Aurora, 39 anni, è una grande viaggiatrice, in solitaria o in compagnia di sorella o amici stretti. Donna attiva ed amante della vita, ha molte passioni tra cui quelle legate alle arti come teatro, scrittura e fotografia e due pelosette, la gatta Alice e Agnese la cagnolina. Non fa solo un lavoro anche se, come dice lei, quello che le permette di pagare le bollette non la rappresenta e quello che più le piace è fare la coordinatrice per l’organizzazione di viaggi ‘Vagabondo’. Il viaggio che ha scelto ci porta nel lontano Oriente, in Giappone, nato in modo particolare e legato ad un suo grande amico, di quelli veri che si incontrano nell’età dell’adolescenza, quando si parla di libertà, di piani per il futuro e di quando si sarà grandi a 35 anni. Per il diciottesimo compleanno si promisero di non invecchiare mai, di non andare in resort o in villaggi turistici e di farsi un viaggio insieme, il ‘loro’.
Come nasce la scelta di questa destinazione così lontana?
Passavano gli anni e con il mio amico rinnovavamo la promessa, la vita correva e noi continuavamo a pensare al nostro progetto, un po’ per abitudine e un po’ per non demoralizzarci del tempo che passava. Purtroppo, prima dei fatidici 35, lui partì per il viaggio più lontano, lo persi. Non persi, però, l’idea della nostra promessa. Avevo finalmente 35 anni, era il giorno dell’anniversario della sua dipartenza. Stavo ascoltando la nostra canzone “Una donna per amico”, piangevo e, non so come, alla fine ho prenotato il nostro viaggio per il Sol Levante. Ho preso il biglietto aereo, ho chiacchierato con un paio di amici che erano già andati lì, ho comprato la guida Lonely Planet (aperta solo poi sull’aereo), e dopo un mesetto da quel click ero a Tokyo.
Com’è il Giappone?
É un ‘mondo nel mondo’, ogni angolo parla dei cartoni animati nipponici che hanno accompagnato chi è cresciuto negli anni ’80. I giapponesi sono accoglienti. L’importante è essere rispettosi delle loro regole, come per esempio non soffiarsi il naso in pubblico o non farsi vedere i tatuaggi che hai sul corpo. L’ho travato molto spirituale, anche se appena giunta in aeroporto a Tokyo sono stata intervistata da alcune tv per il mio essere donna occidentale con occhi grandi e particolari come piacciono a loro, con capelli che all’epoca erano rasati da un lato e di colore lilla e viola. Lì ho provato tanta libertà, mi sono spesso emozionata, anche con qualche lacrima. La città, secondo me, va visitata per bene, anche con un giorno dedicato ad andare in giro ‘a naso all’aria’ per scoprire e ammirare ogni angolo cittadino. Inoltre, di domenica, ci sono i mercatini delle pulci, dove si può comprare cibo e oggettistica varia. Da non perdere le città di Kyoto e Hiroshima, con le profonde contraddizioni giapponesi, tradizione e innovazione scientifica. Incantevole, e da visitare senza dubbio, l’isola che si trova di fronte a quest’ultima, Miyajima, dove ho visto un’alba mozzafiato e dove si può ammirare il portale d’ingresso, il famoso Torii, da cui i visitatori sono tenuti a passare, collocato in mare di fronte al tempio shintoista di Itsukushima che si trova sull’isola, costruito su palafitte e inserito nell’elenco dei Patrimoni Unesco.
Cosa cerchi in un viaggio?
Nel viaggio cerco qualcosa che mi stupisca, cerco l’anima e il posto dove vorrò invecchiare. Le emozioni non sono mai scontate, mi rendo conto di piangere molto, mi sfogo di tutte le frustrazioni della vita reale, sono realmente chi voglio essere ed abbandono ogni costruzione obbligata. Il viaggio in Giappone, ad esempio, è stato il più forte a livello introspettivo, non ero da sola, avevo sempre il mio amico con me. Mi sono accorta che mi capitava di parlarci anche a voce alta, gli chiedevo cose, i perché sulla vita e cosa volesse mangiare per pranzo. Devo dire che è un Paese talmente tanto libero che puoi essere solo tra la gente e mai sentirti strano di esserlo, anche se parli da solo.
Quando vai in giro sei una ‘chiacchierona’ o stai più sulle tue?
Parlo anche con i sassi. Se la lingua non me lo permette riesco comunque a parlare in altri modi, viaggiando per ostelli è più facile trovare viaggiatori solitari come me, con cui ci si scambia storie, viaggi ed idee per il futuro. Anche se sono in compagnia è la stessa cosa, parliamo e scopriamo. Quando ‘porto’ i viaggi come coordinatrice, ci si scopre un po’ di più nei gruppi. Ho conosciuto delle persone che sono diventate poi miei grandi amici. Ad esempio in Giappone ho incontrato un ragazzo e sono anni che ci scriviamo e capita di incontrarci da qualche parte nel mondo, anche solo per un caffè a Parigi. Sono molto social, a tante persone piace seguire i miei viaggi e mi spingono a raccontare con foto e dirette. L’emozione predominante è assolutamente la “fame”, intesa come curiosità per posti, usi e costumi e sì, anche cibo. Immagino la vita delle persone e ne voglio far parte. La mia emozione è la voglia di vivere.
Tieni un diario di viaggio?
Sì, scrivo riflessioni, sensazioni e pensieri che chiamo considerazioni: dalla bellezza di un paesaggio, o un tramonto che mi ha emozionato alla curiosità di ascoltare i bambini piccoli che parlano, dagli spostamenti che faccio alle notti in cui ho dormito male, o un’avventura particolare.
Cosa ti porti a casa dai tuoi viaggi
Faccio tante foto e acquisti particolari, spesso ai mercatini dei posti che visito. Ad esempio a Tokyo ho acquistato dei kimoni ad un mercato tipo via Sannio a Roma, pagati cifre irrisorie, ma fatti di seta. Porto spezie o cibo. Porto a pochi amici ed ai miei familiari quello che mi ha fatto sentire bene nel viaggio. Immancabile un gufo per la mia mamma, ne avrà più di mille oramai.
Al rientro cosa fai come prima cosa?
Al rientro faccio la lavatrice e la doccia. Mi preparo o mi preparano un piatto di pasta. Racconto sì, ma non tanto il viaggio che ho fatto, ma chi ho incontrato le emozioni e le situazioni strane nelle quali incappo. E poi pubblico le miei considerazioni con le foto, in romanesco e con toni ironici o sarcastiche.
Cosa puoi suggerire a ragazze e donne che vogliono iniziare a viaggiare da sole?
Di iniziare ad andare da sole a cena fuori, al cinema o a fare una passeggiata nella propria città e vedere se si prova imbarazzo. Tra le nazioni che ho visitato, per me Cuba e il Giappone sono tra le più sicure, assieme a Budapest (Ungheria). Bisogna comunque sempre stare con gli occhi aperti, direi di ‘non accettare le caramelle dagli sconosciuti’.
Un invito che faccio a tutti, è quello di portare in giro per il mondo un ‘turismo intelligente’, vale a dire capire e rispettare persone, animali e modi di vivere del territorio che visitiamo, perché siamo ospiti a casa di altri.
Sociologa e formatrice, romana, ma da tanti anni a Pomezia, mi occupo di
comunicazione, viaggi e scienze sociali soprattutto su tematiche inerenti l’infanzia, l’adolescenza e le questioni di genere.