La sua ricca fioritura, dai fiori a trombetta e dai colori luminosi, annuncia la primavera. Il narciso è una pianta perenne, una ‘bulbosa’ della famiglia delle Amaryllidaceae, conosciuta anche con il nome di giunchiglia, originaria dei prati e dei boschi dell’Europa meridionale e del nord Africa, introdotta anche in Oriente prima del X secolo. Soli o no, i fiori di narciso sono spesso odorosi, con fioriture che iniziano a fine febbraio, per le varietà più precoci, e arrivano fino a maggio, con fiori vistosi con sei tepali simili ai petali, sormontati da una corolla a forma di tromba. I fiori sono bianchi, gialli o arancioni con dimensioni che vanno dai 5 agli 80 cm. di altezza.
L’origine del suo nome è sconosciuta, ma spesso è associato ad una parola greca che sta per intossicato, narcotico, e al mito del giovane con quel nome che si innamorò del proprio riflesso. Ben noti nell’ antichità per le sue caratteristiche medicinali e botaniche, i narcisi vennero descritti da Linneo nella sua Species Plantarum nel 1753 e coltivati e diffusi in tutta Europa dopo il XVI secolo, soprattutto nei Paesi Bassi. Si piantano da settembre a dicembre, resistono alla siccità estiva e possono essere messi in vasi o in fioriere, avendo accortezza di usare un terreno morbido e profondo; le annaffiature devono essere costanti in primavera ed in estate, mentre non sono necessarie in inverno ed autunno. La cura riguarda: i fiori appassiti che vanno tolti per non affaticare il bulbo, un’aggiunta di concime dopo la fioritura e il controllo su eventuali attacchi di funghi, insetti e virus. Per una fioritura rigogliosa la pianta va curata anche durante il suo stadio di ‘riposo’: gli steli non vanno recisi, ma lasciati seccare normalmente.
Si tratta di un fiore molto apprezzato sia reciso, sia come pianta ornamentale nei giardini: può essere utilizzato per bordure, per esempio insieme ai gigli, piantati vicino alle radici degli alberi nei frutteti per proteggerli dai roditori visto che i bulbi di narciso non li attraggono, e usato in medicina nelle cure tradizionali e per il trattamento dell’Alzheimer. Compaiono anche nella letteratura e nell’arte associati a molti temi: dalla morte alla buona fortuna. (Foto di Marta Fortunati)