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La forma del silenzio di Stefano Corbetta

By Stefania Piumarta on 4 Marzo 2022
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La forma del silenzio di Stefano Corbetta

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Candidato al Premio Strega edizione 2021

 

Quali meccanismi si innescano in una famiglia quando si scopre che l’ultimo nato è affetto da sordità? È quello che ci racconta Stefano Corbetta nel romanzo La forma del Silenzio edito da Ponte alle Grazie nel 2020.

Una famiglia degli anni ’60 con Elsa e Vittorio a fare da genitori e Anna con il piccolo Leo come figli. E sarà proprio il piccolo Leo a portare scompiglio in casa perché la gioia di un neonato sarà affiancata con la difficoltà di accettare e comprendere lo stato di non udente, a fare i conti con la difficoltà di comunicare per poi arrivare, nel giro di poche pagine, all’improvvisa scomparsa di Leo in una notte di dicembre del 1964 dall’Istituto nel quale è stato mandato per imparare il linguaggio dei segni. Non dimentichiamoci che parliamo degli anni ’60, un periodo in cui la sordità era vissuta come un grave handicap e dove la LIS, il linguaggio dei segni, era vietato nelle scuole.

A raccontare la storia è la voce di Anna, la figura centrale del romanzo la quale, con il suo amore profondo, riesce a comprendere l’anima fragile e sensibile del piccolo Leo e ad instaurare un filo comunicativo con il fratello.

Tuo fratello imparerà a parlare con il corpo e la sua anima avrà una voce speciale. Avrà bisogno di tempo, ma noi saremo lì con lui e impareremo ad ascoltarla.

Questo forte legame con il fratello non si romperà neanche dopo la scomparsa di Leo tanto che Anna, durante l’università, inizia a seguire un corso per imparare la LIS per poi lavorare come affiancamento nelle scuole per sostenere e aiutare bambini affetti da sordità.

La trama del libro è ben equilibrata e con l’arrivo dello strano personaggio di Michele che, esattamente 19 anni dopo la scomparsa di Leo fa delle rivelazioni sostanziali per ipotizzare nuovi scenari sul destino del bambino, ecco che La forma del silenzio innesca ritmi da romanzo giallo legando il lettore inesorabilmente alle sue pagine.

 

 

I capitoli del romanzo sono intervallati dal cambio di voce narrante, passando da Anna a Michele, offrendo così al lettore la piacevole occasione di scoprire anche un altro intrigante punto di vista.

La forma del silenzio è una lettura che indaga sulle solitudini, sulle fragilità dell’animo umano e sui legami indissolubili che legano i fratelli tra loro anche quando si resta lontani decenni, anche quando non ci sono parole da ascoltare e pensieri da pronunciare. Una lettura delicata con un finale a sorpresa.

 

 

Sinossi

Leo ha sei anni. È nato sordo, ma la sua infanzia scorre serenamente. Con la sua famiglia, Leo parla la Lingua dei Segni, e quella degli affetti, che assumono forme inesplorate nei movimenti delle mani dei genitori e della sorella Anna. Ma è giunto il tempo della scuola e Leo viene mandato lontano da casa, a Milano, in un istituto che accoglie bambini come lui. Siamo ai tempi in cui nelle scuole è vietato usare la Lingua dei Segni. All’improvviso per Leo la vita diventa incomprensibile, dentro un silenzio ancora più grande di quello che ha vissuto fino a quel momento. Poi, in una notte d’inverno del 1964, Leo scompare. A nulla servono le ricerche della polizia: di Leo non si ha più notizia. Diciannove anni dopo, nello studio della sorella Anna, si presenta Michele, un compagno di Leo ai tempi della scuola. E inizia a raccontare la sua storia, partendo da quella notte d’inverno.

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