di Carlo Di Porto
La chiamano così gli storici del calcio, la partita del 17 giugno 1970 disputata allo stadio Azteca di Città del Messico, semifinale di un mondiale vinto dal Brasile stellare di Rivelino, Gerson, Tostao e Pelè. Un mondiale passato alla storia per ‘questa’ partita in cui però quel Brasile non c’era, perché in campo ci andarono Italia e Germania. Quella notte, per centoventi minuti, il calcio ha scritto una delle pagine più belle della sua storia, una notte di giugno, calda, afosa, una di quelle notti in cui le finestre illuminate nelle case raccontavano di un Paese sveglio davanti alla televisione, ipnotizzato dalla voce di Nando Martellini, un altro che a proposito di storia del calcio qualche cosa potrebbe dire. Famiglie intere, bambini che avevano ottenuto dalle mamme il permesso di rimanere alzati fino a tardi, tanto la scuola il giorno dopo non c’era e nemmeno gli esami. L’Italia si era stretta, unita da una maglia azzurra. Accarezzava Riva, Rivera, Mazzola, eroi di una Italia ancora tramortita dal ’68 appena passato, e con gli anni di piombo dietro l’angolo.
L’Italia segna subito, una rasoiata di Boninsegna dopo una manciata di minuti ci porta in paradiso, regge bene poi l’urto di una nazionale tedesca fortissima, sospinta da Franz Beckenbauer e da quel Gerd Muller, folletto sgraziato che come sfiora un pallone fa goal, sempre. Regge fino al novantesimo minuto, quando Schnellinger arpiona un pallone in mezzo l’area di rigore e pareggia. Sembra la fine di un sogno, si vive lo sconforto, un sentimento tutto italiano, il presagio di una fine che sembra già scritta “ma ti pare che vinciamo noi?”. Al novantaquattresimo il goal di Gerd Muller (e ti pareva) sembra certificare il tutto, eccola la fine. No! l’Italia pareggia, segna Burnich che per fortuna di tedesco ha solo il nome e siamo solo al novantottesimo, segna ancora Riva siamo in vantaggio e siamo al centoquattresimo, è sfiancante solo scriverlo un numero così. Ci si abbraccia, si piange, si fuma e chissenefrega che ore sono. Italia-Germania è adesso, non dorme nessuno. Segna ancora Gerd Muller, insopportabile Gerd Muller, la disperazione ci assale, siamo 3-3 e mancano un pugno di minuti alla fine della partita. E Adesso? È finito tutto, per i tifosi non c’è più niente da fumare, da bere, niente da rompere! Ma l’Italia c’è ancora. C’è Gianni Rivera che segna il rigore in movimento più importante della storia del calcio nazionale, si la storia, sempre la storia, la storia stavolta siamo noi. L’Italia esplode abbracciandosi, perché in quella storia, stavolta, ci siamo noi e ci saremo per sempre, perché di “Partido del siglo” ce ne sarà sempre e solo uno.