Inizio tutto a stelle e strisce, il Direttore della Festa del Cinema giunta all’undicesima edizione ha voluto spostare l’obiettivo virtuale della cinepresa sul teatro del prossimo duello per le presidenziali. E c’è riuscito benissimo.
Tom Hanks nell’incontro con il pubblico non si è sottratto alle domande sull’argomento del momento e non si è proprio risparmiato nei giudizi. Pur senza esser tranciante come lo è stato Robert De Niro ha detto però che: «ogni quattro anni il nostro paese organizza questo teatrino di cui tutti ancora si sorprendono» E alla richiesta di come il nome di Trump possa esser arrivato fin lassù, con un sorriso disarmante ha semplicemente detto: «del resto qui avete avuto Berlusconi…» Ma poi la discussione ha percorso quello per cui Hanks è qui: il Cinema. La sua carriera, ripercorsa qui all’Auditorium in una retrospettiva gratuita e il mestiere di attore. «Non ho mai scelto i copioni in base alle convenienze, ma per quello che i personaggi mi riportavano come emozioni. Faccio sempre la parte del buono perché i cattivi sono in genere caratterizzati anche fisicamente, ed io non mi ci vedo a fare la parte del violento, non ne ho il fisico». Un incontro emozionante soprattutto per la disponibilità e l felicità di esser a Roma che ha ribadito più volte, felicità ricambiata dai romani e dalla Festa che gli ha consegnato un premio alla carriera.
E poi i film.
“Moonlight” di Barry Jenkins ha aperto la gara, un film duro e poetico, che racconta le vicissitudini e il destino segnato di un bambino poi diventato uomo nei sobborghi di una Miami irriconoscibile per povertà e degrado. Un film che si perde nei meandri della storia con cui era partito, forse troppo narcisista nella messa in scena ossessionato com’è dalla ricerca della lirica. Quello che rimane è una prova degli attori eccezionale, con un protagonista assoluto: Mahershala Alì, volto che ruberebbe la scena in un film di Tarantino.
L’altro pezzo d’America lo porta a Roma niente di meno che Oliver Stone, che ha regalato grande cinema tributato da applausi convinti con il suo “Snowden”, l’incredibile storia di un rampante informatico al servizio della CIA che farà scoprire una fitta rete di controllo mondiale dei dati dei cittadini di tutto il mondo. Un film celebrale, tecnologico ma di grande impatto visivo, un’opera destinata a rimanere nella storia del Cinema e nella Storia, spiazzandoci per l’evidenza della fragilità delle nostre vite private, in mano e nei server di servizi di spionaggio che tutto possono e tutto fanno (e dopo le rivelazioni di Snowden forse non potranno più fare).
Un film imperdibile, come è imperdibile l’atmosfera che qui si respira, piena di musica da film sui viali e di tanti, tantissimi bambini e ragazzi rapiti dal giocoso programma di “Alice nella città“.
Biglietti che stanno andando a ruba, ma i film sono tanti, c’è posto per tutti, non mancate.
Mauro Valentini