Piano territoriale paesistico del Lazio: approvazione e polemiche

Il Consiglio regionale del Lazio, dopo una maratona d’Aula durata tre giorni e con il voto arrivato alle 6 del mattino del 2 agosto, ha approvato a maggioranza il Piano territoriale paesistico regionale.

Tale documento sostituisce i Piani territoriali paesistici (Ptp) e diviene così un unico piano paesaggistico per l’intero ambito regionale, ad eccezione della parte di territorio relativa al Piano Valle della Caffarella, Appia antica e Acquedotti.

Il Ptpr è un piano paesaggistico che sottopone a specifica normativa d’uso l’intero territorio della Regione Lazio e che si pone l’obiettivo di salvaguardare i valori del paesaggio, come previsto nel Codice dei beni culturali e del paesaggio.

Le norme contenute nel Piano sono sovraordinate rispetto alla pianificazione urbanistica delle Province e dei Comuni e rappresentano un riferimento cartografico univoco e completamente informatizzato per l’individuazione e la perimetrazione dei beni paesaggistici.

Detto questo grandi sono state le proteste per le modalità e i tempi dei lavori d’Aula, specie da parte dei gruppi consiliari del Movimento 5 stelle e di Fratelli d’Italia: critiche che hanno puntato, in particolare, all’esiguo tempo concesso per esaminare gli ultimi quattro sub-emendamenti, presentati a notte fonda dall’assessore regionale all’Urbanistica Massimiliano Valeriani, che hanno completamente sostituito alcune parti del provvedimento.

“Il Ptpr – ha affermato il Governatore Zingaretti – è uno strumento fondamentale per garantire regole chiare nella gestione del territorio col quale coniughiamo i due elementi fondamentali citati nell’articolo 9 della Costituzione: paesaggio e patrimonio. E allo stesso tempo portiamo a compimento uno dei punti programmatici più importanti che avevamo prefissato all’inizio di questa legislatura. La nostra è la quinta Regione italiana ad approvare in Consiglio il Piano a dimostrazione dell’impegno di tutti per raggiungere gli importanti obiettivi prefissati in questi cinque anni di governo. Nel Lazio si volta pagina compiendo un salto di qualità in un settore strategico per lo sviluppo del nostro territorio consentendo di soddisfare le richieste di amministratori locali, operatori economici, associazioni ambientaliste e cittadini”

“Uno strumento atteso da oltre venti anni, che disciplina in modo chiaro e univoco l’uso del territorio regionale – aggiunge l’Assessore Valeriani – una grande soddisfazione aver guidato nel corso di questi mesi la redazione e la condivisione di un atto fondamentale”

Critico invece il deputato di Leu e consigliere di Sinistra per Roma, Stefano Fassina, il quale afferma che “in generale è un passo avanti ma per Roma è l’ennesima occasione persa: il centro storico della Capitale, sito Unesco, viene escluso dal Ptpr e rimane preda di ulteriore scempio edilizio. È stato infatti respinto l’emendamento presentato da alcune consiglieri e consigliere della maggioranza, oltre che dal Gruppo M5S. Prevedevano le autorizzazioni paesaggistiche della Soprintendenza anziché gli attuali pareri non vincolanti che, invece, restano tal quali”.

Voto contrario in Aula Consiliare da parte del Movimento 5 stelle, che critica aspramente il provvedimento.

“Il partito trasversale del mattone – ha tuonato la Consigliera pentastellata Valentina Corrado – dopo aver interrotto il lavoro istruttorio con il Mibac a seguito dell’intesa e aver con un colpo di mano cancellato il piano oggetto di co-pianificazione, ha dato il meglio di sé, approvando un piano che deroga alle sue stesse norme e che consente gli interventi previsti dal piano casa in deroga alle norme di tutela previste dal piano territoriale paesaggistico. Non c’è mai fine al peggio e questo epilogo è rappresentativo della spavalderia e della prepotenza di certe forze politiche di sentirsi al di sopra della legge facendosi portatrici di interessi tutt’altro che necessari per la collettività”.

E sembra proprio che il Ministero dei Beni culturali impugnerà il Piano territoriale paesaggistico, appena approvato, proprio perché non sarebbe stato coinvolto nella redazione del provvedimento come invece prevede il Codice dei Beni Culturali del Paesaggio, firmato nel 2013.

Non solo.

Nel maxi-emendamento presentato nottetempo alla Pisana emergerebbero anche una serie di norme che non sembrerebbero tutelare come si dovrebbe il territorio, ad esempio aumenti di cubature per immobili piuttosto che per strutture connesse alle attività di stabilimenti balneari nelle coste marittime o lacustri.

Si evincerebbe, tra le altre cose, fatte salve alcune ipotesi previste dal Codice dei Beni Culturali, la possibilità di procedere a interventi di ristrutturazione edilizia e, limitatamente alle strutture di interesse pubblico o destinate ad attività produttive e agli impianti e alle attrezzature sportive, ad ampliamenti che comportino la realizzazione di un volume non superiore al 20% del volume dell’edificio esistente.

In parole povere si prevederebbe la possibilità di ampliare fino al 20% le cubature degli immobili in questione, derogando al Ptpr appena approvato.

Poi c’è il tema relativo alle coste marittime e lacustri: nel caso di una concessione di 10 mila metri quadrati verrebbe offerta la possibilità di costruire manufatti di 2000 metri cubi.

Prima l’indice di riferimento per le coste marittime era pari allo 0,001, ora con questo nuovo parametro le cubature possibili per un manufatto aumenterebbero in modo esponenziale.

Aspettiamo la pubblicazione ufficiale e ne sapremo di più.