Chi è che, in vita sua, non ha mai sentito parlare di Caravaggio?
Michelangelo Merisi da Caravaggio (detto, appunto, il Caravaggio) è sicuramente uno degli artisti più famosi di tutti i tempi.
Uomo dalla vita tormentata e oscura, Caravaggio nasce a Milano nel 1571 ed entra all’età di 13 anni nella bottega di Simone Peterzano, dove compie il suo apprendistato da pittore.
Di quel periodo, tuttavia, non si sa nulla.
Nel 1594 si trasferisce a Roma. Molti pensano che abbia abbandonato Milano così presto poiché colpevole di omicidio, ma le storie attorno alla sua vita sono numerosissime ed è difficile distinguere la realtà dalla leggenda.
Le opere del periodo romano sono caratterizzate da toni più chiari, giallastri, come ad esempio la “Buona Ventura” e “Bacchino malato”.
E’ possibile vedere molte sue opere qui a Roma, gratuitamente, come nella Cappella Cerasi a Santa Maria del Popolo nella chiesa di San Luigi dei Francesi.
La Buona Ventura è un’opera dipinta probabilmente nel periodo in cui Caravaggio frequentava la bottega del Cavalier d’Arpino a Roma.
Il quadro rappresenta una zingara che, mentre legge la mano ad un giovane, gli ruba l’anello dal dito.
E’ una scena di vita quotidiana: una graziosa zingarella, con il pretesto di leggere la mano a un ingenuo giovane di buona famiglia, catturando la sua attenzione col suo sguardo malizioso, gli sfila abilmente un anello dal dito. Qualcosa che si può vedere ogni giorno al centro di Roma!
La tradizione vuole che Caravaggio avesse scelto per modella una vera zingara che vide passare davanti al suo studio e come ci dice il Bellori, la condusse in studio per ritrarla così, al momento.
L’indagine radiografica del 1985 ha messo in luce un dettaglio che oggi, nonostante i restauri, non è più ben visibile, ovvero le dita della zingara che sfilano l’anello all’ingenuo giovane ben vestito.
Nel 1606, però, durante una rissa, Caravaggio uccise Rinuccio Tommasoni.
Condannato alla pena di morte, Caravaggio cercò di fuggire, spostandosi prima a Napoli, poi a Malta e in Sicilia, per tornare infine di nuovo a Napoli, in una costante ricerca di protezione.
Le opere di questo periodo – della maturità – sono permeate dalla paura della morte, come la “Decollazione di San Giovanni Battista” ma soprattutto il bellissimo “Davide con la testa di Golia”.
Nel volto di Golia è rappresentato tutto il tormento e la paura che Caravaggio visse in quel periodo: è, infatti, il suo autoritratto.
Le due figure emergono dalle ombre, in questa tecnica che sarà poi caratteristica di Caravaggio.
Sono figure corrose dalla luce, che lottano per venire a galla dall’oblio che le circonda.
Come le statue di Michelangelo che venivano fuori dal marmo, così anche le figure di Caravaggio.
Nel disperato tentativo di tornare a Roma e chiedere aiuto al papa, Caravaggio intraprese un viaggio, il suo ultimo.
Morì infatti nel 1610 a soli 38 anni, senza sapere che il papa aveva inviato una settimana prima un messaggero con il condono papale per assolverlo dai suoi crimini.
Nata a Roma il 20 febbraio 1999.
Laurea magistrale in Storia dell’Arte alla Sapienza con 110 e lode e iscritta presso l’Ordine dei Giornalisti.