Una Giornata per dire ‘no’ alla violenza di genere

Il 25 novembre, la
Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, è di fatto una giornata
contro la violazione dei diritti umani che comprende la violenza fisica,
psicologica, economica e sessuale.

Sono 3.100 casi di
femminicidi in Italia dal 2000 al 2018, circa 3 a settimana con il 72 % delle
vittime uccise da un parente, o ex partner: il 25% per liti, il 22,2% per
disturbi psichici, il 12% per disabilità della vittima, il 30,6% per motivi
passionali (Fonte Eures 2018). Un’altra ricerca condotta dall’Associazione
Differenza Donna ha fatto riemergere cifre riguardanti le donne con disabilità:
dalla metà del 2014 ad oggi sono 98 e hanno un’età media di 36 anni in un range
tra i 18 e i 67 anni. Il 97% di quelle accolte nei centri antiviolenza o nelle
Case rifugio sono italiane, il 27% ha subito maltrattamenti in famiglia, e il
73% violenza sessuale da familiari e conoscenti. Per l’Organizzazione mondiale
della sanità (rapporto ‘Valutazione globale e regionale della violenza contro
le donne: diffusione e conseguenze sulla salute dagli abusi sessuali da parte
di un partner intimo o da sconosciuti’) la violenza risulta essere ‘un problema
di portata globale enorme’. L’abuso fisico e sessuale è un problema sanitario
che colpisce oltre il 35% delle donne nel mondo, e viene inflitto per il 30% da
un partner intimo.

Per quanto riguarda la legislazione sulla violenza in Italia, la prima significativa innovazione in fatto di leggi in materia di violenza sessuale è stata la L. 66/96 che considerò la violenza contro le donne un delitto contro la libertà personale, mentre prima era un delitto contro la moralità pubblica ed il buon costume. La legge 154/2001 introduce nuove misure volte constrastare i casi di violenza all’interno delle mura domestiche, con l’allontanamento del familiare violento. Nello stesso anno la legge 60 e la legge 134 sul patrocinio a spese dello Stato per le donne senza mezzi economici, sono divenuti strumenti fondamentali a sostegno dei diritti di genere. La legge 38/2009 ha inasprito le pene per la violenza sessuale ed introdotto lo stalking, il reato di atti persecutori.

Un passo avanti, storico,
nel contrasto della violenza di genere l’Italia si fa con la legge 77/2013,
approvando la ratifica della Convenzione di Istanbul del maggio 2011; nel 2013,
con la legge 119 si converte in legge il decreto legge 93/2013 che reca
disposizioni in materia di sicurezza e per contrastare la violenza contro le
donne. Nel novembre 2017 sono state approvate, con Dpcm, ‘Le linee guida per le
Aziende sanitarie e le aziende ospedaliere in tema di soccorso e assistenza
socio-sanitaria alle donne vittime di violenza’ per intervenire adeguatamente
nel trattamento delle conseguenze fisiche e psicologiche che la violenza
maschile produce sulla salute delle donne. Le linee guida prevedono, dopo il
triage infermieristico, una codifica per garantire una visita medica per
ridurre i tempi di ripensamenti vari.

Da un’indagine del 5 marzo
2019 dell’Agenzia dei diritti fondamentali dell’Unione europea (Fra) presentata
a Bruxelles, emerge una novità: le domande, tutte uguali, somministrate alle
cittadine europee avevano un unico parametro di valutazione per vedere anche l’impatto
delle diverse politiche nazionali. Oltre 42 mila sono state le donne
interpellate tra i 18 e i 74 anni che hanno risposto su abusi in ambito
familiare e lavorativo. Dall’indagine emerge che solo il 14% ha denunciato l’episodio
di violenza per la violenza che, a detta delle intervistate, può essere
superata con il supporto anche pratico delle associazioni del settore. I
prossimi passi sono indirizzati dunque all’adozione, da parte degli Stati
Membri, di politiche a favore della valutazione periodica degli impatti di tali
azioni. Il numero da chiamare, se si è vittima di violenza, è il 1522, gratuito
su tutto il territorio italiano, attivo 24 ore al giorno per tutto l’anno.