Monday, April 7, 2025

La “insincerità” è meglio della menzogna

By Santo Fabiano on 8 Giugno 2019
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La “insincerità” è meglio della menzogna

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Che la verità non sia mai stata merce gradita a tutti e in ogni circostanza lo sappiamo da sempre, ma la menzogna non è proprio una bella condizione e persino chi si trova costretto a ricorrervi sente il bisogno di negare o di prendere le distanze. A meno che non sia un mentitore seriale che non avverte ormai nessun sussulto etico o morale, per il quale, tutto ciò che serve è “giusto” e finalizzato a una causa per la quale tutto è ampiamente giustificato, praticando una stretta coincidenza tra “vero” e “conveniente”.

Ma la menzogna, quella di chi afferma spudoratamente il falso, è roba d’altri tempi. Non si porta più. E’ impegnativa, può mettere in imbarazzo e c’è sempre qualcuno disposto a rinfacciarla.

Il grado più elevato del “mentitore” è il “negazionista”. Si tratta di persona abile, capace di sgusciare tra le affermazioni decise e particolarmente esperto nell’arte della negazione di tutto ciò che può creare imbarazzo, anche se accaduto qualche istante prima o (per i più abili) persino mentre sta accadendo. Come nel film in cui la moglie trova il marito a letto con un altra donna e questo, senza scomporsi, nega ogni cosa, mentre si ricompone e riassetta la stanza, fino a proseguire la conversazione in un altro luogo con la meraviglia di chi non comprende di cosa si stia parlando, lasciando alla moglie il ruolo di chi deve alzare i toni per affermare la verità, perdendo le staffe..

Ma il vero mentitore professionale dei nostri tempi è chi pratica la nobile arte della “insincerità”. Non è un tipo sincero, ma non si può affermare che utilizzi le menzogne.

L’insincero opera su due diversi livelli: uno etico e pubblico, nel quale annuncia l’adesione a valor e principi universali e condivisi dalle persone per bene; uno pratico nel quale fa il contrario, ma senza alcun rischio, avendo affermato in pubblico la difesa dei principi generali.

Così può accadere che si vada in piazza a difendere la pace e la tolleranza e poi si manifesti per impedire che altri svolgano un convegno o presentino un libro che sostiene idee opposte; di manifestare per la difesa dei diritti dei lavoratori e poi andare pagarsi la crociera con le quote sindacali; di presenziare tutte le cerimonie per la difesa dell’antimafia e poi trovarsi coinvolti in reati di stampo mafioso; di annunciare l’esigenza di certezza del diritto e poi produrre prescrizioni cervellotiche e contraddittorie; di mostrarsi come paladini della lotta alla corruzione, contrastare alcune iniziative e mostrare generose distrazioni su alcune altre, anche se importanti.

L’insincerità è elegante: non ha bisogno di ricorrere alla menzogna ed è capace di affermare valori nobili e dalla profondità emotiva, mentre si adottano comportamenti pratici di senso opposto e di basso profilo.

Perchè la gente “per bene” ha bisogno di chi sa apparire onesto e paladino di valori sani. Ed è disposta a perdonare se, dopo avere predicato bene, razzolerà male.

Ciò che conta è che non affermi valori negativi e che non ricorra alla menzogna. Poco importa se nella pratica fa cose diverse. Perchè, a pensarci bene….. come si fa a mettersi contro chi sta dalla parte dei lavoratori, dell’antimafia, della legalità, della anticorruzione?

E’ una questione “retorica”: Nessuno può mettersi contro chi si dichiara nemico del male senza rischiare di passare per il male stesso che si vuole combattere..

Che motivo c’è di cadere nella trappola della menzogna? In fondo, quando si affermano i valori si è sinceri. C’è solo il problema di volerli prescrivere agli altri e non a se stessi.

Se si afferma un principio che poi non si mette in pratica, non si è bugiardi…. semmai…. “insinceri”.

Santo Fabiano

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