Venezia 72 ecco i vincitori!

(n.d.r : Grazie a Martina Farci per la sapienza, l’entusiasmo e la competenza che ha regalato a Pomezia un piccolo palco al Lido. Sperando sia questo l’inizio di una collaborazione assidua. M.V.)

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Con l’assegnazione del Leone d’Oro a Desde Allá di Lorenzo Vigas è ufficialmente calato il sipario sulla 72.a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.

Sorpresa? Fino ad un certo punto, perché la giuria presieduta da Alfonso Cuarón ha saputo calibrare bene i premi tra i film che più hanno meravigliato, riuscendo a dare quel qualcosa in più. Dasde Allá, infatti,  primo film venezuelano in concorso, affronta temi ancora oggi presenti in Sud America, come la violenza, l’omosessualità e l’omofobia, e lo fa raccontando la storia di Armando,  un cinquantenne che ha difficoltà a relazionarsi con gli altri e adesca ragazzi per accompagnarlo a casa.

L’incontro con uno di loro, Elder, cambierà per sempre le loro vite. Lorenzo Vigas firma un’opera prima imponente che non lascia indifferenti, complice anche la sceneggiatura firmata da Guillermo Arriaga e la bravura dei due interpreti, Alfredo Castro e Luis Silva.

Il Leone d’Argento per la miglior regia è invece andato a Pablo Trapero per El Clan, che insieme ad Anomalisa di Charlie Kaufman e Duke Johnson, aggiudicatosi il Gran Premio della Giuria, era tra i film che più hanno convinto sia critica che pubblico.

Abluka di Emin Alper si è aggiudicato Gran Premio Speciale della Giuria, mentre L’Hermine di Christian Vincent si è portato a casa ben due premi, quello per la miglior sceneggiatura e quello per l’interpretazione maschile, andato a Fabrice Luchini.

L’Italia si consola con la Coppa Volpi vinta da Valeria Golino, che in Per amor vostro di Giuseppe M. Gaudino sfoggia una delle sue migliori performance. Rimangono a mani vuote alcuni dei favoriti, tra i quali Francofonia di Aleksander Sokurov, 11 Minutes di Jerzy Skolimowski, Remember di Atom Egoyan e The Danish Girl di Tom Hooper, che probabilmente si rifarà nella notte degli Oscar.

Delle sezioni collaterali da segnalare il doppio trionfo di Brady Corbet e il suo The Childhood of a Leader, premiato per la miglior regia nella sezione Orizzonti (il miglior film è andato a Free in Deed di Jake Mahaffy) e per la miglior opera prima, e unico film girato in 35 mm dell’intero festival; Salò o le 120 giornate di Sodoma di Pier Paolo Pasolini si è aggiudicato il Premio Venezia Classici per il miglior film restaurato, Tanna di Bentley Dean e Martin Butler  il Premio del pubblico alla Settimana Internazionale della Critica e a Early Winter di Michael Rowe per le Giornate degli Autori. Questi i principali premiati della 72.a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, in un’edizione che verrà ricordata principalmente per la visione di  tanti bei film, ma in assenza del capolavoro assoluto in grado di mettere tutti d’accordo tutti. Non è mancato, però, neanche il glamour e il delirio da red carpet, affidato quest’anno principalmente all’imprescindibile Johnny Depp e ad una Kristen Stewart – in compagnia di Nicholas Hoult – sempre sulla cresta dell’onda e disponibilissima con i suoi fan, tanto da regalare a qualcuno di loro i biglietti per la proiezione ufficiale del film. Accanto a loro hanno sorpreso, e conquistato, Matthias Schoenaerts e Alicia Vikander, vere rivelazioni di questo festival, in tutti i sensi.

Ora, finito il sogno ad occhi aperti, si torna alla realtà, con la consapevolezza di aver passato dieci giorni nel mondo del cinema, dove tutto sembra ed è possibile. L’autografo di Eddie Redmayne me lo testimonia. Grazie a chi ha condiviso tutto questo con me e a voi che pazientemente mi avete letto. Alla prossima!

Martina Farci