La tolleranza e i legittimi impedimenti

Karl Popper

Con una decisione salutata da molti come “necessaria”, da altri come “opportuna” e da qualcuno persino “democratica”, si è imposto a un editore di smantellare il proprio stand allestito al salone del libro di Torino, colpevole di avere pubblicato un’intervista a Matteo Salvini. Premetto, per arginare le facili conclusioni estreme di qualche stupido, che chi scrive non nutre alcuna simpatia per l’uomo in oggetto, anzi, considera ciò che sta promuovendo, altamente pericoloso e persino, ormai, fuori controllo. Ma sorge spontanea una domanda: è legittimo pretendere di censurare tutto ciò che non condividiamo o persino di espellere chi promuove idee diverse o contrapposte alle nostre?

Ho sempre provato sentimenti di rabbia e impotenza nei confronti di coloro i quali, imbracciando valori civili e democratici manifestano il contrario di ciò che propongono e impediscono raduni e manifestazioni altrui. Questa moda, nel nostro Paese, è particolarmente diffusa, fino a considerare normale l’organizzazione di gruppi con l’intento dichiarato di boicottare o trasformare in scontro ogni incontro organizzato da forze politiche che si richiamano alla “destra”, con l’intento di impedirne lo svolgimento. Tutto ciò, invocando valori e brandendo simboli della storia democratica del nostro Paese, anche con il ricorso ai “metodi forti”.

E’ una moda diffusa che ha attribuito la patente di “normalità” ad atteggiamenti censurabili, sostenuti, dall’intento di contrastare il “nemico” che non ha trovato, come sarebbe stato auspicabile, il muro opposto del “buon senso”, ma la silenziosa complicità del perbenismo, per il quale esiste una violenza cattiva, da condannare come gesto grave ed evocativo di anni bui, e una violenza buona, da assolvere, perché espressione estrema di valori sani.

E la definizione di “buono” e “cattivo” è lasciata alla sensibilità di ciascuno. Si apprende adesso che un gruppo di estremisti, appartenenti alla destra, ha annunciato, per ripicca, di utilizzare lo stesso copione per contrastare un evento a cui parteciperà il sindaco di Riace, colpevole di appartenere alla parte opposta.

Quindi, chi milita a sinistra si sente legittimato di impedire le manifestazioni di destra e viceversa, chi milita a destra è altrettanto legittimato di impedire le manifestazioni di sinistra.

La questione non è banale ed esprime tutto il nostro senso della “tolleranza”, cioè del rispetto che abbiamo verso chi non la pensa come noi. E della fiducia nel cambiamento attraverso il dialogo e il confronto, nella convinzione che i valori “sani” siano tali perché dimostrabili nel confronto con quelli opposti. Altrimenti si tratta soltanto di una prevaricazione mascherata da difesa valoriale.

Chi è davvero “tollerante” non impedisce agli altri di esprimersi e si scandalizza quando qualcuno pretende di zittire gli avversari, manifestandosi così “intollerante”. Quindi, non si può essere tolleranti verso chi si manifesta intollerante.

Questo pensiero è stato abilmente espresso da Karl Popper ne  La società aperta e i suoi nemici, un’opera del 1945 in cui si legge: “La tolleranza illimitata porta alla scomparsa della tolleranza. Se estendiamo l’illimitata tolleranza anche a coloro che sono intolleranti, se non siamo disposti a difendere una società tollerante contro gli attacchi degli intolleranti, allora i tolleranti saranno distrutti e la tolleranza con essi.”

Santo Fabiano