Federica Mangiapelo, tre anni e mille ricordi

Una chiesa gremita, piena di giovani. Tre chitarre, un coro e un flauto traverso come colonna sonora, un leggio sull’altare con quella foto che ritrae una ragazzina sorridente e con due grandi occhi, circondata da palloncini rossi e bianchi.

Tre anni, sono già tre anni che Federica Mangiapelo non c’è più, uccisa per mano dell’amore, o meglio, per mano di quella che molti chiamano passione ma che è stato soltanto brama di possesso di un uomo(giovane) su una donna (bambina).

Luigi, il papà di Federica ha il sorriso amaro sul volto, saluta tutti gli amici convenuti con la serenità di chi ha cercato e combattuto per la verità e la giustizia. E ha vinto. È mescolato tra la gente, durante la messa nella chiesa Regina Pacis di Anguillara tanto che il Parroco che officia la funzione lo cerca e quando lo vede la nei banchi di mezzo dice sorridendo: «Luigi non ti avevo visto, dovrò migliorare l’impianto delle luci della chiesa o i miei occhiali» accendendo con un sorriso una cerimonia che avrà la freschezza, i suoni e i canti dei 16 anni di Federica, per tutta Italia: la ragazza del lago. Rossella, la mamma è in prima fila, quasi accanto alla foto, ai fiori, con quella dignità e quel sorriso composto e commosso che ha avuto in tutti questi anni di dibattiti televisivi, tribunali e avvocati.

Non leggo rancore negli occhi di nessuno, in questa chiesa, tra gli amici di famiglia, tra i ragazzi che conoscevano Federica e tra i suoi parenti. Nessuno nomina quel nome, il nome che per i Giudici di primo grado è il nome dell’assassino. Vicino a me Massimo Mangiapelo, lo zio di Federica che ha scritto un libro struggente su questa storia : (http://issuu.com/cronacaedossier/docs/cronaca_dossier/66 ), uno scrittore, un poeta, che mi dice con un sorriso: «oggi sono stato in quella spiaggia, davanti a quel lago, sono stato con mia nipote per ore, parlandole in silenzio.»

La storia giudiziaria è già scritta, blindata da una serie di prove che impongono oltre ogni dubbio la parola fine. Si sono chiuse le carte, i faldoni, le prove i reperti e le perizie medico legali. Si riapriranno per prassi, non cambierà molto, si oscillerà sul peso da dare alla pena giusta. Soltanto sul numero degli anni da passare lontano dalla società.

Quello che rimane vivo sarà il ricordo, i mille ricordi che questa giovane vita così bella, immortalata in quelle foto straordinarie di Laura Rossi che tutti hanno apprezzato e che l’hanno resa immortale.

Rimarrà anche il monito, l’esempio che questa triste fine deve imprimere nelle coscienze di tutti: quello di vigilare sulle storture degli amori malati e possessivi, fermare ogni possibile deriva violenta giovanile, ogni follia cupa e buia come è stata quella della notte di Halloween di tre anni fa, che ha inghiottito per sempre la luce degli occhi di Federica Mangiapelo.

Mauro Valentini