Wednesday, July 3, 2024

L’ESTATE DELL’ INCANTO di Francesco Carofiglio

By Silvia De Felice on 13 Maggio 2022
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L’ESTATE DELL’ INCANTO di Francesco Carofiglio

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L’ESTATE DELL’INCANTO

di Francesco Carofiglio

Ed. Pickwick

 

 

 

È successo d’estate, molti anni fa.

Tra le nebbie che affollano adesso i miei pensieri di vecchia, una luce rischiara una piccola porzione di mondo.

[…]

Avevo dieci anni, e il mondo stava per affondare nell’abisso.

Ma per me era solo estate e campagna.

La più bella estate della mia vita.

 

 

Queste che precedono, sono le brevi frasi che compongono l’esaustivo e intrigante incipit di un bel romanzo. In pochi istanti, tanti sono quelli necessari a leggerle, il lettore si trova immediatamente catapultato in uno spazio relativamente ristretto dove il tempo pare essersi fermato, e dove il baratro che si sta avvicinando all’insaputa della protagonista, sembra non debba arrivare mai.

Questa storia delicata, intensa e a tratti commovente, ci viene raccontata dalle due voci di Miranda, quella di una bambina di dieci anni, e l’altra, di una donna anziana ottant’anni dopo.

Incredibile come l’autore, Francesco Carofiglio, evidentemente un uomo, riesca a calarsi nei panni, nella testa e nelle azioni di una donna; così tanto che la storia sembra opera di una scrittrice.

L’avvicendarsi e l’intrecciarsi delle due voci della protagonista, creano una dilatazione temporale notevole degli eventi, delle loro cause, delle loro conseguenze.

Uno stile, quello di F. Carofiglio, fluido, dotato di un’accelerazione che costringe lo scrittore a non voler più mollare il libro fino alla fine.

La trama può sembrare ovvia: una bambina che trascorre un’estate felice a casa del nonno in campagna, poco distante da Firenze.

Ciò che però, rende unica questa lettura, è il trasparire tra le righe l’imminenza di avvenimenti tragici che di lì a poco porteranno il mondo in un abisso quasi senza fine.

Abbiamo quindi  ne L’estate incantata, una specie di bolla, con un dentro fatto di sole, avventure, caldo, fantasia e della spensieratezza inconsapevole dell’infanzia.

C’è poi un fuori dato dalla tragicità del conflitto imminente prima, e dalla caducità del susseguirsi fragile dei giorni di una donna molto anziana che recupera immagini di felicità per aggrapparsi ai suoi ultimi batti d’ali.

Miranda bambina, con la mamma, con Lapo, con la lince Luana; e Miranda novantenne, con i suoi ricordi, le sue malinconie, con Nives e Carolina amiche da sempre.

Un duetto avvincente che termina con un finale degno dell’incipit, che lascia il lettore soddisfatto e gratificato da una lettura veramente molto piacevole.

 

 

La nostra vita è una cascata inarcata nel vuoto, lo ha scritto una poetessa di cui non ricordo il nome (1).

Mi chiamo Miranda, e dalla riva dell’isola guardo la tempesta.

Forse questo voleva dire mio padre, forse mio padre lo ha sempre saputo.

Sento le voci intorno, adesso, e una leggerezza inattesa.

Guardo le altre ragazze. Stanno ridendo.

Allora scarto un cioccolatino e lo metto in bocca.

 

 

(1) Antonia Pozzi

 

 

 

 

SINOSSI

 

Estate 1939. Il mondo è sull’orlo dell’abisso, ma Miranda non lo sa quando con la madre raggiunge la tenuta del nonno Villa Ada.

Il bosco misterioso che circonda la proprietà è il palcoscenico perfetto per le avventure estive di Miranda con Lapo, il nipote del fattore.

Ma il bosco è anche il luogo abitato dalle creature parlanti che l’anima di bambina vede o crede di vedere.

Miranda, ormai novantenne, ci racconta la luce magica che rischiara quella porzione di mondo e l’incantesimo di una giovinezza improvvisa.

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