Wednesday, July 3, 2024

Ma è davvero populismo?

By Santo Fabiano on 27 Maggio 2019
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Ma è davvero populismo?

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Non è un fatto nuovo che in battaglia si provi a denigrare l’avversario. In qualche modo aiuta a serrare le fila e a rafforzare le ragioni dello scontro. Ma la politica, specie se si tratta della forma di espressione di un popolo democratico, non dovrebbe utilizzare i toni della battaglia. Il tema, infatti, non dovrebbe essere quello della sconfitta dell’altro, ma la promozione di un progetto (appunto denominato politico) che sarebbe grave doversi esaurire nella semplice sostituzione di “noi” a “loro”.

E così gli elettori, a cui non è riconosciuto alcun ruolo nella proposta politica, ormai appannaggio di “apparati di affari”, assistono alle schermaglie di politici, sempre più pettegoli, aggressivi e dall’aspetto florido, che si sorprendono quando le istanze della popolazione si allontanano dall’interesse verso i temi di Bruxelles e si avvicinano a questioni di natura quotidiana, come la povertà, la sicurezza, la giustizia, il diritto al lavoro, la salute pubblica, i servizi essenziali.

Sono tutti temi che rappresentano una vera emergenza per una vasta parte della popolazione (almeno i due terzi), ma che sono avvertiti come argomenti fastidiosi da chi vive nell’agiatezza, sta a capo di partiti o sindacati, frequenta i palazzi dove si decide. E vivono di argomenti diversi e già nobili rispetto ai temi “popolari”, fino a sorprendersi che questi ultimi possano entrare a fare parte di un’agenda politica.

E viene definito “populismo” l’atteggiamento di chi vive di priorità elementari, non per scelta propria, ma proprio a seguito delle politiche salottiere di chi è riuscito a impoverire una nazione, mantenendo intatto il potere economico di chi la guida.

In poche parole siamo tutti uguali di fronte al debito pubblico, per il quale non possiamo permetterci i servizi sociali che servirebbero, ma siamo diversi quando si tratta di ripartire il denaro pubblico, sempre piò orientato a consolidare posizioni e finanziare speculazioni.

E’ questa condizione che ha ridotto le ideologie a istinti popolari e i confronti a scontri sociali. E i partiti fingono di lamentarsene, ma in fondo la trovano il tessuto ideale per la ricerca del consenso che non si alimenta più di ideologie, ma di promesse di qualche manciata di euro.

E’ in questo clima “populista” che può farla franca chiunque rubi o corrompa, che fioriscono soluzioni improponibili di paradisi, alternate a politiche austere; che persone con gli stessi bisogni si trovano a scontrarsi per sostenere fazioni diverse capeggiate da leader tutti uguali, nei programmi, nelle intenzioni, nelle frequentazioni e persino nei reati contro la fede pubblica o contro la pubblica amministrazione; che la giustizia può assicurare alle galere chi ruba per bisogno e invocare il complotto ogni volta che a farlo siano politici o loro parenti.

E c’è persino chi trova il gusto di vedere, in tutto questo, fascismo e comunismo. Ma è solo un trucco per illudere che i temi sono “altri” e che c’è sempre un nemico che ci impedisce di stare bene tutti.

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