Brand è una parola del tedesco antico e vuol dire “fuoco”, evoca l’immagine del “marchiare a fuoco”.
È evidente il collegamento con il termine “marca”. E con il termine “marchio”.
Una combinazione costruita in modo consapevole, su cui si gioca la maggiore o minore fidelizzazione del “consumatore”, del cliente.
Brand risponde al concetto di “marca”, che è qualcosa di diverso dal “marchio”.
Il marchio, come sappiamo, è un oggetto molto concreto, che si formula come risultato finale e simbolico di un percorso creativo relativo alla commercializzazione di un prodotto o di un servizio e infine si deposita,
Invece, “brand” e “marca” sono elementi intangibili.
Hanno a che fare con l’immagine che si costruisce di sé, della propria attività, della propria affidabilità, della propria storia, dei propri valori.
Ora, proviamo a uscire dal piano esclusivamente commerciale e consumistico.
Se mettiamo la questione sul piano squisitamente umano, ti do una notizia: anche tu, sì, proprio tu che leggi, esprimi un brand, che tu lo sappia o no.
In altre parole, esprimi il tuo “brand”, forse inconsapevole, cioè l’immagine che trasmetti agli altri, la tua credibilità, la tua reputazione.
In ultima analisi, brand è anima.
Infatti, nel mondo aziendale, i brand che funzionano meglio sono quelli più “sinceri”, quelli che riescono a “parlare” al consumatore dei valori, dei più alti obiettivi di un’impresa.
I brand che funzionano meglio sono quelli che esprimono brillantemente l’anima dell’uomo, della donna, delle donne e degli uomini che guidano l’azienda, che ne portano avanti le idee.
Se brand è anima, allora possiamo accorgerci del brand di Caravaggio.
Pictor praestantissimus, ovvero, il pittore più prestante della sua epoca, è un artista estremamente riconoscibile e non solo per i suoi cultori.
ma anche di fortunati incontri con veri e propri mecenati, affascinati dalla sua arte.
Eppure né l’adulazione, né le avversità, né gli eccessi, né la fuga cui fu costretto negli ultimi anni della sua vita, inseguito dalla pena di morte, riuscirono mai a distrarlo dal suo rigore pittorico, geniale e rivoluzionario.
Avrebbe potuto, per interesse o per disperazione, seguire strade espressive molto più comuni e tirate via.
Gli era impossibile venir meno all’istanza profonda di dare sempre voce all’autenticità, cercando l’equilibrio tra l’esplosione creativa e la disciplina pittorica.
Il tempo di Caravaggio era il tempo della Controriforma, di una Chiesa che commissionava quadri di storia sacra capaci di elevare gli animi e suscitare sentimenti commoventi.
L’artista rispose a tale richiesta senza mai adagiarsi su moduli espressivi già noti.
Si oppose così all’accademismo corrente, generando una pittura diretta, rivoluzionaria, espressa dal vero, con un naturalismo che ti coinvolge, come il set di un film drammatico, qualsiasi età tu abbia.
Non è solo stile, ma rigorosa scelta pittorica, felice immediatezza “fotografica”, immersione fulminea, brutale, senza concessioni o abbellimenti dentro scene nutrite dell’anima di Caravaggio, della sua esperienza, fatta di contrasti e di travagli, di intensa ricerca di sapore, odore, colore, piacere e dannazione.
L’effetto di ogni suo quadro somiglia allo scatto di una foto ante litteram, lo scatto rubato nel momento più significativo del dramma in atto, con una inedita trattazione della luce, ottenendo effetti drammatici per mezzo del chiaroscuro, con un violento contrasto di ombre e luci quale si trova solo nelle cantine o alla luce artificiale.
L’effetto, inoltre, era spesso dissacrante: i contenuti sacri dovevano riflettersi in azioni vere e rispecchiare la vita popolare, fatta di piedi sporchi, espressioni di dolore, luci oblique.
Caravaggio dipingeva “alla prima”, senza analitici disegni preparatori, con la visione completa maturata nell’intimo e fissata di getto sulla tela.
Riuscì così a rigenerare l’arte del suo tempo.
Tale intenso realismo, così diverso dal metodo pittorico allora in voga, ebbe una portata enorme in tutta l’Europa.
Se sei a Roma, non ti sarà difficile seguire le orme di Michelangelo Merisi da Caravaggio, specchiandoti in molti suoi capolavori, esposti in chiese e musei.
Archeologa, storica dell’arte, ricercatrice, progettista di formazione, docente, creatrice di contenuti e video, guida turistica autorizzata.