Wednesday, July 3, 2024

Autodichia pelosa

By Santo Fabiano on 9 Febbraio 2020
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Autodichia pelosa

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Forse non tutti sanno che cosa sia l’autodichia. Si tratta della facoltà, di cui godono alcuni organi costituzionali, di decidere autonomamente e in deroga al principio di separazione dei poteri i ricorsi avanzati dai propri dipendenti avverso atti di amministrazione prodotti dagli organi stessi. Essa viene definita anche “giurisdizione domestica” e spetta al Parlamento (ai sensi degli art. 12 comma 3 reg. Camera e 12 comma 1 Reg. Senato) e alla Corte Costituzionale (secondo l’art. 14 comma 3 l. 11 marzo 1953, n. 87). La ragione di tale prerogativa viene di regola individuata nell’indipendenza che caratterizza tali organi. (www.wikipa.net).

L’argomento non è di quelli di cui si parla ogni giorno, infatti riguarda soltanto alcune categorie di dipendenti, ma è tornato alla ribalta a seguito della cosiddetta “riduzione dei vitalizi”.

Certamente le ragioni che giustificano un’autonomia così forte sono nobili, ma come accade spesso nel nostro Paese, con il tempo sono state sottomesse a finalità di bottega o strettamente personali.

Non è un mistero che i dipendenti che lavorano in quelle amministrazioni godano di privilegi e siano al riparo da vincoli di finanza pubblica e dinamiche salariali comuni a tutto il resto del Paese, proprio grazie alla possibilità di potersi autodeterminare che non è stata intesa come tutela da eventuali ingerenze esterne, ma come occasione per curare i propri interessi senza interferenze dall’esterno.

Ma chi ha sollevato la questione sulla opportunità della sopravvivenza dell’istituto dell’autodichia, nel 2019, è stato, paradossalmente, un ex parlamentare che, dopo avere ottenuto per anni, i benefici che gli assicurava lo stesso istituto, a seguito del cambio di presidenza della Camera, si è trovato, improvvisamente destinatario della decisione della riduzione dal proprio “vitalizio” per l’applicazione del sistema retributivo, già in vigore per tutti gli altri abitanti del Paese.

A questo punto il nostro “onorevole” ha pensato bene di rivendicare il diritto all’uguaglianza con gli altri cittadini e di ritenere una ingiustizia essere soggetto all’autodichia. Ha preteso, dunque il diritto di ricorrere alla giurisdizione ordinaria, ritenendosi ingiustamente escluso da questa e rivendicando l’applicazione di un principio di uguaglianza rispetto agli altri cittadini, trascurando il fatto che … stava rivendicando il diritto all’uguaglianza per difendere la sua pretesa alla diversità.

Una sorta di etica “pelosa”, per la quale ha ritenuto di essere uguale agli altri nel riconoscimento del proprio “diritto acquisito”, ma non ha manifestato alcuna intenzione di sottoporsi allo stesso meccanismo di calcolo della pensione, ormai obbligatorio per tutti.

Peraltro, a proposito di “diritto acquisito”, di cui tanto di discute, sarebbe il caso di ricordare che in occasione dei cosiddetti “esodati” (cittadini, regolarmente pensionati con regole vigenti, privati del diritto alla pensione per norme successivamente modificate, per effetto della cosiddetta “legge Fornero”), la questione, come si dice, è passata in cavalleria e non si è vista la stessa sensibilità nei nostri “onorevoli”, nonostante che il fenomeno avesse colpito circa 300.000 cittadini.

Il ricorso dell’onorevole è stato fermato dalla Corte di Cassazione che non l’ordinanza n. 18265/2019 lo ha respinto in modo deciso. Dunque dovrà rassegnarsi all’autodichia e alla riduzione del proprio vitalizio.

Ma ciò che agitava i deputati, tranquillizza, invece, i nostri senatori. In questi giorni, infatti, grazie alla stessa autodichia, poiché il Senato ha una guida con “diverse sensibilità” e orientata verso “altri valori”, la decisione sulla riduzione dei vitalizi, precedentemente assunta analogamente anche nei confronti dei senatori, è stata rivista, grazie al riesame da parte degli organi interni dello stesso ramo del parlamento.

Questa volta non è venuto in mente a nessuno di lamentarsi dell’esistenza dell’autodichia. Al contrario, è stata salutata come la trovata che riuscirà a salvare i vitalizi di centinaia di senatori, le cui preoccupazioni per la loro sopravvivenza e per l’ingiustizia della riduzione, sono state oggetto di dibattito acceso, come nemmeno le sorti degli operai dell’Ilva o della Pernigotti. A difesa di poveri senatori si sono persino scomodate equazioni che li volevano equiparati ai pensionati a cui veniva sottratta improvvisamente la fonte di sostentamento (la stessa equitazione non si è fatta per gli esodati). Tra questi, la famosa “Cicciolina” di cui si ignorano le qualità “politiche” e gli ambiti di rappresentanza parlamentare, ma che incarna bene il modello di partecipazione politica di molti.

Santo Fabiano

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