Yoko Ogawa è considerata una delle più importanti autrici giapponesi contemporanee. Quando ho letto di lei, la cosa che mi ha colpito davvero tanto, è stata il fatto che lei dichiari Il diario di Anna Frank come uno dei libri più importanti della sua formazione. Dice inoltre di aver scoperto la scrittura a 17 anni grazie proprio alla lettura del diario.
“Ogni volta che scrivo un romanzo, la parte del corpo che lavora più intensamente sono le orecchie. Posso sentire il rumore dell’esplosione di una stella che scompare ai confini dell’universo, oppure il lamento di una persona morta tra le ceneri di un forno crematorio in un campo di concentramento. A tutte queste anime, offro un posto dove stare, il racconto. Per me scrivere equivale a compiere questa missione”.
Vendetta è l’ultimo lavoro di questa autrice, non posso definirlo un romanzo, non posso definirlo un racconto, e non riesco a darvene una trama.
Vendetta è piuttosto un intreccio di storie, personaggi, ambientazioni.
Vendetta è scritto come il meccanismo delle scatole cinesi, una dentro l’altra, dalla più grande ala più piccola, le apriamo senza sapere quando finiranno e cosa conterranno. Se dentro di loro ci sarà altro oltre che loro stesse.
È in quest’ottica che dobbiamo accingerci a leggere queste pagine. Lo stile è liscio e freddo come un piano di marmo, ma ci fa vibrare. Frasi taglienti come i numerosi strumenti che vi ritroviamo e che vengono utilizzati dai personaggi, per compiere le loro vendette.
Una scrittrice, una vecchia che coltiva carote e kiwi, un bambino morto o forse no, una segretaria, un vecchio custode, madri, amanti assassini e passanti. Sono tanti pezzi di questo libro/puzzle, ma si incastrano alla perfezione rendendo, alla fine, l’opera completa .
Una delle caratteristiche che mi ha colpito maggiormente, è la descrizione di parti del corpo, a volte esse sono effettivamente protagoniste attive della storia.
“Ero in piedi, impietrito. Il cuore era davanti a me. Ora che la donna era nuda, le spalle spioventi si notavano ancora di più. Forse perché il posto del cuore era vuoto e le costole erano sprofondate. (…)
In compenso, il cuore era terrorizzato, come al solito. Ogni volta che pompava il sangue, le vene tremavano. Osservandolo da vicino, potevo seguire con gli occhi il disegno dei muscoli che emergeva dalla superficie: era un arcano crittogramma”.
SINOSSI
Undici storie parallele e concatenate: madri, figli, vittime, amanti, assassini e anonimi passanti, i cui destini si intersecano in una rete sempre più nera ed inquietante di enigmi e indizi.
Pinzette per sopracciglia, camici, frigoriferi, ceste di pomodori: ecco gli strumenti scelti per tessere la ragnatela della perversione, sempre celati dall’alibi della loro quotidiana innocenza. Undici storie, un’unica mano invisibile che manovra i fili: la recondita diabolicità dell’essere umano.
Appassionata di libri e cucina, frequento un corso di scrittura creativa. I miei scritti sono stati pubblicati in un’antologia, “Voci nuove” edita da Rapsodia.