Blocchi mentali

Grazie alla rete siamo in grado di essere informati in tempo reale su ogni fatto che accada in qualsiasi parte del mondo. Abbiamo, quindi la possibilità di farci un’idea sul nostro tempo che non sia soltanto frutto di ciò che si dice, ma di ciò che realmente accade.

Peraltro, la struttura “democratica” della rete ci permette di scegliere la notizia che riteniamo più interessante, anche se, bisogna riconoscerlo, l’abbondanza porta al disordine e al disorientamento. Marshall Mc Luhan paventava, infatti, il rischio di essere “disinformati per eccesso di notizie”.

Certamente abbiamo, come mai nella storia dell’umanità, la possibilità essere informati e avere accesso a notizie su ogni questione, giuste o sbagliate che siano.

Dovremmo quindi essere informati su tutto o comunque essere curiosi e interessati di conoscere, anche in considerazione della facilità con cui si può accedere a ogni informazione, su qualunque tema.

Le persone, informate o desiderose di esserlo, di solito, non hanno fretta di prendere posizione e non si accontentano dei titoli dei giornali o dei blog. E comunque, prima di prendere posizione, prendono tempo: quello necessario a informarsi e avere una cognizione reale.

Ma le cose non stanno affatto così. Nonostante la potenzialità straordinaria dei mezzi di informazione e comunicazione, la maggior parte delle persone preferisce prendere posizione, prima ancora di sapere. Anzi, una volta che ha preso posizione non avverte alcuna curiosità. E se prova a informarsi lo fa solo per confermare ciò che ha già “deciso”, prima ancora di sapere.

È un fenomeno strano e irrazionale, ma tremendamente diffuso: non c’è alcuna ragione “logica” che possa indurre le persone a schierarsi prima ancora di conoscere o a mantenere una posizione anche dopo avere avuto piena cognizione. Ma allora perché accade?

Non possiamo nascondere che noi piace contrapporci. E la contrapposizione può essere nobile, se fondata su valori, ma può essere solo un schieramento o persino una sottomissione a una parte, se si riduce nella costante difesa dei “nostri” qualunque cosa facciano e nell’attacco ai “loro” qualunque cosa accada.

Una società civile ha bisogno di luoghi reali e ideali in cui incontrarsi. Ma ciò diventa impossibile se ogni relazione si traduce in uno scontro tra blocchi contrapposti. Che non hanno alcuna natura politica o valoriale. Se l’avessero proverebbero gli stessi sentimenti per tutte le occasioni in cui ciò si renderebbe utile e necessario. Le emozioni, invece, anche le più accese, sono “comandate” dalle logiche del “blocco”.

Un argomento diventa interessante e oggetto di interesse se è funzionale allo scontro e alla contrapposizione, altrimenti non ha alcuna importanza.

Se fossimo attenti ai valori ci scalderemmo anche per le famiglie terremotate ancora senza un sistemazione stabile, per i fatti di corruzione nei grandi appalti, per le violenze sui minori messe in atto da chi dovrebbe occuparsi dei servizi sociali, ecc.

Invece non è così: interessano solo i fatti che possono spendersi “politicamente”, con un atteggiamento “cinico” che definisce “valore umano” solo ciò che conviene.

Ma ciò che è più grave è che si fa fatica a riportare le questioni sul tema dei valori in gioco.

La moderazione appare come forma di estremismo e di diserzione rispetto alla “battaglia delle posizioni”

Santo Fabiano