Nella provincia di Viterbo esiste un luogo nel quale le favole prendono corpo e si mescolano con la natura.
E’ il Sacro Bosco di Bomarzo e risale al secolo sedicesimo.
Fu un principe a ideare il Sacro Bosco, detto anche Parco dei Mostri oppure Villa delle Meraviglie: il principe Pier Francesco Orsini, chiamato Vicino Orsini.
Egli volle creare un luogo onirico in cui immergersi “sol per sfogare il core” e lo chiamava semplicemente “Boschetto”.
In tal modo voleva celebrare la memoria della perduta moglie, Giulia Farnese, omonima, ma meno famosa della bella Giulia Farnese, l’amante del papa Alessandro VI Borgia.
Il dolore per la morte della moglie, mescolato a un particolare gusto per l’enigma, per il mistero, diede luogo a una straordinaria creazione, a uno spazio concepito per perdere i punti di riferimento e quasi contraddire le leggi di natura.
L’architetto chiamato a realizzare questo sogno fu Pirro Ligorio
Questi, antiquario e profondo conoscitore delle simbologie alchemiche, incastonò, in un bosco di conifere e latifoglie di circa 3 ettari, un’articolata serie di sculture in basalto.
Il percorso si snoda così tra personaggi, animali mitologici, strani edifici sbilenchi, iscrizioni enigmatiche.
Il bosco si anima di presenze inquietanti e immagini curiose.
Vale dunque davvero la pena fare questa meravigliosa passeggiata di un paio d’ore, immersi nel verde.
Passeggiando, si viene rapiti in un mondo fiabesco, straniante, circondati da sculture che in alcuni casi sembrano dei guardiani posti lì a salvaguardia di segreti e dimensioni esoteriche che si possono conoscere solo quando si è pronti.
Come le due Sfingi, che accolgono il visitatore all’inizio del percorso, rappresentate come donne col corpo di leone.
E come Proteo (o Glauco), il famoso mascherone terrificante…
Di fronte a questi custodi di pietra ricordiamo che l’uomo su questa terra è chiamato continuamente a “varcare soglie”, nell’infinito procedere sulla strada della sua evoluzione, sia sul piano materiale che su quello spirituale.
Da sempre egli affronta il mare, valica montagne, attraversa deserti e immensi spazi alla ricerca di terre ignote.
In tutte le fasi di passaggio della sua vita, fin da bambino, egli varca soglie di crescita, di evoluzione fisica, mentale, psicologica, materiale, spirituale.
E nei miti, come nelle favole, la conquista, la vittoria, il lieto fine sono spesso ostacolati da mostri, da draghi, da nemici da sconfiggere per giungere alla propria meta: essi sono i guardiani della soglia.
Guardiano della soglia, nel mito, è la Sfinge, che nega l’accesso a piani superiori di coscienza fino a quando non siamo pronti a sciogliere i suoi enigmi.
Guardiano della soglia è il Drago, che nel simbolismo medievale forse non è altro che il nostro sé inferiore.
Sembrano essere guardiani della soglia le tre fiere che Dante affronta nella Divina Commedia, all’inizio del suo viaggio: l’uomo non vede le sue qualità vere finché è attaccato alla sua natura inferiore.
Nel nostro tempo tale meccanismo si perpetua nelle vicende di ogni individuo, ma talvolta alcuni significati vanno purtroppo immiserendosi.
E’ il caso del “Gatekeeper”.
Il guardiano della soglia
Foto da Scienze astratte.it
Il termine “gatekeeper” significa “custode del cancello” e viene preso in prestito da una teoria sociologica elaborata nel mondo anglosassone negli anni Quaranta.
Il concetto è piuttosto ricorrente in questi giorni, soprattutto nel mondo della politica.
Definisce negativamente figure, partiti, movimenti, organizzazioni in grado di raccogliere la protesta, il profondo malcontento della gente, al fine di blandire gli animi promettendo soluzioni.
Con questa strategia, si cerca di neutralizzare le energie del dissenso, distraendo il pensiero dalla ricerca di vere soluzioni per risolvere i problemi.
In questa veste, il gatekeeper opera per convincere i propri interlocutori che i loro problemi sono accolti e verranno risolti.
In tal modo, il pubblico viene distolto dall’”entrare nel cancello”, cioè, dal “varcare la soglia” di una vera coscienza dei problemi, cosa che renderebbe la protesta costruttiva.
Il film “Quarto potere” di Orson Welles offre un potente esempio per comprendere la sottigliezza con cui opera questo sistema, dimostrando come i mezzi di informazione e comunicazione abbiano un potere immenso sulle masse e le possano condizionare e guidare, distraendo o attraendo l’attenzione su temi e problemi, secondo convenienza, in modo anche non troppo nascosto.
Dunque, collegando i diversi piani della nostra riflessione, possiamo dire che il percorso umano è pieno di impedimenti e manipolazioni che ostacolano l’evoluzione della coscienza.
Succede però che nella vita di ciascuno si aprano momenti di crisi, parola molto bella, che significa “scelta, decisione” ed è un segnale necessario per “varcare una soglia” e procedere verso piani più elevati della nostra esistenza.
E’ allora che il guardiano della soglia entra in azione, ci distoglie, ci distrae, ci impaurisce, tenta di neutralizzare la potenza del momento usando mezzi di grande sottigliezza.
Questi momenti, se ben gestiti, possono trasformarci in eroi e regalarci una vita straordinaria.
Archeologa, storica dell’arte, ricercatrice, progettista di formazione, docente, creatrice di contenuti e video, guida turistica autorizzata.