Il 2 giugno 1946 (e la mattina del 3 giugno) il popolo italiano è stato chiamato a decidere. Gli italiani scelsero la repubblica, con 12.718.641 voti contro i 10.718.502 della monarchia, in un clima conflittuale e con un Paese diviso in due metà, tra nord e sud, anche nel voto, fino al punto di paventare brogli (che non è credibile evocare) e di ricorrere a interpretazioni sul calcolo dei voti e la maggioranza richiesta. Tant’è che la procedura di proclamazione avvenne prima della formalizzazione da parte della Corte di Cassazione, proprio per evitare il perdurare delle contrapposizioni.
Ma quella decisione è stata giusta e opportuna. E sicuramente nessuno che abbia buon senso, vorrà metterne in discussione il valore straordinario, in termini di rinascita sociale, culturale, politica e democratica.
Le divisioni con il tempo si sono superate (fatta eccezione per qualche insignificante frangia nostalgica) ed è cresciuta, nel Paese, la diffusa esigenza di sentirsi uniti intorno ai valori su cui si fonda la convivenza civile e democratica, fino al punto da considerare “il passato” come elemento da superare e sostituire con il “nuovo”.
E’ in questo clima di entusiasmo condiviso che la Nazione ha trovato le ragioni per “ritrovarsi” e ha saputo dare una grande prova, sia all’interno, sia all’estero. Se guardiamo le cronache dell’epoca troviamo un Paese fiero della propria rinascita democratica e repubblicana e guardiano attento delle proprie istituzioni, perchè non rischiassero di precipitare verso i “fantasmi del passato”.
Dobbiamo essere orgogliosi di appartenere a un popolo che ha saputo ricostruirsi in modo sano e in così poco tempo, assicurando una crescita, anche economica che ha portato a ciò che, negli anni sessanta, è stato definito un “boom”.
Ebbene, il 2 giugno è la ricorrenza di tutto questo. Non solo della data in cui si è celebra il referendum del 1946, ma di quella in cui il Paese comincia a interrogarsi con quali valori affrontare la sfida della scelta democratica e repubblicana.
Perchè si tratta di una sfida. Ciascuno, singolarmente, ha la tentazione alla dittatura di sé o di chi gli è simpatico e viene spontaneo invocare la giustizia per la difesa dei diritti propri, prima che per i diritti degli altri.
Ma è una sfida che esprima la maturità di chi sceglie di “accettare la relazione” e di sentirsi “parte di una Nazione”.
Questa ricorrenza è l’occasione migliore per rinnovare (ma non in superficie) i valori che fondano la nostra Repubblica e isolare tutto ciò che ne compromette le fondamenta.
Santo Fabiano
una breve lettura consigliata: “sette storie sul referendum del 2 giugno”
formatore sui temi della “ecologia relazionale” negli ambiti di lavoro e analista di organizzazione, dopo una lunga esperienza come dirigente nelle pubbliche amministrazione, manager pubblico e city manager, si occupa adesso, in prevalenza di valutazione delle prestazioni e del monitoraggio dell’attività amministrativa e della prevenzione della corruzione nelle pubbliche amministrazioni. Collabora con riviste specialistiche sui temi del management pubblico e coordina il portale www.governolocale.net e il proprio www.santofabiano.it. Soltanto a pochi confida di gestire un proprio blog e collaborare con il portale di informazione www.terzobinario.it