Alessandro, 58 anni, romano con laurea in matematica, lavora in un istituto di ricerca della Capitale dove si occupa, tra l’altro, di divulgazione scientifica. Tra i suoi interessi, culturali e di viaggiatore, ce n’è uno che ha iniziato a ‘praticare’ da poco, ma che gli dà molta soddisfazione, ed è quello di scrivere libri. Dopo ‘Dallo speaker’s corner di Campo de’ Fiori’ (ed. Kimerik), di recente ha pubblicato per l’editore Albatros, ‘Matematica e Poesia’, a cui il viaggio a Torino, che gentilmente condivide con i nostri lettori, è strettamente legato.
Torino, la sabauda
L’idea di andare a Torino non nasce dalla voglia di fare un viaggio di piacere, ma dalla partecipazione come firmacopie della mia ultima ‘fatica’ al recente ‘Salone del libro’ che si è svolto lo scorso mese di maggio nel capoluogo piemontese. La visita alla città è la naturale conseguenza: invece di fare toccata e fuga sono rimasto in città 3 notti, con informazioni e suggerimenti da parte di mio fratello, il mio amico/collega Andrea e le notizie che ho preso autonomamente sul web, consultando anche ‘le 10 cose più belle da vedere a …”. Quando viaggio da solo per lavoro e/o per diletto non porto molte cose, solo l’essenziale, anche se in questa occasione la giacca di rappresentanza non poteva mancare, dovendomi interfacciare con il pubblico del Salone. Ho soggiornato in un appartamento che si trova a 10 minuti a piedi dalla stazione Porta Nuova, e a una ventina dalla famosa Piazza Castello.
A spasso per la città, e le visite ‘da non perdere’
Il Salone del libro di Torino è enorme ed attira una quantità di gente incredibile. Dal canto mio l’esperienza è stata positiva seppur il tempo che avevo a disposizione allo stand della casa editrice Albatros per il firmacopie era veramente poco (un’ora circa): vendere, però, il mio libro, che parla di matematica in sonetti romaneschi, ad un pubblico per la maggior parte piemontese, è stata una bella soddisfazione. Oltre a visitare le principali attrazioni della città, come amo fare spesso, ho respirato l’aria del luogo, ho girato in lungo e in largo per percepirne i profumi, il dialetto e le abitudini dei suoi abitanti. La città mi ha dato l’impressione di essere disegnata con le squadre, le strade si intersecano in modo per lo più perpendicolare, ed i loro nomi testimoniano fortemente il dominio sabaudo. Dal Palazzo Reale mi aspettavo un po’ di più, forse perché pochi altri possono competere con quello di Vienna, che ho visitato qualche tempo fa. La visita al museo Egizio, come da previsioni, è stata la cosa più emozionante. Il giovane archeologo che ci ha accompagnato nella visita ha saputo, con le sue conoscenze, rendere il tutto ancora più interessante, unendo, allo stupore di ciò che vedevo, una lunga serie di notizie storiche legate a quell’affascinante civiltà. Sono salito anche sulla Mole Antonelliana ed ho visitato il Museo del cinema, collocato in essa: la prima mi ha permesso di vedere tutta la città dall’alto e da una posizione centrale, il museo mi ha permesso di vedere cose molto interessanti e inaspettate.
Non potevo poi non fare una visita alla Basilica di Superga, attratto dal desiderio di gustare la città dall’alto e le Alpi che la sorvegliano da lontano, e dal mito che avvolge questo luogo dove nel maggio del 1949 si schiantò un aereo, proprio contro il muraglione del terrapieno posteriore alla Basilica. Nell’incidente perse la vita l’intera squadra cittadina, il ‘Grande Torino’ di Valentino Mazzola e compagni, assieme ad accompagnatori e giornalisti al seguito, gruppo che rientrava da Lisbona dove aveva giocato una partita amichevole contro il Benfica. Non posso non menzionare tra i miei giri a piedi la bellissima passeggiata lungo il Po, che mi ha regalato un momento di tranquillità e spensieratezza. Come mi succede spesso non ho fatto molte fotografie se non quelle che man mano spedivo via chat alla mia famiglia, per condividere le esperienze del viaggio.
Torino a tavola
In tutto questo, trovandomi da solo, ho mangiato in modo piuttosto ‘veloce’, pizza, panini e toast, cercando però di gustarmi i dolci tipici. Ho mangiato un fantastico gianduiotto in Piazza San Carlo, dove tra l’altro ho bevuto il Bicerin, una nota bevanda di crema gianduia, appartenente all’antica cultura e tradizione torinese, che veniva servita in tutti i caffè della città sin dai primi anni del XIX secolo, e di cui ne ho riportato una bottiglia a forma di Mole Antonelliana, come souvenir.
Cosa suggerisci a chi voglia visitare la città?
Andare assolutamente al museo Egizio e camminare a piedi per respirarla in ogni suo aspetto!
Sociologa e formatrice, romana, ma da tanti anni a Pomezia, mi occupo di
comunicazione, viaggi e scienze sociali soprattutto su tematiche inerenti l’infanzia, l’adolescenza e le questioni di genere.