La donna gelata, romanzo della pluripremiata scrittrice francese Annie Ernaux, arriva in Italia quarant’anni dopo la sua pubblicazione ma i temi trattati e la freschezza della scrittura restano di feroce attualità.
Il romanzo, strutturato in forma autobiografia, scavalca l’intimità della protagonista narrando la situazione femminile in un contesto sociale e famigliare che non ha confini e, purtroppo, neanche tempo.
Nata e cresciuta in una famiglia dove i ruoli sono interscambiabili e dove l’unica cosa che conti davvero è la realizzazione professionale e la conquista della propria indipendenza economica, la piccola Annie cresce scontrandosi con tabù e limitazioni esterne che pesano come carico mentale millenario che vuole la donna realizzata solo nel matrimonio, nella nascita dei figli e nella cura e mantenimento della famiglia.
La protagonista vive in una famiglia dove i ruoli non hanno nulla di tradizionale, dove la madre tiene i libri contabili della drogheria e il padre cucina, legge le favole la sera e l’accompagna a scuola; la piccola cresce lontana dai retaggi che vogliono le bambine a giocare con le bambole e i maschi a fare gli eroi.
“Diventare qualcuno, per i miei, non aveva sesso… Mia madre è la forza e la tempesta, che mi dice di non aver mai paura di niente e di nessuno. Come avrei potuto, vivendo accanto a lei, non essere persuasa della magnificenza della condizione femminile, o persino della superiorità delle donne sugli uomini?”.
Lo stile di scrittura di Ernaux ha la forza di trasformare un pensiero personale in un pensiero collettivo, conducendo per mano ogni lettrice obbligata a soffermarsi spesso per riflettere tra sé e sé, che sì, anche lei ha pensato, vissuto e respirato quel pesante carico mentale da tutto l’ambiente interno e esterno in cui viviamo.
Dalla protagonista poco più che adolescente che si veste e si rende presentabile non per il semplice piacere di ammirarsi, per amor proprio, ma per catturare l’attenzione del maschio, quello che potrà sceglierla e, quindi, offrirle l’unico futuro possibile, quello di moglie, madre e regina del focolaio.
Alla donna ormai sposata e madre che si ritaglia a fatica spazi per riuscire a studiare per il concorso per l’abilitazione all’insegnamento, tra un salto dal macellaio tentando di fare le domande giuste da brava massaia, all’escogitare la cena sfiziosa per il marito che rientra dopo una faticosa giornata di lavoro al quale porgere il figlio, pulito, tranquillo e sistemato, da alzare in alto tra le braccia come un trofeo, per poi riconsegnarlo alla madre e dedicarsi al suo meritato relax.
La donna gelata è un libro che rivela la realtà dell’universo femminile, senza mezzi termini e senza tanti giri di parole.
Avrei voluto, con tutta sincerità, arrivare alla fine della lettura e dichiarare come il romanzo fosse antiquato e vecchio; purtroppo, per quanti passi avanti si siano fatti, sono ancora troppi i retaggi che la società si trascina dietro e il cammino, affinché una donna sia libera di realizzarsi nei propri sogni e obiettivi, è ancora lungo e impervio.
Una giovane coppia si sposa, condivide una casa, fa due figli. Anche se animata da ideali egualitari e progressisti, la famiglia presto si sbilancia e tutto il peso delle incombenze di ogni giorno ricade esclusivamente sulla moglie. Un’ingiustizia quotidiana, “normale”, che vivono moltissime donne. Con sguardo implacabile “La donna gelata” traccia un percorso di liberazione capace di trasformare l’inconfessabile orrore per la propria vita in coraggiosa e spietata presa di coscienza. Alternando l’impeto di una requisitoria alla precisione di un’indagine, Ernaux ci consegna un’analisi dell’istituzione matrimoniale che non ha uguali nella letteratura contemporanea.
Social Media Manager e Scrittrice