Wednesday, July 3, 2024

Negozi in condivisione

By comunicati stampa on 16 Marzo 2016
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Negozi in condivisione

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Negli ultimi anni, a causa della contrazione della domanda e degli alti costi di gestione, tante sono state le imprese commerciali e artigianali che hanno dovuto abbassare le saracinesche. Lo stesso fenomeno si è verificato anche a Pomezia, dove in diverse vie le luci delle vetrine e le insegne di molte attività, anche storiche, sono state via via spente.

Si sta perdendo un tessuto importantissimo di attività di vicinato che oltre a costituire parte rilevante dell’economia cittadina, svolge un rilevante ruolo sociale, perché permette alle persone di entrare in contatto le une con le altre. Senza contare l’importantissimo presidio che rappresenta. Una via con la presenza di negozi è sicuramente una via più frequentata e più illuminata e, quindi, più sicura.

Come fare per invertire questa preoccupante tendenza? Alcuni comuni, ad esempio Torino, già da alcuni anni, e Pescara, più di recente, hanno rivisto i propri regolamenti che stabiliscono i criteri per gli insediamenti commerciali ed artigianali, introducendo il cosiddetto “coworking”, ovvero la possibilità per commercianti ed artigiani di coesistere, ciascuno con la propria merce o i propri servizi e la propria licenza, in uno stesso locale, per condividere le spese d’affitto, le imposte, la manutenzione e le bollette. Il titolare di una boutique di abbigliamento potrebbe decidere, insomma, di dividere il proprio negozio  con una sarta. Un venditore di scarpe con un calzolaio. Librerie ed enoteche potrebbero condividere gli stessi spazi. E così via.  Le  formule di condivisione degli spazi possono essere le più diverse. Ci si rimette alla fantasia dei titolari e alle regole del mercato.   L’obiettivo di questa riforma è quello di dare un’opportunità in più ai giovani creativi, che con il coworking possono abbattere i costi di avviamento dell’attività, ma anche ai vecchi imprenditori, che possono in tal modo innovare la propria offerta.

Questa riforma può dare una nuova spinta all’autoimpresa e mettere un argine alla desertificazione della città. Essa inoltre potrebbe costituire un idoneo completamento della delibera sulla concessione di contributi per la realizzazione di progetti imprenditoriali, recentemente licenziata dalla giunta comunale.

 

Mario Borgo Caratti

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