L’Assemblea legislativa veneta ha approvato nei giorni scorsi all’unanimità il Progetto di legge n. 394, primo firmatario il Presidente del Consiglio regionale Roberto Ciambetti, “Norme per il riconoscimento ed il sostegno del fenomeno sociale del controllo di vicinato nell’ambito di un sistema
di cooperazione interistituzionale integrata per la promozione della
sicurezza e della legalità”.
Lo scopo di quella che poi è divenuta legge (n. 34 dell’8 agosto 2019), in sintesi, è la promozione della collaborazione tra amministrazioni statali, istituzioni locali e società civile al fine di sostenere processi di partecipazione alle politiche pubbliche per la promozione della sicurezza urbana e integrata.
Da questo punto di vista il controllo di vicinato è inteso quale strumento di promozione della sicurezza e della legalità in forza della partecipazione attiva dei cittadini, attraverso un controllo informale della zona di residenza e della cooperazione tra cittadini, Enti locali e Forze dell’Ordine.
Con questo atto, la Giunta regionale potrà promuovere la stipula di accordi
e protocolli di intesa per il controllo di vicinato con gli Uffici Territoriali di Governo e sostenere il controllo di vicinato, ad esempio specificando le modalità operative della comunicazione delle segnalazioni, assegnando contributi a Enti Locali, singoli e associati, o definendo linee guida per le iniziative di informazione e formazione nell’ambito dei Protocolli d’Intesa.
Nel corso degli interventi in Assemblea regionale c’è stato ovviamente spazio alle solite importanti raccomandazioni: in particolare, che il controllo di vicinato non dovrà sostituirsi alle forze dell’ordine, proprio per evitare che esperienze belle e positive come questa possano diventare terreno fertile per ronde e attività di “giustizia fai da te”.
Il campo di applicazione di tale progetto di sicurezza partecipata è non solo quello della “security”, ma anche quello del “safety”: in parole povere, non solo sicurezza, ma anche un canale attraverso il quale veicolare segnalazioni e informazioni al comune di appartenenza per attivare in maniera efficace ed efficiente i diversi uffici preposti.
Il controllo di vicinato è una realtà positiva e una buona pratica in tutta Italia, in quanto presuppone proprio la partecipazione attiva dei cittadini, lo sviluppo della comunità locale, la valorizzazione di percorsi di relazione e inclusione e di conoscenza del territorio.
Non può sostituirsi, come si accennava prima, alle forze dell’ordine e di polizia, non può intervenire in caso di reato, né fare indagini su altri cittadini, pedinamenti oppure schedare le persone.
L’obiettivo è più semplice e di facile raggiungimento: osservare il territorio e segnalare alle istituzioni, senza alcun trattamento dei dati personali.
La sicurezza partecipata e il controllo di vicinato, pian piano, stanno diventando, grazie anche a questo atto dell’Assemblea regionale veneta, patrimonio culturale, prima che legislativo, di tutta Italia, rinascita del senso civico e strumento autentico di solidarietà davanti ad ogni forma di devianza o di fronte a situazioni anomale.
Il controllo di vicinato, presente tra l’altro anche a Pomezia dalla fine del 2014 – è bene sempre ricordarlo – è uno strumento di prevenzione e promozione della sicurezza urbana, contro il rischio di reati predatori, ma è soprattutto un mezzo importante per riattivare la solidarietà tra i cittadini.
Con questa legge viene trasformata una consuetudine in norma, visto che si va a riconoscere una serie di esperienze già presenti, in maniera molteplice, nel territorio: non il controllo del vicino di casa, quanto piuttosto prestare attenzione a quanto accade attorno a noi.
Come diceva Jane Jacobs, antropologa statunitense, “la prima cosa da capire è che l’ordine pubblico nelle strade e sui marciapiedi delle città non è mantenuto principalmente dalla polizia, per quanto questa possa essere necessaria: esso è mantenuto soprattutto da una complessa e quasi inconscia rete di controlli spontanei e di norme accettate e fatte osservare dagli abitanti stessi”.
Questa è la sicurezza partecipata: teniamo sempre bene a mente che l’indifferenza lascia spazi enormi alla solitudine e al contempo crea anche il terreno migliore per devianza e forme di violenza.
La prevenzione svolta dai cittadini diviene così un deterrente importante anche nei confronti dei malavitosi, un’arma efficiente per aiutare le persone sole e i più vulnerabili.
Nato a Napoli, cresciuto a Roma e residente a Pomezia ormai da quindici anni, giornalista pubblicista, mi occupo da sempre di comunicazione e sono convinto che l’impegno civico, unito all’amore per il proprio territorio, possa essere un grande stimolo alla crescita di una collettività partecipe e consapevole