Wednesday, July 3, 2024

Perbenismi e ottusi estremismi

By Santo Fabiano on 16 Maggio 2019
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Perbenismi e ottusi estremismi

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Risale agli anni “cinquanta” quella che veniva definita la teoria degli “opposti estremismi” che si sostanziava nell’accusa alle forze politiche moderate di sfruttare il clima di scontro delle parti estreme, allo scopo di legittimare i partiti moderati, in ragione della loro visione rassicurante.

Certamente quella teoria aveva qualche fondamento. Ma era pur vero che, in quegli anni, gli estremismi erano radicati su valori profondi e non solo su semplici “posizioni”. Si invocavano profeti diversi, visioni diverse della società e persino una diversa attenzione verso le banche e il profitto, tanto da giustificare la delineazione di solchi che erano insuperabili, soprattutto sulla diversa idea di “futuro” da costruire.

Si registravano manifestazioni violente, ma erano eccezioni che sembravano rompere il patto della convivenza civile, su cui tutti si trovavano d’accordo fino a censurare chi ne comprometteva la stabilità.

Erano gli anni di Peppone e don Camillo, i personaggi di Guareschi che incarnavano l’eterna rivalità tra democristiani e comunisti, espressa con fermezza e con qualche eccesso, ma con rispetto reciproco e persino amicizia.

Quei tempi sono lontani, tutto è cambiato, i valori si sono sbiaditi e dopo un lungo periodo di “attrazione per il centro”, per cui i partiti del nostro Paese di dividevano in “cento destra” e “centro sinistra”, da qualche tempi torna di moda l’estremismo.

Ma non nella forma dei valori. Gli estremisti di oggi vestono allo stesso modo, usano gli stessi devices, guardano le stesse serie televisive su Netflix, tifano la stessa squadra di calcio, frequentano gli stessi locali, abitano gli stessi quartieri e giocano agli stessi viedogames.

Ma soprattutto, non hanno alcuna idea della società futura che vogliono costruire.

Qualcuno, probabilmente per provare a marcare una differenza, imbraccia simboli aggressivi o invoca slogan regressivi, fino al punto da crederci. E come nei giochi di ruolo, si trovano a sostenere ideologie che non conoscono, a lanciare minacce e avvertimenti o persino a esprimere violenza nei confronti di chi non appartiene alla stessa squadra.

Ma oggi è diffusa anche una nuova forma di estremisti, molto singolare: quelli “perbenisti”. Non si vestono in modo “estremo”, non si tatuano i volti degli eroi e non partecipano alle scorribande. Non usano armi, né strumenti di offesa. Usano i social network.

Sono eleganti, cortesi, appartengono al ceto medio, frequentano salotti e si tengono informati. Sono professionisti o impiegati, genitori o scapoli, che, allo stesso modo dei componenti delle bande di quartiere, scendo in piazza, quella virtuale, per presidiare le affermazioni dell’etere, particolarmente attivi nell’inseguire e contrastare quelle contrarie. E come squadristi in canottiera manifestano rabbia e livore nei confronti dei malcapitati della “parte opposta”.

Intrattengono infinite conversazioni come se si trattasse di incontri di pugilato, dove il fine non è il confronto e lo scambio di opinioni, ma lo scontro e lo scambio di accuse o di insulti.

Si emozionano per un “like” e fanno man bassa di gruppi alla ricerca di oppositori da sterminare o da offrire alla piazza perché il castigo sia esemplare.

Su ogni argomento hanno già una posizione. Su ogni sentenza hanno un loro punto di vista. Su ogni problema hanno una soluzione. E su ogni tema hanno un nemico da sfoderare, a cui dare la colpa di tutto, anche per sentito dire.

Si esercitano particolarmente di sera, probabilmente in pigiama o furtivamente nelle ore di lavoro. I più instancabili lo fanno senza sosta, sempre vicini allo loro arma preferita: il telefonino.

Il peggiore nemico di questi “estremisti perbenisti” sono i “moderati”: quelli che non si affrettano a prendere posizione, ma vogliono approfondire, che amano il confronto senza la necessità di avere vinti o vincitori, che amano conversare senza avvertire l’esigenza di parteggiare.

Questi ultimi sono davvero pericolosi: è come se smontassero il gioco nel quale gli “estremisti perbenisti” finalmente avevano trovato un ruolo.

E come in ogni gioco, se non sei di una squadra, non puoi partecipare alla contesa e sei invitato a farti da parte e lasciare giocare gli altri, altrimenti rovini tutto.

Santo Fabiano

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