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Quando ci si scontra con la “Malasanità”

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Lucrezia Maggi, un libro e una storia come tante, come troppe. Che non vuole perdersi nel tempo ma rimanere viva contro la morte

Questa storia si svolge a Taranto, ma potrebbe esser accaduta in qualsiasi città italiana.

20 giorni di agonia e di malasanità vissuti in prima persona e raccontati quasi in presa diretta in un pamphlet amaro e vigoroso da Lucrezia Maggi: “Prima che il tempo ne cancelli le orme – diario infausto, venti giorni al suo fianco” (Print me editore). Un racconto che già dal titolo tradisce, annuncia per meglio dire l’urgenza di testimoniare, puntualizzare e non far disperdere quell’emozione forte del dolore di una perdita cara in un letto d’ospedale, una morte che ha tutte le evidenze di quella “cosa” che siamo abituati non senza fatalismo a definire “malasanità”.

La copertina del libro

La copertina del libro

Un racconto breve e feroce nei termini e nel ritmo narrativo, una discesa nell’ascensore della disperazione senza ritorno che Lucrezia Maggi srotola spietatamente, puntando il dito contro chi ha permesso che ciò che poteva esser evitato sia invece accaduto.

Un pamphlet che per stessa voce dell’autrice nell’introduzione elenca “pagine in cui per la prima volta in una mia pubblicazione mi metto completamente a nudo e mi espongo consapevolmente”.

Esposizione che sarà costata tanto dolore all’autrice che è anche e soprattutto scrittrice abile e prolifica, tra l’altro presidente e fondatrice dell’associazione culturale “Le Muse Project” che tanto regala in termini di cultura alla “città dei due mari”.

Il racconto toccante degli ultimi giorni della mamma di Lucrezia, Caterina, che si sente male, viene trasportata prima in una clinica, poi in un ospedale e poi in un altro ancora correndo dietro ad interventi risolutori che non si rivelano tali, in un’alternanza di speranza e sconforto dei suoi cari, ascoltando proclami, bollettini medici e bugie mai pietose ma spesso opportuniste.

Un percorso in cui molti si ritroveranno, coinvolgente e rabbioso, che deve esser denuncia non solo medica ma più di tutte umana, perché quello che trapela pagina dopo pagina è un senso di abbandono vissuto in prima persona da chi quell’emergenza deve soltanto subirla in termini di sofferenza e di perdita.

Una veduta di Taranto

Una veduta di Taranto

Una commissione Parlamentare nel 2013, proprio l’anno in cui accadono gli eventi narrati nel libro di Lucrezia Maggi, ha portato alla luce 570 denunce dal 2009 al 2012. Fra queste, 400 erano relative a casi che hanno comportato la morte del paziente, per errore imputato al personale medico e sanitario o per disfunzioni e carenze strutturali. La relazione della commissione precisò che “gli episodi di malasanità spesso derivano da disservizi, carenze, strutture inadeguate, lunghe attese al pronto soccorso, difficoltà di trasferimenti dal paziente da un ‘ospedale a un altro, casi di infezioni ospedaliere”.

Questo è il quadro allarmante in cui “Prima che il tempo ne cancelli le orme” si muove.

Un libro commovente, che schiaffeggia l’indifferenza.

 

Mauro Valentini

 

 

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