Il coraggio e la forza di Teresa Manes: l’amicizia prevale sul bullismo

Venerdì 14 dicembre, presso la stupenda location di Villa Francesca a Pomezia, ha avuto luogo un interessante e toccante incontro sul #Cyberbullismo, al quale ha partecipato Teresa Manes, una madre che, con determinazione, porta in tutta Italia la sua campagna di informazione sul tema, quattro classi della scuola “Orazio” e, in rappresentanza dell’Amministrazione comunale, che patrocinava l’evento, la consigliera Luisa Navisse.

Teresa Manes è una madre che ha perso un figlio: Andrea, il 20  novembre 2012, si è tolto la vita perché non più in grado di reggere al dolore e alla fatica di ciò che subiva.

Diario di giorni difficili. Storia di bullismo e di amicizia“: è questo il titolo del libro che ha scritto Teresa.

Un romanzo ovviamente introspettivo, la storia di un figlio perduto, ma anche e – mi permetto di dire – soprattutto un messaggio di serenità che racconta dell’incredibile valore dell’amicizia, antidoto efficace contro ogni forma di bullismo e prevaricazione, nonostante tutto…

I protagonisti sono proprio i ragazzi, i loro genitori e l’istituzione scuola: in questo ingranaggio, se ognuno riesce a fare la propria parte, allora la perdita di Andrea potrà avere un senso e mitigare il vuoto lasciato dalla sua assenza.

Teresa oggi gira tutto il Paese per condividere la sua storia e sensibilizzare tutti su un problema sul quale c’è ancora tanto da fare e lavorare, a cominciare ad esempio dalla legge sul cyberbullismo, un fenomeno ancora più diffuso  e amplificato dall’uso della rete  e dei cosiddetti strumenti social, il cui utilizzo li rende paradossali proprio per la violenza verbale che a volte generano.

La legge 71/2017, “Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno del cyberbullismo”, pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 3 giugno 2017, è sicuramente una norma da migliorare, forse oggi ancora “monca”, perché se, ad esempio, non ci sono i numeri sufficienti di “like” e commenti denigratori, secondo questa disposizione non si può parlare di violenza virtuale.

Tuttavia è un buon punto di partenza, in quanto per la prima volta, tra le altre cose, viene definito cosa si intende per cyberbullismo (“qualunque forma di pressione, aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, denigrazione, diffamazione, furto d’identità, alterazione, acquisizione illecita, manipolazione, trattamento illecito di dati personali in danno di minorenni, realizzata per via telematica, nonché la diffusione di contenuti on line aventi ad oggetto anche uno o più componenti della famiglia del minore il cui scopo intenzionale e predominant

e sia quello di isolare un minore o un gruppo di minori ponendo in atto un serio abuso, un attacco dannoso, o la loro messa in ridicolo”) e si delinea il ruolo dei diversi attori del mondo della scuola italiana (MIUR, USR, Istituti Scolastici, Corpo docente) nella promozioni di attività preventive, educative e ri-educative.

 

 

Tornando all’autrice del libro, la testimonianza è quella di una mamma che non cerca colpevoli ma che vuole informare sulla pericolosità dei gesti che i ragazzi compiono anche inconsapevolmente: emozionante l’atteggiamento dei ragazzi dell’Orazio presenti in sala che, dopo aver ascoltato attentamente, hanno iniziato ad aprirsi e a raccontare le loro esperienze dirette e indirette.

Un incontro molto positivo e un momento di crescita e consapevolezza per i più giovani: è proprio da loro che deve partire il cambiamento, confrontandosi e difendendosi tra di loro, ma anche aprendosi con i genitori e gli educatori che devono essere pronti all’ascolto e alla comprensione.

Un ringraziamento ulteriore a Teresa Manes per la sua testimonianza e a Loredana di Villa Francesca per l’organizzazione e l’accoglienza.