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La nascita della fotografia

By Claudia Donnini on 12 Luglio 2022
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La nascita della fotografia

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Quant’è facile, per tutti noi oggi, scattare una fotografia?
Basta prendere in mano il nostro smartphone, aprire la camera… et voilà.

Con un solo tocco possiamo immortalare per sempre (ed in digitale!) qualunque momento della nostra vita.
Ma per arrivare a sviluppare questa tecnologia ce n’è voluto di tempo… ma quanto, precisamente?

L’origine della fotografia non sta nella macchina fotografica.Bensì, possiamo ritrovarla in quella che per secoli è stata utilizzata dai pittori di tutto il mondo: la camera oscura.
Il primo a darci notizie su questa camera oscura è Aristotele nel IV secolo a.C.
Viene chiamata “camera” proprio perché agli albori era così, una camera buia, che grazie attraverso un piccolo foro applicato in una parete permetteva all’immagine esterna di proiettarsi nella parete opposta, ma capovolta.

Con il passare dei secoli la camera è diventata una piccola scatola provvista di una parete inclinata che permetteva il ribaltamento dell’immagine.
Per questo non c’è da stupirsi dell’incredibile precisione e nitidezza dei dettagli di Canaletto! Egli faceva infatti uso della camera oscura.

Eppure, a distanza di circa un secolo da Canaletto, ecco che in una cittadina della Francia un certo Joseph Nicéphore Niépce passava le sue giornate a fare esperimenti con una camera oscura.
Il suo obiettivo, infatti, era di “fissare” le immagini proiettate.

Ed un giorno, su una lastra di stagno, dopo otto ore di posa, ecco che si concretizza la vista dal balcone di Niépce.
La prima fotografia della storia è questa: “Vista dalla finestra a Le Gras”, 1827.

Niépce, dopo questa scoperta, entrò dunque in società con Louise Jacques Daguerre, ma morì pochi anni dopo.
Nella nostra storia entra perciò un nuovo protagonista, il carismatico Daguerre, colui che oggi viene riconosciuto come inventore della fotografia.
Perché, infatti, fu il solo Daguerre, nel 1839, a presentare  all’Accademia della scienza di Parigi il famoso “dagherrotipo”.

Il primo dagherrotipo è del 1838, e si chiama “Boulevard du Temple”. A causa dei tempi di posa lunghissimi, le carrozze ed i passanti non restavano impressi sulla pellicola. Si vede solo un via vai di ombre… tranne un piccolo uomo al lato della strada.
O è rimasto così tanto tempo fermo a farsi lustrare le scarpe… oppure è lo stesso Daguerre che, sceso dal suo appartamento, è rimasto fermo per ore!

Ci sono alcune differenze di tipo tecnico che non staremo qui ad elencare, ci basti sapere che il nuovo congegno disponeva di una lastra di rame sensibilizzata con dei vapori di iodio: dopo l’esposizione alla luce, la piastra veniva inserita nella camera oscura e qui fissata attraverso delle soluzioni chimiche.

Dagli anni ’40 in poi è impossibile fermare lo sviluppo della fotografia: arriviamo così in Inghilterra, dove lo studioso William Henry Fox Talbot inventa la calotipia, con un processo di negativo/positivo.
Come funziona questo nuovo meccanismo? Molto semplice, al posto delle lastre di rame utilizzate da Daguerre, Talbot utilizza la carta!

Siamo così arrivati agli inizi del ‘900, quando nascono le macchine fotografiche che tutti noi conosciamo: nel 1902, la prima Reflex; nel 1917 la Kodak.
Sono macchine fotografiche economiche ed accessibili a tutti.
Rappresentano il primo grande cambiamento: se fino alla fine dell’800 la fotografia era di uso comune, certo, ma molto costosa e impegnativa in termini di durata di posa e di scatto, con la nascita delle prime macchine fotografiche (anche portatili) la fotografia diventa un mezzo espressivo inarrestabile.

Basti pensare all’utilizzo che se ne fa nell’ambito del giornalismo e della cronaca; nell’ambito dei viaggi e del turismo.
Insomma, si può parlare di un mondo che diviene globale.

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