pubblico, inserito nella realtà musicale di Roma. Per conoscere e approfondire l’’espressività’ del duo, intervistiamo Alessio, ringraziandolo per la disponibilità.

Come nasce il DuoSixty2

Il nostro progetto nasce per caso. Studiavo chitarra, poi per curiosità e completezza ho iniziato un percorso di canto dove ho conosciuto Francesca, insegnante di canto e decidemmo di condividere questa nostra passione per la musica. Il progetto partì bene: iniziammo ad esibirci in varie eventi romani fino ad arrivare ‘all’orecchio’ dell’Adler Spa Resort Sicilia, una struttura nei pressi di Agrigento che ci chiamò per allietare le sere dei villeggianti con musica dal vivo. Sono seguite altre opportunità e serate, dove proponiamo dal blues al pop, dal rock allo swing, dal funk al jazz.

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Le vostre proposte musicali

Il nostro repertorio spazia dagli standard jazz (ballad e swing) ai brani di bossa nova fino al pop internazionale, tra cui pezzi di Ed Sheeran, Amy Winehouse, Adele, Bruno Mars e James Arthur. Per ogni contesto, dagli anniversari ai matrimoni, agli eventi in piazza abbiamo la nostra proposta che ‘cuciamo’ perfettamente alle richieste e alle esigenze dei nostri interlocutori.

La passione per le note di Alessio e Francesca

La mia passione per la musica nasce da bambino, durante le lezioni di musica a scuola che mi spinsero a studiare pianoforte, batteria e chitarra elettrica, ma soprattutto rock, la mia vera passione. Negli anni ho approfondito lo studio dello strumento fino ad arrivare a suonare tutti i generi musicali e ad entrare nella mia prima rock band, con la quale mi sono esibito sui palchi underground di Roma. Mi dedico sempre allo studio per la mia preparazione: tra cui un master Pop-Rock in chitarra, canto a cui aggiungo anche ore di lezione come docente di chitarra, teoria musicale e solfeggio nelle scuole. Francesca è una cantante specializzata nelle varie vocalità di generi musicali dal jazz al soul, dal pop al rock, che fin da ragazzina ha studiato piano e canto moderno. Ẻ diplomata in canto multistilistico ed ha  frequentato diverse masterclass. Insegna canto moderno, dirige un coro con repertorio pop-rock e gospel e si esibisce dal vivo assieme ad altri musicisti.

Programmi per il futuro?

Stiamo valutando alcune iniziative, ma il nostro mood è quello di suonare sempre dal vivo, in situazioni che ci piacciono soprattutto per continuare a divertirci e far divertire, facendo il nostro lavoro.(Foto e video by Agenzia MerryMusica)

https://m.facebook.com/DuoSixty2/https://www.instagram.com/duosixty2/https://youtu.be/TeFHDXXIujE/

 




Il salotto sulla laguna e dintorni

Quello che colpisce di Cristiano, calabrese che vive e lavora a Roma oramai da diversi anni, è la sua totale sintonia con i viaggi, che lo porta ad avere uno sguardo ricco, attento e pieno di fascino dei luoghi che visita, e che racconta in maniera speciale. Il viaggio è per lui un bel passatempo, un momento di crescita e di confronto con gli altri assieme alla cucina, per cui è osannato dai suoi amici, specie per le farfalle al salmone con zest di cedro (rigorosamente proveniente dalla Calabria) e la lettura, tra cui i libri su Paesi e culture diversi, dal Marocco al Giappone, da cui prende spunto per i suoi viaggi. Oggi ci porta in giro per Venezia e Padova, visitate lo scorso giugno, dopo aver visto un documentario su alcuni luoghi particolari delle due città venete.

Come nasce questo viaggio

Questo viaggio nasce dopo aver visto un documentario su alcune zone di Venezia  che hanno fomentato la mia curiosità. Sono ritornato in questa città, sebbene vista già tre volte, che ha sempre qualcosa di nuovo con il quale stupirti. In questa occasione l’ho visitata con due familiari: dall’arrivo alla stazione Santa Lucia siamo stati ‘avvolti’ dai turisti e dal caos che regna in questa città tra vaporetti, traghetti e barche private. Per fortuna l’albergo, tranquillo, ci ha fatto un po’ dimenticare il frastuono cittadino.

 Calli, campi e sestieri

Venezia non è Venezia se non si fa il giro in gondola! Infatti è proprio con la gondola che si scoprono gli angoli più belli, quelli meno affollati, quelli pieni di charme, di quel nonsoché che solo questa città sa regalare. Attraversate calli (strade), campi (piazze) e sestieri (quartieri) siamo arrivati a piazza San Marco, il salotto della città e, non essendo riusciti a visitare la Basilica, ci siamo diretti verso Ponte della Paglia, che ha la vista più bella sul Ponte dei Sospiri: vuole la tradizione che sia chiamato così perché era il passaggio dei condannati dalle prigioni al patibolo, e passando da qui sospiravano.

Tante sono state le scoperte che mi ha riservato la città a partire dalla storica seteria Bevilacqua del 1499, con i suoi telai del 1600, fili, velluti, broccati, a testimonianza di come l’aristocrazia e la corte del Doge richiedevano gli abiti fatti con questi preziosi tessuti. La particolarità di questa seteria è il velluto ‘soprarizzo’, un velluto diciamo così tridimensionale, cangiante e unico che solo qui si produce.

 Un salto a Padova

É d’obbligo una visita a Padova, sia per la città, che merita di essere vista, soprattutto per i capolavori che conserva, sia per devozione. Siamo arrivati a Padova verso l’ora di pranzo. Dopo aver mangiato abbiamo raggiunto la cappella degli Scrovegni. Un video ci ha introdotto alla visita: una volta entrati siamo stati estasiati dai colori straordinari, le immagini nitide e una cromia che rende il tutto un mero capolavoro dell’arte italiana. La cappella è stata dipinta da Giotto di Bondone, pittore Toscano innovatore della pittura italiana. L’interno è decorato con un ciclo di affreschi fatti risalire al periodo 1303-1305, per volere della famiglia Scrovegni. L’interno è straordinario, i colori sono intensi e le immagini ancora vivide. Il filo conduttore degli affreschi è la ‘Storia della Salvezza’ divisa in due percorsi differenti: il primo con le Storie della Vita della Vergine e di Cristo; il secondo inizia con i Vizi  e le Virtù, e si conclude con il maestoso Giudizio Universale, antecedente al giudizio michelangiolesco della Cappella Sistina. Terminata la visita, abbiamo visitato la tomba del Santo Taumaturgo Antonio, famoso non solo in Italia, ma in tutto il mondo.

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 Rientro a Venezia, anticipo di alta marea?

Ritornati a Venezia nel tardo pomeriggio ci siamo subito immersi tra le calli illuminate dalle fioche luci che si specchiavano nei canali gonfi (forse a causa dell’alta marea) i quali rendevano la città ancora più suggestiva di quello che normalmente è, e con gli occhi all’insù… come non restare affascinati dai salotti veneziani e dagli splendidi lampadari in vetro di Murano?

Il viaggio è proseguito sotto un’interminabile pioggia, ma noi non ci siamo affatto scoraggiati e siamo andati avanti con ombrelli e poncho! Appena entrati nella Basilica di San Marco, dopo essere stati in fila allietati dall’orchestra che suonava davanti allo storico Caffè Florian sulle note blues di impronta americana,  siamo stati subito avvolti dallo splendore di questo luogo sacro: il pavimento è caratterizzato da diversi tipi di lavorazione, si riconoscono l’opus sectile e l’opus tesselatum, con piccoli pezzi di marmo che danno vita a figure animali e fiori. L’interno è un trionfo di mosaici dorati, lanterne, cappelle, l’architettura segue la tipicità delle chiese bizantini, i mosaici in oro nelle pareti e nelle cupole, rappresentano la parte celeste, mentre i marmi, e le decorazioni nel settore inferiore rappresentano la zona terrena. La Basilica è un luogo unico nel suo genere, come pure la Pala d’Altare, un gioiello unico. È un pala d’altare con circa 250 smalti cloisonnè, su lamina d’argento dorato. E’ l’unico esempio al mondo di oreficeria gotica di tali dimensioni ed anche per la numerosa presenza di pietre, smalti e gemme. La Pala (dal latino palla), cioè stoffa, non è altro che la stoffa usata per coprire e adornare gli altari. Questa è in oro, ma ci sono anche in argento o in broccati ricamati. La pala di San Marco fu ordinata dal Doge Ordelaffo Falier nel 1102 e finita a Costantinopoli. Viene usata solo il girono di San Marco, negli altri giorni viene chiusa in un’altra pala, la Pala feriale, ovvero una teca lignea dipinta.

 Murano, Mazzorbo e Burano

Ci siamo dedicati anche ai dintorni della città, visitando le isole. La prima che abbiamo visitato è stata Murano, una Venezia in miniatura, con i suoi  canali, calli e ponti, ma meno affollati. A Murano è d’obbligo visitare una vetreria poiché è conosciuta proprio per il vetro di soffiato, o vetro di Murano. Ne abbiamo approfittato per pranzare e visitare qualche monumento, come la Basilica dei Santi Maria e Donato (il Duomo di Murano) e fare un po’ di shopping, prima di prendere il traghetto e raggiungere Mazzorbo, un’isola verde e lontana dal turismo di massa, in cui si può passeggiare nella vigna e nel frutteto del WineResort Venissa. L’isola rappresenta un esempio di vigna murata, risalente al 1727. Qui è stato ripiantato un vitigno autoctono, la Dorona, un vitigno a bacca bianca che produce un ottimo vino. L’isola è molto suggestiva, nel silenzio e nel verde con il suo campanile trecentesco di San Michele Arcangelo. Attraverso un piccolo ponte abbiamo raggiunto Burano, dalle mille abitazioni colorate: si racconta che era un modo per i marinai per ritrovare la propria casa. Burano è anche famosa per il merletto ‘Buranello’, lavorato al tombolo. Tante sono state le emozioni che abbiamo vissuto girando per le viuzze, con gli occhi pieni di felicità, cercando l’angolo più bello da immortalare con una foto.Rientrati a Venezia ci siamo goduti gli ultimi spezzoni del viaggio  dal vaporetto, ammirando le luci, la leggera pioggia, l’andirivieni di barchette, vaporetti, taxiwater… un incanto! Prima di riprendere il treno per Roma ci siamo dedicati allo shopping, tra i sestieri di Cannaregio, San Polo e Santa Croce.

La mia prossima meta mi porterà nei Paesi Bassi, alla scoperta delle preziose ceramiche bianche e azzurre della Royal Delf.




In giro per la Grecia, siga,siga!

Ivana, 2 figli, vive a Roma e lavora presso un istituto di ricerca dove, tra le varie mansioni e come unica donna, ‘guida’ il carro dinamometrico, una struttura mobile di circa 40 tonnellate preposta all’esecuzione di esperimenti di idrodinamica, primi fra tutti i test su modelli di navi. Ama viaggiare, dipingere e leggere: tra i suoi autori preferiti, ci sono Oriana Fallaci e Isabel Allende, il cui ultimo libro, ‘Violeta’, è pronto per essere letto. Per la nostra rubrica ci propone la ‘sua adorata’ Grecia, passione che condivide con il marito.

Direzione Grecia

La mia prima volta in terra ellenica risale al lontano 1985. L’ho amata da subito, e non l’ho più lasciata. Andammo a Paros, un’isola delle Cicladi, suggerita da alcuni nostri amici che già erano stati lì. Nel corso di tutti questi anni ho visitato, oltre alle isole Cicladi, Antiparos, Santorini, Kaufonissi, le Ionie, Corfù, Cefalonia, Itaca, oltre alla Grecia continentale, l’Epiro, la Calcidica, Creta e il Peloponneso, una penisola nel sud del Paese dove ho sempre vissuto la sensazione di ‘entrare’ nei libri di storia, di vivere in quei periodi e in quei territori che trasudano vissuti storici magici. Due località su tutte: Micene, dove i micenei, conosciuti anche come achei, furono coloro che sconfissero Troia, nella guerra di Troia. E poi Mani, una terra aspra, affascinante per paesaggi e cultura, lontana dal turismo di massa, che ti accoglie tra il mare, i villaggi di pescatori e i ristoranti sulla spiaggia.

La sensazione di stare a casa

Ogni volta che arrivo ho la sensazione di essere a casa, non torno mai nello stesso posto, ogni anno cambio isola o luogo della Grecia continentale. Dei greci mi piace la loro ospitalità, il loro modo di accogliere le persone, perché ti fanno sentire ‘uno di loro’. Nei ristoranti, per esempio, a fine pasto, ti offrono dolci o frutti, un modo per essere cordiali con i clienti. Ricordo con piacere, per esempio, alcuni anni fa a Naxos, quando la proprietaria del B&B in cui alloggiavamo, preparò una cena per tutti noi ospiti, ottima e con tutti i piatti tipici greci.

Come organizzi i tuoi soggiorni?

Mi piace organizzare il viaggio in autonomia. Già durante l’inverno penso  a quale sarà la mia meta estiva. Mi metto allora sul web alla ricerca della location che mi piacerebbe visitare, anche con l’aiuto di un gruppo fb a cui sono iscritta che si chiama ‘Grecia senza pensieri’, dove gli iscritti mettono a disposizione foto, consigli, pareri e strutture. Scelta la destinazione, mi metto in azione e da lì parte tutto il resto, volo o traghetto, noleggio auto e alloggio. Di solito viaggio con mio marito, ma capita anche di organizzare con amici, e  allora diventa tutto un pochino più complicato, non fosse altro per questioni logistiche, legate alle diverse aspettative ed esigenze di ognuno.

Qual è la location ‘più bella del reame’?

Sono stata in posti bellissimi, ma se qualcuno mi chiedesse: quale di questi luoghi ti è piaciuto di più? Dove torneresti? Dov’è il tuo posto del cuore? Io risponderei che il mio posto del cuore è un’isoletta piccolissima, a sud del Peloponneso, a cinque ore di auto da Atene, che si chiama Elafonissos (Cervi in italiano), di circa 20 km quadrati, raggiungibile grazie ad una traversata di soli dieci minuti di traghetto. Un’isola a misura d’uomo, un centro piccolissimo, un lungomare con qualche taverna per mangiare, un piccolo porto con le barche dei pescatori dove la mattina al loro arrivo puoi  incontrare le tartarughe “Carretta Carretta”. Ma quello che più mi ha colpito è il colore del mare che va dal celeste  al turchese, con sfumature caraibiche, e la spiaggia Simos o la piccola lefki. Sì, questo è il mio posto del cuore dove sicuramente tornerò, perché qui la vita scorre ‘Siga Siga’, lenta, lenta come dicono i greci, dove puoi trovare la carica per affrontare un nuovo anno di impegni e di lavoro. Spero che rimanga uguale, senza essere stravolta dalla frenesia del turismo. Lì mi rilasso, mi ‘ritrovo’ e vivo il mare. Lì ho conosciuto Francesca, una ragazza milanese che gestisce insieme ai genitori il “Vecchio Frantoio”, appartamenti ricavati appunto da un frantoio che hanno ristrutturato.  

Che piani hai per il prossimo tour?

Di ritornare nel Mani a settembre, periodo in cui viaggio volentieri, perché c’è meno affollamento e i ritmi sono più lenti. Siga siga!




Fast fashion, l’emergenza ambientale della moda usa e getta

Ogni anno vengono scaricati nel deserto cileno di Atacama circa 40 mila tonnellate di vestiti tra pantaloni, magliette e vestiti di bassa fattura, che si aggiungono all’abbigliamento che nel mondo viene bruciato e sotterrato, perché smaltirlo e riciclarlo costa troppo.

Si tratta del cimitero della fast fashion internazionale,  dannoso per la biodiversità del nostro ecosistema e pericoloso per la salute della popolazione che abita nei dintorni. Questa la fotografia mostrata dal recente rapporto di Agence France Presse  sugli abiti prodotti soprattutto in Asia, e provenienti da Stati Uniti ed Europa che richiedono un elevato consumo di acqua, e registrano una produzione di microplastiche che rilasciano agenti chimici. Il  problema, noto da tempo ad operatori ed economisti del settore,  è stato affrontato negli ultimi anni con alcuni interventi attivi, come il riciclo di tessuti e la produzione sostenibile. Per i capi di abbigliamento si usa il poliestere, meno costoso e più resistente rispetto al cotone e, purtroppo, più difficile da smaltire. Si calcola che i tessuti sintetici o trattati chimicamente impiegano fino a 200 anni per biodegradarsi, e sono tossici al pari degli pneumatici e dei materiali plastici. Questo tipo di consumo è la cosiddetta fast fashion,  una produzione a buon mercato, che non ricicla né  recupera gli abiti, ma che segue solo i cambiamenti dei gusti dei consumatori, in tempo reale e il ‘dio’ denaro dei produttori. Da un rapporto del 2019 delle Nazioni Unite, dal 2000 al 2014 la produzione globale di abbigliamento è raddoppiata: oggi produciamo 100 miliardi di abiti all’anno e ne compriamo il 60% in più rispetto a dieci anni fa!

Per mettere fine alla fast fashion, la Commissione Europea ha pubblicato  una linea guida dal titolo “Strategia per tessili sostenibili e circolari”, a sostegno della moda sostenibile e circolare da applicarsi entro il 2030 con prodotti tessili che contengono fibre riciclate, e che guardano ad una migliore qualità e al destino dei prodotti invenduti, che sarà rigorosamente regolamentato. Inoltre la CE è a sostegno della ricerca e l’innovazione per sviluppare nuove tecnologie, e ridurre le microplastiche rilasciate dai tessuti, anche se questo auspicato cambiamento sta ancora facendo i conti con la tempistica e le azioni da seguire.

Il decreto legislativo 116/2020 ha stabilito che da quest’anno in Italia la raccolta differenziata dei rifiuti tessili sia obbligatoria, anticipando la data del 2025, stabilita dalla direttiva europea 2018/851. Nuove politiche aziendale per la sostenibilità dei prodotti finiti, con un consumo più attento alle problematiche ambientali, sono state intraprese  da varie aziende citate dalla Elen MacArthur Foundation, tra cui quelle italiane presenti nella fiera di settore Filo, il salone internazionale di fibre e filati per la tessitura circolare. Tra queste la linea di jeans ‘Secon Hand’ dell’impresa del casual Diesel, che vengono raccolti, ricondizionati e poi rivenduti. (Foto di JamesDeMers da Pixabay)




Torino, una città da vivere tra le righe

Alessandro, 58 anni, romano con laurea in matematica, lavora in un istituto di ricerca della Capitale dove si occupa, tra l’altro, di divulgazione scientifica. Tra i suoi interessi, culturali e di viaggiatore, ce n’è uno che ha iniziato a ‘praticare’ da poco, ma che gli dà molta soddisfazione, ed è quello di scrivere libri. Dopo ‘Dallo speaker’s corner di Campo de’ Fiori’ (ed. Kimerik), di recente ha pubblicato per l’editore Albatros, ‘Matematica e Poesia’, a cui il viaggio a Torino, che gentilmente condivide con i nostri lettori, è strettamente legato.

Torino, la sabauda

L’idea di andare a Torino non nasce dalla voglia di fare un viaggio di piacere, ma dalla partecipazione come firmacopie della mia ultima ‘fatica’ al recente ‘Salone del libro’ che si è svolto lo scorso mese di maggio nel capoluogo piemontese. La visita alla città è la naturale conseguenza: invece di fare toccata e fuga sono rimasto in città 3 notti, con informazioni e suggerimenti da parte di mio fratello, il mio amico/collega Andrea e le notizie che ho preso autonomamente sul web, consultando anche ‘le 10 cose più belle da vedere a …”. Quando viaggio da solo per lavoro e/o per diletto non porto molte cose, solo l’essenziale, anche se in questa occasione la giacca di rappresentanza non poteva mancare, dovendomi interfacciare con il pubblico del Salone. Ho soggiornato in un appartamento che si trova  a 10 minuti a piedi dalla stazione Porta Nuova, e a una ventina dalla famosa Piazza Castello.

A spasso per la città, e le visite ‘da non perdere’

Il Salone del libro di Torino è enorme ed attira una quantità di gente incredibile. Dal canto mio l’esperienza è stata positiva seppur il tempo che avevo a disposizione allo stand della casa editrice Albatros per il firmacopie era veramente poco (un’ora circa): vendere, però, il mio libro, che parla di matematica in sonetti romaneschi, ad un pubblico per la maggior parte piemontese, è stata una bella soddisfazione. Oltre a visitare le principali attrazioni della città, come amo fare spesso, ho respirato l’aria del luogo, ho girato in lungo e in largo per percepirne i profumi, il dialetto e le abitudini dei suoi abitanti. La città mi ha dato l’impressione di essere disegnata con le squadre, le strade si intersecano in modo per lo più perpendicolare, ed i loro nomi testimoniano fortemente il dominio sabaudo. Dal Palazzo Reale mi aspettavo un po’ di più, forse perché pochi altri possono competere con quello di Vienna, che ho visitato qualche tempo fa. La visita al museo Egizio, come da previsioni, è stata la cosa più emozionante. Il giovane archeologo che ci ha accompagnato nella visita ha saputo, con le sue conoscenze, rendere il tutto ancora più interessante, unendo, allo stupore di ciò che vedevo, una lunga serie di notizie storiche legate a quell’affascinante civiltà. Sono salito anche sulla Mole Antonelliana ed ho visitato il Museo del cinema, collocato in essa: la prima mi ha permesso di vedere tutta la città dall’alto e da una posizione centrale, il museo mi ha permesso di vedere cose molto interessanti e inaspettate.

Non potevo poi non fare una visita alla Basilica di Superga, attratto dal desiderio di gustare la città dall’alto e le Alpi che la sorvegliano da lontano, e dal mito che avvolge questo luogo dove nel maggio del 1949 si schiantò un aereo, proprio contro il muraglione del terrapieno posteriore alla Basilica. Nell’incidente  perse la vita l’intera squadra cittadina, il ‘Grande Torino’ di Valentino Mazzola e compagni, assieme ad accompagnatori e giornalisti al seguito, gruppo che rientrava da Lisbona dove aveva giocato una partita amichevole contro il Benfica. Non posso non menzionare tra i miei giri a piedi la bellissima passeggiata lungo il Po, che mi ha regalato un momento di tranquillità e spensieratezza. Come mi succede spesso non ho fatto molte fotografie se non quelle che man mano spedivo via chat alla mia famiglia, per condividere le esperienze del viaggio.

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Torino a tavola

In tutto questo, trovandomi da solo, ho mangiato in modo piuttosto ‘veloce’, pizza, panini e toast,  cercando però di gustarmi i dolci tipici. Ho mangiato un fantastico gianduiotto in Piazza San Carlo, dove tra l’altro ho bevuto il Bicerin, una nota bevanda di crema gianduia, appartenente all’antica cultura e tradizione torinese, che veniva servita in tutti i caffè della città sin dai primi anni del XIX secolo, e di cui ne ho riportato una bottiglia a forma di Mole Antonelliana, come souvenir.

Cosa suggerisci a chi voglia visitare la città?

Andare assolutamente al museo Egizio e camminare a piedi per respirarla in ogni suo aspetto!




Turchia, no non sarà un’avventura

L’idea alla base di questo viaggio era quello di sperimentare un’esperienza del tutto nuova provando a partire sola, ma non ‘propriamente’ da sola. Questo il pensiero di Rosanna, una ragazza laureata in giurisprudenza, attualmente impegnata nella pratica forense, che ci parla del suo viaggio in Turchia, avvenuto nell’agosto del 2019 con l’organizzazione “Avventure nel Mondo” (AnM), su suggerimento di alcuni amici, che l’ha affascinata dal primo momento. AnM consente di partire con altre persone mosse dallo stesso desiderio di ‘scoprirsi’ e di scoprire nuovi posti. Rosanna coltiva molti interessi tra cui i viaggi, le immersioni subacquee, la lettura, con in cima le opere di Luigi Pirandello, Italo Calvino e della poesia romantica inglese e il cinema: recentemente ha apprezzato ‘La mano di Dio’ di Paolo Sorrentino, e ‘La figlia oscura’ diretto da Maggie Gyllenhaal, tratto da un romanzo di Elena Ferrante.

Turchia, nella lista dei miei desideri

Partendo con organizzazioni turistiche come AnM si ha il vantaggio di poter scegliere dall’amplissimo catalogo di itinerari sparsi in tutto il mondo e dalla durata diversa, a seconda di quelli che sono i propri desideri, tempi ed esigenze. Sapevo che volevo partire per un paio di settimane ad agosto e la Turchia era un luogo che  avevo messo nella lista dei desideri e così mi sono buttata in questa avventura, prenotando senza conoscere nessuno degli altri partecipanti. Si è rivelata una delle decisioni migliori che abbia mai preso! Per ogni viaggio AnM prevede un coordinatore che ha la gestione organizzativa del viaggio, per quanto concerne alloggi, visite, itinerario e le esperienze da provare. Il mio coordinatore sembrava nato per questo, nonostante nella vita sia un fisico. Sin  dall’inizio ha dimostrato attenzione e disponibilità per ogni nostra esigenza e richiesta di informazioni, ci ha reso partecipi nella scelta dell’itinerario e nelle diverse gite che a mano a mano abbiamo fatto. Mi reputo particolarmente fortunata perché sono capitata in un gruppo che è andato d’amore e d’accordo da subito: tutti quanti animati dalla stessa voglia di scoprire e girare il più possibile. Quando, durante il viaggio, abbiamo incontrato altri gruppi AnM ci siamo resi ancora più conto di questa grande fortuna, e penso che questo abbia tanto contribuito ad unirci. Il viaggio di per sé è stato abbastanza impegnativo. Dopo i primi tre giorni a Istanbul ci siamo spostati quasi tutti i giorni in un luogo diverso, viaggiando su un pullmino con un autista poco affidabile ed in grado di comunicare quasi esclusivamente in turco che però ci è dispiaciuto a tutti lasciare a fine esperienza, poiché era comunque diventato parte di quel qualcosa di magico che si era creato. Tra gli aneddoti collegati all’autista, c’è una sorta di colpo di sonno durante un tragitto, ‘sventato’ da un urlo allucinante di una ragazza del gruppo che le stava vicina!

Un viaggio così strutturato vale doppio

Un viaggio così strutturato è una scoperta doppia: non solo si vedono città e popoli per la prima volta, ma ci si confronta con persone sconosciute con cui sin dal primo momento sei costretto a condividere stanze, bagni, pasti e  giornate intere. La sensazione che mi ha accompagnato costantemente  è stata quella di essere sempre all’avventura, di misurarmi con qualcosa che non avevo mai fatto prima e di riempirmi ogni giorno che passava di qualcosa di nuovo e bello. Nel gruppo c’era un giovane avvocato con la passione per la fotografia ed un’attrezzatura quasi professionale che ha documentato ogni momento al meglio, cogliendo l’essenza dei posti e di noi viaggiatori.

Turchia, un ponte tra Oriente ed Occidente

E’ difficile descrivere la Turchia ed il suo popolo. Si percepisce che si tratta di una terra antica e ricca di storia che ha però dovuto da sempre fare i conti col non essere mai né propriamente Oriente né Occidente. Non c’è un posto tra quelli che ho visto che non mi sia piaciuto: il fascino indescrivibile di una città come Istanbul, con la basilica di Santa Sofia, la moschea Blu e il Grande bazar, le rovine di Efeso, l’aridità dell’entroterra turco pieno di storia nonostante l’asprezza della natura, la bellezza mozzafiato dei bagni termali di sale al tramonto presso Pamukkale, l’acqua cristallina che bagna le coste turche.

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Il viaggio… a tavola

Per quanto riguarda il cibo ho cercato di affrontare con spirito diverso il viaggio anche sotto questo punto di vista. Adoro mangiare bene e la cucina italiana rimane per me insuperabile e dunque al secondo giorno consecutivo senza pasta un po’ ho sofferto, però ho provato ad assaggiare il più possibile quello che c’era di tipico come il Kebab; non ricordo altro di tipico, anche perché molte cose non mi piacciono e lì usano tante spezie. Cercando comunque di rispettare un budget che potesse andar bene per tutti non abbiamo mai mangiato in ristoranti raffinati o simili, ma sempre in posti molto semplici. A livello culinario, però, non c’è stato niente di particolare che ha colto la mia attenzione.

Durante il viaggio connessa o disconnessa alla rete?

Salvo il wifi negli alloggi ed in alcuni ristoranti, sono rimasta volutamente senza internet e non ho voluto comprare una scheda in loco. Quando c’era la possibilità mandavo foto ai familiari, ma la bellezza del viaggio ha consistito molto anche in questa tipologia di  disconnessione dal resto del mondo, che mi ha consentito di vivere molto di più il presente, e poter conoscere le persone che viaggiavano con me.

Cosa può suggerire a chi voglia fare la sua stessa esperienza, viaggiare da sola, ma in gruppo?

Di seguire il proprio istinto e lasciarsi guidare da quello, invece di portarsi dietro le preoccupazioni o i pregiudizi altrui. Un’occasione così particolare può essere il momento per ascoltarsi davvero e, alle volte, anche per scoprirsi diversi da quello che si credeva.

 




Santa Maria della Pietà di Roma, un passo avanti per i disturbi alimentari

Inaugurato lo scorso 11 maggio al Santa Maria della Pietà di Roma il nuovo servizio pubblico di residenzialità, unico nel Lazio e nel centro sud per i disturbi alimentari (Dca) alla presenza del presidente della regione Lazio Nicola Zingaretti, dell’assessore alla Sanità Alessio D’Amato e del direttore generale della Asl Roma 1, Angelo Tanese. Alla struttura, operativa già da anni, sono stati fatti lavori di manutenzione edile e interventi straordinari di impiantistica e sono stati dedicati sette posti letto per giovani dai 13 ai 25 anni. Si tratta della fascia di età più colpita dai disturbi dell’alimentazione e delle patologie ad essi correlate, soprattutto durante la pandemia; il percorso assistito è garantito da uno staff specializzato per sostenere i giovani in difficoltà. Dal 2018, secondo i dati riportati dalla Asl, c’è stato un significato incremento di accesso di minori, 218%, a cui la pandemia ha influito in maniera decisa sui numeri: infatti, i casi sono aumentati di circa il 30%, soprattutto per ciò che riguarda l’autolesionismo. (https://www.aslroma1.it/presidi-territoriali/ambulatorio-disturbi-comportamento-alimentare)

Il centro,  attivo dal 2008 con attività ambulatoriali, terapeutiche e socio-riabilitative, opera in collaborazione con servizi dedicati al trattamento specifico di Dca con diagnosi e trattamenti di anoressia e bulimia nervosa, con un approccio di tipo multidisciplinare, dallo psichiatra allo psicologo, dalla dietista all’educatore professionale, come indicato nelle linee guida internazionali. Il Dca afferisce all’Unità organizzativa semplice dipartimentale (Uosd) che definisce percorsi diagnostico-terapeutici dedicati in collaborazione con il Day-Hospital di Medicina interna dell’Ospedale Santo Spirito e con altri ambulatori specialistici della ASL Roma 1 (medicina interna, cardiologia, diabetologia e dietologia, medicina riabilitativa territoriale, radiologia territoriale, medicina dello sport) per una completa presa in carico.

I dati pubblicati lo scorso marzo dall’Istituto superiore di sanità (Iss) per la “XI Giornata del fiocchetto lilla” sulla sensibilizzazione sui disturbi dell’alimentazione e della nutrizione, fanno emergere un incremento del 40% di nuovi casi e un 50% di richiesta per la prima visita per i Dca negli ultimi 19 mesi (https://piattaformadisturbialimentari.iss.it/). Il Covid-19 ha fatto precipitare i dati, con una netta crescita dei disturbi nei paesi occidentali. In Italia sono coinvolte tre milioni di persone, con la patologia che è causa di morte fra gli adolescenti seconda solo agli incidenti stradali; inoltre si evidenzia un abbassamento dell’età di esordio della malattia con il 30% di under 14 anni. L’Iss segnala che sul territorio nazionale ci sono 108 strutture accreditate, 55 centri al Nord, 18 al Centro Italia e 35 tra Sud e Isole. Il 65% dei centri ha in carico quasi 9.000 utenti, per lo più donne (90% rispetto al 10% di uomini), il 58% ha tra i 13 e i 25 anni, il 7% meno di 12. Sono 1.099 i professionisti che lavorano nei centri, tra psicologi, psichiatri o neuropsichiatri infantili, infermieri e dietisti.

Riportiamo la testimonianza di Maria (il nome è di fantasia), una giovane donna che nel periodo adolescenziale ha dovuto affrontare i  disturbi dell’alimentazione, con l’aiuto di una professionista di una struttura pubblica romana, e che ha superato con impegno e consapevolezza. “Per la mia esperienza il disturbo è complesso ed assume tante forme, tocca la persona in toto, prima in rapporto a sé stessi, poi nelle relazioni con gli altri. Non si tratta solo di rifiutare il cibo o mangiarne troppo, perché le due cose sono parallele e alle volte si incontrano, ma di puntare alla ‘perfezione’ dell’essere. Ẻ una continua sfida con se stessi per vedersi perfetti dentro, e quindi comandare corpo e mente. Non è semplice etichettare il disturbo, e non è semplice non avere ricadute. Basta un brutto periodo e ci si lascia andare, aumentando o diminuendo drasticamente di peso, senza curarsi degli effetti negativi a breve e lungo termine che questo modo di essere e di ‘sentirsi’ ha sul corpo. A chi si trova ad affrontare disturbi con il cibo, mi viene da dire di parlarne in famiglia o con gli amici, e di rivolgersi a dei ‘tecnici’, tipo psicologi o psichiatri per un percorso terapeutico. Poi, ma questo è sempre un mio pensiero, se possibile,  cercare di non appesantirsi e fare esercizio fisico per tonificare il corpo. La strada può essere lunga e tortuosa, ma l’obiettivo è importante, accettare il proprio fisico così com’è e ‘starci bene’”. (Foto di FranckinJapan da Pixabay)




Lisbona, l’atmosfera ideale con lo sguardo sull’oceano

Silvia vive a Pomezia, in una zona immersa nel verde. Impiegata con due figli ha tante passioni tra cui spiccano i viaggi, che ha apprezzato fin da piccola con i genitori, grandi viaggiatori, il cibo, che propone con ottimi risultati in cucina, i libri, ne ‘divora’ tanti nel corso dell’anno e il piacere della scrittura, con articoli e racconti alcuni dei quali pubblicati, con sua immensa soddisfazione sull’Antologia Voci Nuove. Per la nostra rubrica ci propone un viaggio a Lisbona, effettuato 4 anni fa per i suoi 50 anni, regalo di un gruppo di amici, veramente gradito e che l’ha resa molto contenta.

Destinazione Lisbona

La scelta sulla capitale portoghese è caduta dopo essermi rivolta all’agenzia di viaggi con il voucher-regalo: tra le tante destinazioni che ho vagliato, incluse varie capitali europee, ho scelto Lisbona, per motivi legati al clima. Cercavo un posto caldo, con la possibilità di ammirare l’Oceano, e la scelta è caduta su Lisbona. Volevo godermi la città, la sua musica e il buon cibo, e mi intrigava  il fatto di essere la patria di scrittori del calibro di José Saramago e Fernando Pessoa, per rispondere così anche alla mia grande passione per la lettura. Ho prenotato solo viaggio e hotel, per il resto ho lasciato fare al caso. Questo soggiorno ha risposto al mio desiderio di cercare emozioni nel viaggio, nei luoghi e nelle cose, come negli usi e costumi delle persone che ci vivono, di respirare aria nuova, in questo caso ‘oceanica’. Mi piace camminare seguendo l’istinto e le indicazioni degli abitanti del luogo. Stessa cosa per la scelta del ristorante: dopo uno sguardo distratto scelgo, fidandomi delle persone e dei profumi. Come amante del cibo e della cucina non potevo non suggerirvi una ricetta facile, con il ‘ re’ degli ingredienti portoghesi: il baccalà. È la ‘Pasteis de bacalau’: 300 g. di baccalà già ammollato/400 g. di patate/1 uovo/prezzemolo/1 spicchio d’aglio/1 cipolla/noce moscata/ sale e pepe/pangrattato e olio per friggere. La preparazione è facile: lessare e schiacciare le patate, unire il baccalà cotto in acqua per 10 minuti e sbriciolato con le mani, l’uovo, l’aglio, la cipolla e il prezzemolo tritati, un po’ di noce moscata, sale e pepe. Mescolare per bene tutto, formare delle polpette, passatele nel pangrattato e friggetele in olio molto caldo.

Ricordo con piacere la Torre de Belem affacciata sul mare, la scalata dell’Elevador de Santa Justa e, naturalmente, la corsa sul rinomato tram 28. Entusiasmante è stata anche la serata trascorsa al Bairro Alto proprio in coincidenza con i festeggiamenti del patrono, Santo Antonio.

Lisbona ha tanto da vedere anche nei dintorni, il mio consiglio è di noleggiare una macchina e allungare un po’ il soggiorno per godere appieno delle bellezze del territorio.

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Passione per i libri. Immergersi nei luoghi di autori portoghesi come Pessoa e Samarago.  Che emozioni ha provato?

Beh, respirare la stessa aria e passeggiare per le stesse vie dove hanno camminato scrittori del livello di Fernando Pessoa e José Saramago non ha prezzo. Mi piace moltissimo immaginare che si siano seduti proprio in quel caffè davanti al quale stavo passando, o magari che abbiano loro stessi viaggiato più volte sul tram n.28 e immedesimarmi infine in situazioni dalle quali gli scrittori abbiano poi tratto ispirazione per i loro capolavori. Il potere dei libri!

Ha un libro o un passaggio di capitolo che le è venuto in mente a Lisbona e che vuole condividere con i nostri lettori?

Sì, volentieri. ”Fare dell’interruzione un cammino nuovo, della caduta un passo di danza, della paura una scuola, del sogno un ponte, della ricerca un incontro. Allora sarà valsa la pena di esistere!” (F. Pessoa)

Cosa non può mancare nel suo bagaglio

Nel mio trolley non manca mai un libro, le ore del viaggio e dell’attesa in aeroporto le trascorro per la maggior parte leggendo. Purtroppo non ho la bella abitudine di tenere un diario di viaggio, cosa che oggi mi sarebbe invece tornata molto utile per “ritornare” nei numerosi posti da me visitati negli anni. Scatto invece molte foto che poi riguardo con un pizzico di nostalgia. Quando viaggio rimango abbastanza in contatto con amici e familiari per renderli partecipi delle mie emozioni e per dar loro la possibilità di vedere quello che io sto visitando. In questo viaggio in particolare ho mandato un reportage completo al gruppo di amici che me lo hanno regalato, per far capire loro quanto io gliene sia stata grata. Tra i tanti viaggi che ho fatto, Lisbona è una meta che avrei veramente voglia di rivedere ancora.

Per lei viaggiare è sinonimo di …

Libertà.




Ritratti d’Autori, torna la mostra all’Acattolico di Roma

L’insolita e sorprendente location del Cimitero Acattolico di Roma ospiterà dal 6 al 15 maggio 2022  “Ritratti d’Autori”, la mostra personale dell’artista italiano GulVin che racconta, attraverso uno sguardo approfondito, il mondo emotivo di 21 tra scrittori e poeti italiani e internazionali  del Novecento. Tra questi Pier Paolo Pasolini, Italo Calvino, Oscar Wilde, Jorge Luis Borges e Thomas Mann, legati tra loro da un sottile fil rouge esteso anche al  Cimitero stesso, luogo di raccolta e meditazione, quasi di culto, per i testi del poeta Keats e il pensiero di Gramsci. Per l’occasione, e per la prima volta, saranno esposti i ritratti di nuovi scrittori sepolti nel Cimitero: Carlo Emilio Gadda, Amelia Rosselli, Gregory Corso, e il più recente  Andrea Camilleri.

La mostra presenta l’impianto artistico di GulVin, già proposto nel settembre 2021 presso la Chiesa Episcopale San Paolo entro le Mura, e accolto dai visitatori romani e stranieri con grande attenzione e consenso. Il progetto nasce dall’idea di dare un volto a personaggi della cultura italiana e internazionale del Novecento che hanno accompagnato la giovinezza dell’artista toccandone il cuore, e suscitato emozioni e buone vibrazioni anche nei visitatori. Il tratto dell’autore ben racconta le emozioni che ‘emergono’ dai lineamenti e dall’espressione del volto nel ritratto dei vari autori selezionati, legati ai testi dei loro scritti come elementi espressivi delle loro personalità.

Il Cimitero Acattolico, fin dal 1716 circa, è uno dei luoghi di sepoltura in uso tra i più antichi d’Europa con le sue 4 mila sepolture: presenta tombe di scrittori, scultori, pittori e poeti protestanti, ortodossi orientali, buddisti e dell’Islam. Le iscrizioni sono effettuate in più di 15 lingue diverse. Informazioni: 342/1453241; Gulvin@me.com

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 Portraits of Artists” Exhibition at Romes Non-Catholic Cemetery

The Non-Catholic Cemetery in Rome is hosting from May 6 to 15, 2022, an exhibition “Portraits of Authors” by the Italian artist GulVin. His paintings depict the emotional world of Italian and international writers and poets, with an in-depth look at the faces of selected authors.In the unusual and surprising setting of the Non-Catholic Cemetery, next to the Pyramid of Cestius, the artist presents 21 poets and writers of the twentieth century: including Pier Paolo Pasolini, Italo Calvino, Oscar Wilde, Jorge Luis Borges, and Thomas Mann. The portraits are linked together with references to the cemetery and are in harmony with the cemetery as a place of gathering and meditation for people from around the world who come to honor the grave of Keats and his poetry as well as the philosophy of Gramsci.

GulVin’s portraits of well-known writers buried in the cemetery are exhibited for the first time: Carlo Emilio Gadda, Amelia Rosselli, Gregory Corso, and the most recent and beloved Andrea Camilleri.

Gulvin continues in this exhibition his presentation of paintings in the same way he showed his work at St. Paul within the Walls Eliscopal Church which was well received by the people of Rome. The portrayals of emotion appear from the features and facial expressions in the portraits and these are linked to the texts of author’s writings as expressive elements of their personalities.This project was born from the idea of ​​giving a face to Italian and international authors of the twentieth century who were part of GulVin’s youth and enchanted his heart. The artist hopes visitors will also be enchanted as the experience the exhibition.

The Non-Catholic Cemetery has been the final resting place ​​among pines, laurels and flowers, for people of all races, countries, ages and languages since the 1700s. Among the four thousand people who are buried in the cemetery are many writers, sculptors, painters and poets from around the world. For information:

Gulvin@me.com; +39 342 1453241




Aquileia, una città … col fiocco

Maria Cristina è un’archeologa romana, guida turistica autorizzata che risiede a Pomezia. Ha tenuto, e tuttora tiene, corsi e visite guidate e ha realizzato corsi di formazione per un istituto della Pubblica Amministrazione. Oltre alle attività culturali, la sua passione è il pianoforte, che ora suona molto spesso, gustandosi la musica dei classici da Chopin a Mozart, da Bach a Beethoven e tanti altri autori; inoltre durante il recente lockdown per la pandemia ha aperto un suo canale You Tube a cui si è dedicata. Per la nostra rubrica propone il viaggio ad Aquileia (Udine), effettuato due anni fa assieme al marito Cesare.

Perché proprio Aquileia …

Per soddisfare un desiderio che ho sempre coltivato perché affascinata, anzi affascinati io e Cesare, dagli aspetti storici e archeologici del luogo e per conoscere il mood di questo territorio poco noto. Il soggiorno in terra friulana ha incluso anche Grado (Gorizia), che si è rivelata una città davvero interessante.  Abbiamo organizzato in autonomia il nostro viaggio, senza agenzie. In questo caso abbiamo scelto il mese di agosto, per pura necessità legata ad altri impegni, anche se di preferenza amiamo viaggiare in momenti con minori flussi turistici.  Alcune volte organizziamo anche delle ‘uscite’ con amici e conoscenti, come per esempio quando siamo andati in gruppo a Populonia (Piombino) per un percorso archeologico sugli Etruschi.

In viaggio portiamo sempre la macchina fotografica e i nostri smartphone, perché ci piace molto non solo documentare le esperienze, ma anche valorizzare gli spunti estetici e paesaggistici che incontriamo, realizzando foto, ma anche video, che in qualche caso pubblichiamo sul mio canale You Tube e che per questo viaggio alleghiamo a questa intervista, per chi volesse approfondire  la conoscenza di questo territorio (https://youtu.be/_7ZkAK_5Skw).

Tra le bellezze di queste due cittadine sono da ricordare la chiesa di Sant’Eufemia a Grado e il Foro di Aquileia, l’area archeologica, divisa a metà dalla strada Iulia Augusta, ‘cardo’ dell’antica città. Ad Aquileia è da visitare la Basilica di Santa Maria Assunta, silenziosa e sobria dall’esterno, mentre all’interno presenta tante meraviglie, da lasciare senza fiato, a partire dalla Cripta per passare ai tantissimi mosaici, molto ben conservati.

Sempre ad Aquileia, la visita si può arricchire visitando il museo archeologico e il museo paleocristiano. Quest’ultimo è ospitato nell’ex monastero delle monache benedettine, ma la storia dell’edificio è assai più antica e solo nel 1949 le autorità se ne sono rese conto. Il nome ora è il Monastero, ricostruito dopo le devastazioni barbariche di Attila del 452. Si tratta di un luogo che fu sacro e poi adibito anche ad attività agricole. Il museo archeologico è splendido e vi si trova il ‘fiocco’, simbolo di Aquileia, un mosaico di fattura straordinaria, risalente ad un periodo tra il I sec. a.C. e il I secolo d.C. Aquileia venne costruita nel 181 a.C. e fino all’età imperiale fu un crocevia commerciale e culturale tra il Mediterraneo e l’Europa balcanica.

Il viaggio “on the road” che ci ha condotto ad Aquileia e Grado è stato particolarmente divertente e ci ha appagato moltissimo. Avevamo voglia di immergerci nel mondo della provincia antica romana e medievale, un mondo ricco di splendidi mosaici e antiche chiese maestose.

In genere amiamo viaggiare in due e, quando ci organizziamo con altri amici, cerchiamo sempre di rimanere autonomi: non preferiamo troppo dividere incombenze e responsabilità. Ci piace invece molto il clima di gruppo nel divertirsi, condividere le emozioni e ridere insieme. La dimensione del viaggio ci attrae per l’emozione dello scoprire nuovi mondi e modi di vivere che ci stimolano nella nostra curiosità e voglia di conoscere, incluse le persone che incontriamo per vari motivi e questo è uno degli aspetti più affascinanti e imprevedibili dell’andare in giro.

Cibo e viaggio

Uno degli aspetti più attraenti di ogni viaggio è l’aspetto culinario. Ci piace assaggiare sempre il cibo dei posti che visitiamo. Mangiamo il più possibile pietanze tipiche perché ciò rappresenta la via maestra per immergersi nella realtà locale, aiuta a conoscere meglio le persone del luogo e i loro gusti, oltre alla storia e alle tradizioni del popolo ospitante. Qui abbiamo gustato, per esempio, il Boreto, rinomata zuppa di pesce accompagnata con una gustosa polenta bianca. Sono buonissimi anche gli antipasti.

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Il viaggio è…

Il viaggio in sé ti aiuta a cambiare il piano della realtà, trasformandoti in “cittadino del mondo”: questa è una sensazione bellissima. Viviamo su un piano di vita illusorio. Uscire fuori dai luoghi della tua ‘comfort zone’ ti consente di evolvere interiormente e affrontare e superare alcuni limiti che altrimenti non sfideresti, ma che sono elementi fondamentali per la tua crescita personale.

 




Stati Uniti, buona la prima

Beatrice è una viaggiatrice di ‘lungo corso’, milanese di nascita, ma  residente a Pomezia da tanti anni, ha ereditato la passione per i viaggi dai genitori. È una sportiva a tutto tondo: pratica ciclismo, nuoto e corsa, vantando anche varie partecipazioni alla maratona di Roma. Tra i numerosi e variopinti viaggi che l’hanno portata in giro per il mondo, dal Marocco all’Egitto, dalla Turchia alla Grecia, dagli itinerari italiani a quelli europei, dal Messico agli Stati Uniti, ha scelto di condividere con i nostri lettori il primo viaggio fatto sul territorio statunitense: un’esperienza ricca di emozione anche perché, a quei tempi, considerava l’America quasi irraggiungibile.

Come nasce l’idea di un viaggio negli Stati Uniti, fino ad allora considerato inarrivabile

È nato tutto da una sorpresa che mio marito mi ha voluto fare mentre passeggiavamo un sabato mattina per via Roma a Pomezia, nel lontano 1995, per rispondere al mio desiderio di visitare gli States. Detto e fatto: siamo entrati in un’agenzia di viaggi e mi ha comprato il regalo per il mio compleanno, che ci siamo goduti nella primavera dello stesso anno.

Cosa le è rimasto più impresso nel cuore da questa destinazione così speciale per lei

Mi ricordo la prima volta a New York: sembravo una bambina che vede per la prima volta Babbo Natale con quegli scenari naturali e giungle urbane viste solo in televisione (ancora oggi è una città che adoro). Non mi aspettavo di rimanere colpita dalla stazione Centrale di New York che ha fatto parte del film ‘C’era una volta in America’ di Sergio Leone con Robert De Niro. Stando lì mi sembrò di far parte del film stesso.

Emozioni forti le ho provate anche con i soffioni che uscivano dai marciapiedi della metropolitana, sbucando dalla fermata metro in pieno mercato Chinatown. Io con la mia macchina fotografica al collo che cammino tra persone che tagliano con mannaie giganti teste ai pesci, il vociare assordante del mercato, e le Torri gemelle che viste da sotto mi sono apparse come dei giganti impensabili. Sono rimasta affascinata dagli allestimenti di Chinatown, alla 5th Ave, che ogni giorno proponevano scenari diversi: prima un paesaggio invernale, poi uno primaverile con tanto di prati pronti, ancora inesistenti in Italia, le strade cittadine immense, a 8 corsie. Abbiamo visitato anche la zona di Ellis Island con il museo nazionale dell’immigrazione con manufatti e documenti relativi ai passeggeri che vi hanno transitato nel periodo di maggior richiamo dell’America, intorno ai primi anni dello scorso secolo, a testimonianza anche del lunghissimo, incerto e difficoltoso viaggio dall’Europa. Oggi, tutto ciò mi fa pensare e riflettere sull’attuale problema dell’immigrazione dall’Africa al nostro Paese. Con questo viaggio ho riportato per la prima volta i pendagli per l’albero di Natale, inusuali nella primavera del 1995. Infatti rimasi colpita nel vedere un negozio tutto sugli addobbi natalizi; da qui il mio albero è cresciuto di addobbi ad ogni viaggio e oggi, ogni volta che lo faccio, è un momento magico fatto di bellissimi ricordi.

 Come viaggiatrice cosa non può mancare nel suo bagaglio?

Nel mio bagaglio non può mancare la guida della Lonely Planet, in quanto ritengo che sia la migliore in circolazione, con informazioni e suggerimenti molto utili, incluso ciò che bisogna evitare durante il soggiorno e le visite. Inoltre la macchinetta fotografica. Sono una fotografa seriale, anche se cerco sempre lo scatto artistico… per quanto mi è possibile. Durante il viaggio, come è mia abitudine, raccolgo molto materiale cartaceo che mi porto a casa, che poi archivio per tenere memoria del viaggio stesso, di ciò che ho visto e fatto durante tutta la vacanza.

Purtroppo non parlo inglese e con gli abitanti del luogo è mio marito che parla: ma essendo un timido/riservato le informazioni sono ridotte al minimo e questo mi limita un po’. Se fossi in grado chiederei tutto nei minimi particolari, ma il rapporto con l’inglese  non è dei migliori, anche se ho provato a ‘riattivarlo’ più volte negli anni, però senza grande successo.

New York mi ha affascinato per la sua vita frenetica, le strade sempre pullulanti di gente di ogni tipo, i grattacieli che ti fanno sentire piccola come una formica. Sono rimasta sorpresa anche dai panini enormi che preparano in città: quattro piani di cibo che mangi prima con gli occhi e poi con la bocca! Abbiamo avuto l’occasione di pranzare anche con una famiglia del luogo, amici di mio cognato: cibo e compagnia ottima. Ancora oggi, quando viaggio, cerco di mangiare per lo più prodotti e piatti locali, cerco ristoranti tipici solo se il viaggio è molto lungo, ogni tanto mangio pizza. Compro anche prodotti tipici che porto in Italia da degustare con parenti e amici.

Quello che mi porto indietro da ogni viaggio sono i paesaggi, i colori e la conoscenza delle tradizioni locali.

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Libri come, torna a Roma il festival del libro

Torna in presenza “Libri come”, la XIII festa del libro e della lettura che si svolgerà dall’11 al 13 marzo presso l’Auditorium Parco della musica di Roma, organizzato da Fondazione Musica per Roma, a cura di Michele De Mieri, Marino Sinibaldi, Rosa Polacco.

L’argomento al centro dell’edizione di quest’anno è ‘Terra’, luogo fisico e mentale che negli ultimi tempi si è rivelato sempre più in pericolo, posto dove viviamo, leggiamo e scriviamo storie. Tra gli autori che prenderanno parte alla kermesse, Zadie Smith, David Leavitt, Dacia Maraini, Ascanio Celestini, Telmo Pievani, Diego Bianchi, Massimo Recalcati, Francesca Mannocchi, Franco Arminio, e  Serena Dandini che l’11 marzo alle 19,00 presenta, assieme a Chiara Valerio, “Ferite a morte. 10 anni dopo” (edito Rizzoli) con letture di Orsetta De Rossi e Stefano Fresi.

La mostra che l’evento dedica al fumetto e alla grafica quest’anno è curata da Gianluca Costantini, artista, fumettista e attivista impegnato nei diritti umani, autore dell’immagine che sostiene la campagna per la liberazione di Patrick Zaki.

Altro spazio allestito è ‘Libri dentro come fuori’ di Silvano Amato, dove si racconta come nasce e si sviluppa il disegno dei libri.

Informazioni: Auditorium Parco della Musica; Tel: 06/80241281 – Biglietteria 06/892982 Email: info@musicaperroma.it;  http://www.auditorium.com