Il libro Lettera a un bambino mai nato è stato pubblicato la prima volta nel 1975 riscuotendo immediatamente un grande successo e non solo per la fama di Oriana Fallaci ma soprattutto per il tema caldissimo in quegli anni sulla legalizzazione dell’aborto che si tramuterà da reato in diritto nel 1978 con la legge 194.
Stanotte ho saputo che c’eri: una goccia di vita scappata dal nulla. Me ne stavo con gli occhi spalancati nel buio e d’un tratto, in quel buio, s’è acceso un lampo di certezza: sì c’eri. Esistevi.
Un incipit difficile da dimenticare che traccia sin dalle sue battute la magia del dialogo di una donna al suo bambino.
Il dibattito rivela tutti i dubbi e le incertezza di una donna che, inizialmente, vive come ingombrante questa nuova vita che si è insinuata in lei ma che, andando avanti, ama e desidera con sempre maggiore attaccamento.
L’esito finale del libro è esplicito già dal titolo e leggendo Lettera a un bambino mai nato non è il finale che si cerca bensì quell’introspezione che porta la donna a chiedersi quale diritto abbia lei di mettere al mondo un essere umano in un mondo cattivo, carico di odio e disparità, un mondo fatto di guerra e di lotte continue, un mondo dove essere donna significa iniziare con un passo indietro rispetto agli uomini, dove ogni essere umano è costretto a lottare con le unghie e con i denti per difendersi dagli altri essere umani.
Se in alcune pagine sembra parlare come una donna priva di alcun senso materno in altre dimostrando di avere una visione della maternità moderna e all’avanguardia rispetto agli anni in cui ha scritto il libro.
È un libro forte, a volte cinico, e la Fallaci ci regala pagine struggenti. È una donna libera e coraggiosa che scrive come madre libera e coraggiosa perché i figli, in fondo, non sono i nostri; i figli ci accompagnano per la vita e non è madre colei che lo partorisce ma colei o colui che lo cresce con quello spirito libero e coraggioso affinché il bambino possa affrontare al meglio le sfide della vita.
Lessi la prima volta Lettera a un bambino mai nato che ero giovanissima e ne rimasi affascinata. L’ho riletto ora, oltre trent’anni dopo e con una figlia grande, e le sensazioni sono state più intense per una maggiore consapevolezza verso i timori e le gioie vissute dalla protagonista e, sicuramente, con un occhio meno critico e più indulgente al suo monologo di donna.
Lettera a un bambino mai nato è un libro di sole 100 pagine che offre momenti di riflessione che vi faranno commuovere, sorridere, pensare e che vi confermeranno come sia bellissimo poter dare la vita. Perché la vita, nel bene e nel male, è meravigliosa.
Ma il niente è da preferire al soffrire? Io perfino nelle pause in cui piango sui miei fallimenti, le mie delusioni, i miei strazi, concludo che soffrire sia da preferirsi al niente.
Social Media Manager e Scrittrice