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La nuova stagione di Silvia Ballestra

By Silvia De Felice on 22 Maggio 2020
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La nuova stagione di Silvia Ballestra

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La nuova stagione: uno dei dodici candidati alla 74° Edizione de Il Premio Strega 2020

 

La terra, due sorelle e la loro madre sono i personaggi principali di questo libro che parla di radici, che ci racconta storie di presente e di passato. Un romanzo ambientato in un pezzo d’Italia che sta a metà tra il nord e il sud, che sa di monti, valli, mare e terremoti; profuma di frutta, sudore, attaccamento e fatica ad una terra che tanto da’ e tanto leva.

La famiglia è patriarcale, di quelle famiglie di una volta in cui era il padre che comandava e si sfiancava nella lotta contro stagioni, clima, crisi economica e grandi società interessate ai profitti più che alla qualità. Ma questo padre un po’ sui generis, vuole proteggere le sue figlie, permette che si allontanino e che trovino una loro strada lontano da quei campi dolorosi.

Olga e Nadia però, a metà della loro vita, ritornano, per tagliare le loro radici; non vogliono più preoccuparsi di siccità, espropri e pestilenze. Poi c’è Liliana, la loro madre, chiacchierona, indipendente e ipocondriaca; amata ma spesso sopportata a fatica. Donne combattive in un mondo di uomini: geometri, notai, fantomatici mediatori e un nugolo di compratori, avvoltoi veri e finti che con pochi spiccioli cercano di accaparrarsi terre feconde per affari più o meno loschi.

Tra tutte queste figure però, unica vera protagonista rimane lei, la terra, le radici, le origini; la terra di ieri e di oggi.

Uno stile, a mio modesto parere, liscio, scorrevole, a tratti forse un po’ prolisso. Un libro che da una parte mi ricorda “Io Resto qui” di Marco Balzano, meno grigio però, meno doloroso. Dall’altra, mi riporta alla mente “Bella mia” di Donatella Di Pietrantonio, luoghi vicini, martoriati dal terremoto, luoghi in cui la gente non molla; rispetto a quest’ultimo però meno passionale, meno emozionante.

Da leggere? Si, se lo hanno scelto come candidato ad un premio così importante un motivo ci sarà.

 

Dopo quello che era successo, un nuovo affetto ci legava a quei posti. Una volontà di cura, di protezione, di conoscenza.

 

 

SINOSSI

Si narra che la Sibilla, adirata contro le fate che si attardavano a ballare il saltarello con i pastori, avrebbe scagliato loro le pietre che divennero poi il paese di Arquata del Tronto: pietre destinate a rotolare di nuovo, drammaticamente, durante il terremoto. Le sorelle Nadia e Olga si sentono a casa proprio qui, in questa terra che si muove, e che scendendo dai monti Sibillini verso il mare si fa campagna. Il loro papà ha trascorso la vita coltivando i campi, perciò ancora oggi la famiglia viene trattata con rispetto. Ma adesso tutto è cambiato. L’amore e il lavoro hanno portato Olga e Nadia lontano, i figli sono cittadini del mondo. La gente vuole fragole e susine anche a gennaio. E’ una nuova stagione. E’ tempo di separarsi dalla terra. Inizia per le sorelle un viaggio a ritroso, nella memoria, e uno reale, attraverso gli incredibili colloqui con i possibili acquirenti del terreno, ex mezzadri arricchiti o emissari di multinazionali della frutta; tutti maschi, tutti ambigui, tutti apparentemente incapaci di capire quanto male facciano le radici quando bisogna tagliarle. E’ davvero tutto immutabile nell’avvicendarsi delle generazioni, dei raccolti? Possiamo ancora sperare di lasciare questo pianeta un po’ migliore di come lo abbiamo ricevuto?

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