Un’amicizia di Silvia Avallone è uscito a novembre per la casa editrice Rizzoli e penso che sia uno di quei libri capace di restare e, anzi, di migliorare nel tempo.
Come detta in modo esplicito la copertina, Un’amicizia narra la storia nata tra due adolescenti, Elisa e Beatrice, così agli antipodi l’una dall’altra che a prima vista tutto si potrebbe immaginare tranne che tra di loro si possa instaurare una profonda relazione di amicizia.
Elisa è la classica adolescente tutta presa dalla lettura, che indossa il primo indumento che le capita e che tiene tutto dentro, nascosto nel profondo del suo cuore. Sognatrice, ribelle e silenziosa all’apparenza quanto determinata e testarda nella realtà. Con genitori separati, si trova a vivere con il padre, che non ha mai conosciuto davvero, e si sente abbandonata dalla madre.
Beatrice, al contrario, nasce in una famiglia borghese, è bella, anzi bellissima, e assolutamente perfetta agli occhi di tutti: capello sempre in tiro come appena uscita dal parrucchiere, abiti all’ultima moda, famiglia in vista, ricca e ben voluta da tutti. All’apparenza spavalda quando invece nasconde una carattere fragile e bisognoso di attenzioni.
Elisa e Beatrice sono due opposti e, nel loro vivere, sembrano rappresentare proprio la realtà della società in cui stiamo vivendo: dare valore all’apparire e mostrarsi sempre o negarsi all’obiettivo della macchina fotografica e del selfie ad ogni costo?
Beatrice, sicura e ossessionata della propria bellezza, cerca quasi di immobilizzare la propria immagine per l’eternità, trasformandosi in una ricchissima fashion blogger, interessata solo ed esclusivamente a mostrare tutto ciò che fa e che ha.
Elisa, al contrario, è assolutamente convinta del valore della cultura e delle parole, è intraprende un percorso universitario raggiungendo il suo scopo di diventare una scrittrice, anche superando diversi ostacoli lungo il proprio cammino che non voglio spoilerare per non rovinarvi le sorprese.
Perché si legge?
Perché non rimane altro.
Il romanzo è raccontato con la voce di Elisa che torna indietro nel passato colmando un vuoto di tredici anni, cioè dal giorno in cui la loro amicizia si interrompe.
La scrittura di Silvia Avallone è coinvolgente tenendo il lettore avvinghiato alle pagine e punta sul valore assoluto dell’amicizia, di quello vero, quello che ti fa perdonare un’affronto, quello che ti permette di comprendere, quello che ti fa avere una parte di cuore sempre in pena per chi ami, nonostante tutto.
Raccontando l’amicizia tra Elisa e Beatrice, Avallone mette l’accento su quanto siamo tutti influenzati dal giudizio degli altri, di come sia rilevante l’essere accettati e degli sforzi, a volte troppo gravosi, che si affrontano cercando di soddisfare ciò che la società e la famiglia richiede da noi.
Ma è davvero così importante raccontarsi o non è meglio vivere semplicemente la propria vita per quello che siamo?
Questa credo sia la domanda chiave di Un’amicizia sebbene siano diverse le riflessioni che scaturiscono dalla lettura del romanzo. All’apparenza può sembrare addirittura scontata come trama ma in effetti, tra i sui dialoghi e nei suoi capitoli, si nascondono svariate sfumature che, quasi quasi, richiederebbero un’ulteriore lettura per poterle apprezzare tutte.
Ho adorato i diversi richiami che Avallone fa al romanzo di Elsa Morante, Menzogna e sortilegio, così come ho apprezzato l’inserimento nel finale del romanzo dei Libri citati.
Li chiamo libri a matrioska quando un testo inserito in un romanzo diventa il prossimo da leggere.
Ultima chicca, ma non per importanza, è l’originale modo in cui l’autrice conduce il lettore alla scoperta della piccola città di provincia in cui si svolge la storia.
Definita semplicemente T, nel corso del libro, il lettore troverà diversi indizi e dettagli tali da iniziare a farsi un’idea di quale località balneare si tratti, ma è solo verso la fine del libro che se ne avrà certezza sebbene la Avallone non ne faccia menzione e tantomeno lo farò io.
Social Media Manager e Scrittrice