“Questo è un libro disordinato. La Turchia è disordinata, anche la storia dei suoi ultimi cento anni è disordinata. Serra Yilmaz è disordinata. Istambul è meravigliosamente disordinata, persino il Bosforo è disordinato col suo andirivieni di barche in tutte le direzioni, la lingua turca è solo apparentemente ordinata perchè tutte le sue regole hanno rigorose eccezioni. Ma il disordine della Turchia (e di Serra Yilmaz) nasconde un fascino ed una logica accattivanti.”
Comincia così ” Una donna Turchese” di Andreina Swich. La scrittrice racconta di aver preso il “virus turco” durante un suo viaggio in Turchia. La scintilla è scattata dopo aver constatato la non vericità dei luoghi comuni e degli stereotipi legati al mondo islamico. Spesso infatti si confonde la nazionalità con la religione, cose nettamente distinte. La Swich riporta a proposito la storia di un ingegnere di Ankara. Quest’ultimo, in forze ad un ministero, dopo aver consegnato un lungo e complesso articolo scientifico ad una rivista inglese, vide pubblicare in testa all’articolo, la foto della Moschea Blu. “Perchè mi chiedo identificarmi con un simbolo religioso? Vicino agli articoli dei colleghi italiani non mettono certo la foto della Basilica di San Pietro. Oltretutto ” aggiunge lo scienziato” anche all’interno del mio ambiente rischio di essere identificato come un islamico.”
La scrittrice, durante il suo soggiorno in Turchia, si rese conto quindi che l’equazione turco uguale musulmano è del tutto fuorviante e molto rischiosa. Da qui l’idea di scrivere un libro sulla Turchia. E quale miglior modo per farlo se non raccontare la storia personale di una donna turca! Come ambasciatrice scelse Serra Yilmaz. Quest’ultima, attrice e intellettuale nota in tutto il mondo, è la nostra “donna turchese”.
Una testimonianza che si lega alle molte interviste, ai racconti, alle battaglie pubbliche e private di altre donne che la scrittrice ha incontrato ed ascoltato. Un libro divertente, appassionato, a tratti anche drammatico, sullo sfondo suggestivo del Bosforo.
Pomezianews ha intervistato, “anche” per voi, Andreina Swich.
D: Da dove nasce l’idea del libro?
R: Sono contenta che si parli ancora di questo libro uscito alla fine del 2009 ma che è ancora estremamente attuale. La genesi del libro è raccontata nei primi capitoli ed è riassumibile con l’idea di un innamoramento, il mio per un paese che non conoscevo. Proprio come succede tra le persone, con questo paese è scattato un amore, non un amore cieco, bensì quello che mi ha fatto osservare tutto con occhi indulgenti, critici, affascinati e sorpresi. Sorpresa innanzi tutto.
D: Ci parli della sua prima volta in Turchia.
R: La prima volta è stato un viaggio con la mia famiglia: sapevo così poco di Turchia ma avevo una grande voglia di imparare e di conoscere perché vedevo che nulla era come mi aspettavo. Tutti i pregiudizi degli europei crollavano man mano che il viaggio procedeva e crescevano le scoperte. Soprattutto i miei occhi si sono soffermati sul mondo che mi è più vicino, quello delle donne e ho visto una realtà molto diversa da quanto in europa si pensa: le donne in Turchia, un paese musulmano, non vivono genericamente una realtà di soprusi, perché la situazione è molto più ricca e articolata. Con questo libro ho condotto una indagine in questo mondo offrendo molte informazioni, partendo dalla storia di un personaggio noto ed amato, l’attrice Serra Yilmaz. Accanto alla sua storia quella di altre donne
D: Se volesse dare un consiglio su come conoscere e scoprire la vera Istanbul, quale sarebbe?
R: Istanbul affascina da secoli i viaggiatori di tutto il mondo. La sua storia e la sua posizione geografica la rendono unica: la prima cosa che raccomando è di viverla assorbendo tutti i suoni e i sapori che in cui ci si imbatte, dimenticando qualsiasi pregiudizio, ma godendo della atmosfera magica di ogni suo angolo. Raccomando poi nello specifico di non trascurare la parte moderna, soprattutto sulla sponda europea, e di non limitarsi a visitare quella storica del Corno D’oro. L’arte, la musica la moda d’avanguardia, la cucina (importantissima) hanno in Istanbul una vera culla per lo sviluppo di nuove idee e tendenze che ben si combinano con le tradizioni secolari. Gallerie d’arte, atelier, locali, discoteche, eventi artistici e culturali, ristoranti e jazz club, a Istanbul si trova di tutto e per tutti i gusti.
D: Che similitudini ha riscontrato tra le donne italiane e quelle turche?
R: Moltissime sono le similitudini tra le donne italiane e le turche! In tempi di orribili femminicidi non possiamo sentirci superiori e va ricordato che le leggi turche non hanno da invidiare nulla a quelle europee, sul modello delle quali sono state studiate. Certo è che è in atto una strisciante islamizzazione di questo paese ufficialmente laico, e quindi i pericoli per la condizione delle donne più deboli, cioè delle aree periferiche e decentrate sono in aumento. Cioè là, dove una distorta concezione della famiglia da adito al mantenimento di tradizioni e regole di grande ingiustizie e violenza. Ricordo però il commento di una amica siciliana che nelle pagine del libro ha ritrovato molto della realtà delle nostre province del sud, per lo meno di pochi anni fa.
D: Quali sono state le maggiori difficoltà che ha incontrato nel reperire le testimonianze?
R: Con piacere dico che non ho avuto difficoltà nel condurre la mia indagine. Innanzi tutto perché presentandomi come l’autrice di un libro su Serra Yilmaz tutte le porte si sono spalancate, essendo Serra personaggio molto amato. Inoltre c’era molta fierezza da parte delle donne nel confermarmi che la Turchia moderna nasce come paese laico e come esempio di un Islam definibile moderato, dove le battaglie delle organizzazioni femminili hanno condotto a grandi risultati. Oggi forse il problema è la difesa di questi risultati importanti per frenare tendenze antidemocratiche e minacciose per la condizione non solo femminile ma dell’intera società.
D: Ci parli del connubio Andreina Swich – Serra Yilmaz. Com’ è stato lavorare con lei?
R: Lavorare con Serra è stata una avventura stupenda durata 3 anni. In realtà non è mai stato un lavoro, ma davvero un percorso di conoscenza del suo paese meraviglioso e di una donna che continuo a definire straordinaria. Ho inseguito Serra non solo nella sua città ma anche in giro per l’Italia e ho conosciuto molti dei suoi amici, tutte figure di spicco della intellettualità istanbuliota. Ho dedicato un capitolo solo a questo percorso da cui è scaturita una amicizia ormai indistruttibile. Moltissimo divertimento, molte risate, molta ironia e tanta solidarietà: ho visto piangere Serra per amore, ma anche per il dolore che i ricordi più drammatici della sua vita le provocano ancora. Ferite profonde legate a lutti, a perdite, a ingiustizie. Non dimentichiamo che la storia della Turchia moderna comprende anche passaggi bui come i tre colpi di stato militari feroci, esperienze che lasciano segni indelebili.
D: Pensa di scrivere qualcos’altro inerente a quest’argomento?
R: Chissà chissà…. le idee non mancano, anzi! E la Turchia offre ancora tanti spunti, è un paese da tenere d’occhio!