Friday, January 31, 2025

Didattica a distanza? No grazie

By Marina Landolfi on 22 Marzo 2021
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Didattica a distanza? No grazie

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Come previsto dal nuovo decreto di Mario Draghi, fino al 6 aprile 2021 tutti gli studenti del Lazio, anche chi va all’asilo, e di altre regioni, saranno in Didattica a distanza (Dad) (https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2021/03/12/21G00038/sg). Il ministro Speranza sottolinea che la Dad ‘entrerà’ in gioco come estrema ratio, in precise condizioni epidemiologiche: laddove si registreranno 250 positivi (o più) ogni 100.000 abitanti in 7 giorni, si vi si ricorrerà, quindi a livello non solo regionale, ma anche provinciale, comunale o locale. Si torna a pc e tablet, per chi ce li ha, beninteso.Da un’indagine del Centro studi del Consiglio nazionale dell’Ordine degli psicologi (Cnop), commissionata settimane fa dal Ministero dell’Istruzione per dare supporto alle istituzioni scolastiche nel periodo dell’emergenza, è risultato che circa 6 studenti su 10 fra i 14 e i 19 anni preferiscano la didattica in presenza e non la Dad. “Ascoltare le opinioni dei giovani, i loro vissuti, è importante. In questo caso i dati dell’indagine ci consegnano uno scenario molto chiaro: la didattica a distanza non attutisce i danni dell’impossibilità di andare a scuola e porta soprattutto stress, noia e fatica”, spiega David Lazzari, presidente del Cnop. I risultati dello studio fanno emergere i disagi che la Dad può creare negli studenti: più del 54% soffre la mancanza di frequentare le lezioni in classe, in quanto associa la scuola alla socialità e al confronto, mentre la Dad è noia e stress. Il 67% degli intervistati dichiara di avere abilità con la tecnologia, anche se non la ritiene sufficienti per seguire sei ore di lezioni a distanza, anche a causa dei vari problemi che possono nascere a casa, dalla connessione ad altri fratelli utenti Dad, allo smart working dei genitori. Si preferisce la didattica in presenza perché si incontrano i compagni di classe, si parla e si socializza, cosa che la Dad non garantisce. Così la scuola fa emergere l’idea di luogo come “spazio psicologico” di relazioni ed emozioni, fondamentale per la crescita degli studenti, non solo quindi come spazio di trasmissione di conoscenze. Al 94% del campione manca la presenza in classe: per il 54% dei ragazzi ‘molto’, per il 40% ‘abbastanza’, facendo prevalere sentimenti di tristezza, paura e distacco. A tutto ciò, non dimentichiamolo, va aggiunto il malessere legato all’isolamento e alla mancanza di attività ludico-sportive. Questi dati vengono confermati dall’indagine Unicef del novembre 2020, in cui emerge che un ragazzo su tre si è rivolto a reti di ascolto e sostegno psicologico nella scuola. Infatti la valutazione fatta è stata legata prettamente alla vita scolastica, alle capacità cognitive, dimenticando quelle emotive. E poi risulta difficile per i ragazzi, soprattutto per chi ha già difficoltà d’apprendimento, recepire le informazioni dei docenti tramite Dad, anche loro per certi aspetti non proprio a loro agio nel nuovo ruolo di ‘insegnante a distanza’. Save the Children, nel rapporto Ipsos, sottolinea un altro aspetto preoccupante del problema: su un campione di 1000 studenti, le assenze scolastiche nella fascia di età 14-18 anni sono sensibilmente aumentate, e di fatto sono l’anticamera della dispersione scolastica. Ascoltare e ‘dare attenzione’ ai bisogni e alle esigenze dei più giovani, soprattutto durante la pandemia, rappresenta, sempre più, un modello di crescita ed una priorità fondamentale su cui costruire e gestire il futuro del Paese. (Foto di Elf-Moondance da Pixabay)

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