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Populismi e dintorni

By Santo Fabiano on 4 Dicembre 2018
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Populismi e dintorni

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Il primo articolo della Costituzione reca: “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.” A leggerlo viene da stupirsi dell’uso dispregiativo che si fa oggi del termine “popolo”, come se si trattasse di qualcosa che non sia capace di esprimere niente di buono. Però sappiamo bene che, se il popolo tutto votasse nel modo sperato da qualcuno, nessuno lo considererebbe deteriore. Anzi, si direbbe che si è evoluto.

Certamente, non si tratta di denigrare il popolo, ma di prendere le distanze dagli eccessi che, infatti, sono definiti “populismo”. Ma sorge spontanea una domanda: quand’è che un comportamento del popolo può considerarsi un eccesso?

Ettore Petrolini, nel suo monologo nei panni di Nerone, affermava ” il popolo è ignorante… vo’ li quatrini… Basta che lo fai divertì il popolo è tuo…” E quando afferma “Roma rinascerà più bella e più superba che pria…” tutti in coro rispondono “bravo!” Da questo Petrolini, nei panni di Nerone afferma:  “E’ piaciuta questa parola… pria… Il popolo quando sente le parole difficili si affeziona… Ora gliela ridico… Più bella e più superba che pria” E il popolo, in coro risponde “bravo”, in un duetto esilarante.

Il popolo, quindi, da soggetto protagonista del modello democratico, diventa oggetto delle politiche di mantenimento del potere. E per questa ragione le politiche hanno cambiato pelle. Invece di essere orientate alla crescita della consapevolezza civica della base (o delle masse, come le chiamava qualcuno), hanno assunto la forma della propaganda. Ma anche qui c’è stata una rivoluzione: mentre un tempo la propaganda aveva lo scopo di promuovere valori, sui quali si marcavano le differenza tra una parte e l’altra, adesso, invece, si punta alla promozione di quelli che Maslow chiamerebbe i “bisogni primari”, cioè quelli più bassi. Ed essendo bassi e comuni a tutti, hanno portato alla scomparsa delle distinzioni tra una parte e l’altra.

Nessun partito più promuove valori “alti”. Tutti si riducono nel promettere denaro o privilegi, prebende o garanzie personali. E il messaggio politico ha lasciato i temi della speranza, della crescita, della fiducia, per assumere i toni  tipici degli imbonitori. E nell’assenza di progetti e programmi, l’oggetto dei temi della politica è sceso al livello personale. Si indaga sull’avversario, sulla sia vita, sui parenti, sui suoi vizi.

Nei talk show si urla, ci si insulta, si lanciano messaggi che sembrano minacce, si usano toni spregevoli e argomenti … come nemmeno nelle peggiori osterie. E il popolo?

Il popolo assiste allibito alla deriva “populista” della politica. Perché è la politica ad avere scelto temi e toni “popolani”.

Il popolo, quando trova progetti e speranze, che siano credibili (qualche volta anche se non lo sono) sa risvegliarsi. Ma a volere che non si svegli è proprio il modo contemporaneo di fare politica. Ci vogliono legati ai bisogni elementari, pronti alla rissa e disponibili riempire le piazze, anche senza conoscere la ragione.

E’ sempre attuale il monologo di Petrolini che si chiude così:

NERONE – Domani …. Domani …. Domani …. Quanti ne abbiamo …. Domani ne abbiamo …. Saranno fatte grandi distribuzioni di vino, di olio, di pane e di sesterzi… Panem et circentibus…

VOCE DEL POPOLO – (da dentro) Panem et circenses!

NERONE – Cacchibus… C’è uno che parla bergamasco… Eccomi a voi tutto d’un pezzo… Io vi darò tutto, basta che non domandate nulla! Il momento è difficile, l’ora è suprema, l’affare si ingrossa e… e chi la fa l’aspetta! Ed ora, ed ora vattene diletta ciurmaglia!

VOCE DEL POPOLO – (da dentro) A morte! A morte! (tutti rientrano disponendosi a quadro)

NERONE – A morte!

Santo Fabiano

 

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