Virginia Raggi assolta. Ma non finirà qui.

Credo che nessuna sentenza sia mai stata tanto attesa quanto quella emanata dal Tribunale di Roma, relativa alle accuse nei confronti di Virginia Raggi. Sulla stampa si è assistito a un vero e proprio conto alla rovescia fino al fatidico giorno del verdetto. Non si è riservata la stessa attenzione al caso Consip, che coinvolge ministri, amici e parenti per un caso di possibile corruzione, per svariati milioni di euro o per l’ennesima condanna di Verdini, uno dei padri della riforma costituzionale fortunatamente bocciata, per bancarotta, né per quella dell’editore Ciancio per i profondi legami con il crimine organizzato.

Eppure le contestazioni nei confronti della “sindaca” erano ben lontane dalle vicende di quei casi. Nel caso della Raggi non si tratta di corruzione, né di bancarotta e nemmeno di rapporti con il crimine organizzato. Secondo la Procura la sindaca di Roma avrebbe la colpa di avere mentito all’Anticorruzione sulle procedure seguite nella nomina di Renato Marra a capo del dipartimento Turismo.

Ebbene, premesso che le menzoghe sono la causa di tutti i mali, specie quando sono pronunciate nell’esercizio di un ruolo istituzionale, ci sarebbe da essere felici che il nostro Paese, finalmente avvertisse il forte desiderio della verità e il senso dello scandalo di fronte alle menzogne. Sarebbe un Paese straordinario! Finalmente il popolo italiano sarebbe libero da ogni cialtrone o millantatore che approfittando del ruolo istituzionale tentasse di favorire parenti e amici, invocando l’interesse di tutti o persino i valori costituenti.

Ma a pensarci bene un sospetto viene. Proprio qualche giorno fa la Procura di Roma ha archiviato le accuse mosse nei confronti di Tiziano Renzi, confermando però che nelle deposizioni era stato “inattendibile” e “non veritiero”. Però di quelle menzogne non si legge sulla stampa, né ci si scandalizza che per avere mentito l’autore non venga condannato. Peraltro, in ballo, in quel caso, non c’era l’affidamento di un incarico, ma un appalto milionario, tra i più cospicui.

Conoscevamo le menzogne con le gambe corte. Ma adesso facciamo la conoscenza delle menzogne con il simbolo del partito. Quindi una affermazione falsa diventa insignificante se fatta da amici di una parte, anche se relativa a interferenze in un appalto milionario. E diventa grave se fatta dagli altri, anche se relativa a un incarico, senza alcun vantaggio economico.

Però, si può osservare che la Raggi avrebbe mentito all’ANAC. E ciò potrebbe rendere più grave il fatto, per il rispetto che si deve all’Autorità anticorruzione.

Si tratta di un organismo che dal 2013 ha il compito di prevenire e contrastare il fenomeno corruttivo. L’abbiamo visto attivo in occasione dell’insediamento dell’Amministrazione grillina a Roma, così come sul decreto che riguarda la ricostruzione del ponte di Genova. Purtroppo non ha avuto occasione di accorgersi del rinnovo (con proroga) delle concessioni milionarie a favore di Sisal. E non è stata così solerte nei confronti del presidente della Regione Lazio che, non essendo assecondato dal responsabile della prevenzione, proprio per il conferimento di un incarico, ha pensato bene di rimuoverlo, piuttosto che adeguarsi alle prescrizioni normative.

Il quadro che emerge da tutto questo può risultare “confuso” o invece particolarmente “netto”.

E si comprende che nel caso di Virginia Raggi non si tratta dell’accusa di menzogna, per la quale, peraltro, non è prevista dalla legge alcuna decadenza dalla carica di sindaco. La decadenza, in caso di condanna, sarebbe avvenuta in applicazione del codice etico del M5S che, per l’occasione, piaceva anche al PD e a FI.

Ma, a proposito delle menzogne, mi piacerebbe che i puritani della verità in ogni circostanza si scandalizzassero anche per gli altri sindaci, quando vi ricorrono. Come quello siciliano che, qualche giorno fa, dopo la tragedia che ha visto un’abitazione abusiva travolta dalle acque di un torrente, ha dichiarato alla stampa di non avere colpa e di non avere effettuato la demolizione a causa del TAR. Era una menzogna grave che è costata la vita a nove persone. Ben più grave di quella attribuita a Virginia, ma di cui non si parla. Qualcuno si è chiesto come mai questo silenzio e a quale partito appartenesse quel sindaco?

Nel nostro Paese, ormai si sta consumando una contrapposizione, aggressiva e senza pudore, da parte di un “sistema” che non gradisce di non essere al potere e non ammette interferenze, né voti popolari. Vuole amministrare indisturbato a spese di tutti, con il sostegno di fans dalla memoria corta e di notabili dai lauti privilegi.

Adesso Virginia, con l’assoluzione, si è liberata di un peso, ma non potrà certo credere di farla franca in futuro. Prepariamoci a un altro colpo. Ma le persone “in buona fede” sapranno coglierne il vero significato e finché lo consentiranno, sapranno esprimersi prendendo le distanze dalle “scelte obbligate” dei notabili e dei perbenisti.

Santo Fabiano