Everest ha ufficialmente inaugurato la 72° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia e dato il via così a proiezioni, red carpet e conferenze stampa. Questi primi due giorni, però, sono serviti principalmente a riassaporare il clima festivaliero, dove i ritmi quotidiani sono scanditi da un programma pieno di impegni, nell’ardua impresa di riuscire ad incastrare perfettamente quello che si dovrebbe e si vorrebbe fare.
Perché l’imprevedibilità è sempre dietro l’angolo, sia in senso negativo che positivo, ma fa parte del gioco. Così in fila per le proiezioni si spera di entrare senza rimanere fuori, come riuscire a prendere un autografo senza venire sommersi. Il bello, però, è proprio questo, quello di condividere con persone il tuo stesso sogno e ritrovare in loro la tua stessa passione. Perché tutti siamo stati fan una volta, e allora quando alle 8.30 del mattino trovi già ragazzine appostate davanti al red carpet per Jake Gyllenhaal non puoi che sorridere, e ritenerti fortunata a vedere il film in anteprima stampa, seguito anche dalla conferenza in cui è presente il cast.
Ti rendi conto, così, di essere una privilegiata e di sognare ad occhi aperti, almeno per qualche giorno all’anno. Quello che alla fine rimane, però, oltre al ricordo e all’esperienza personale, è la visione di tanti, troppi film, che magari lasceranno il segno nella storia del cinema, o almeno nella corsa ai premi importanti. Di quelli visti finora si può già fare un primo bilancio, ovvero che la gran parte è tratta da fatti realmente accaduti. Questo, però, non significa una mancanza di idee, ma piuttosto un bisogno di attenersi ad una realtà che ci sta sfuggendo di mano.
Parliamo di Everest di Baltasar Kormàkur, interpretato da Jason Clarke, Josh Brolin e Jake Gyllenhaal, e della conquista della montagna più alta del mondo, che grazie ad un 3D spettacolare, fa provare la sensazione dell’altezza, e di Beats of No Nations, film in concorso del regista della prima stagione di True Detective, Cary Fukunaga, che racconta la tragica storia di un bambino africano educato per diventare soldato.
A strappare applausi convinti, però, ci ha pensato Spotlight (fuori concorso), film di Thomas McCarthy che racconta lo scandalo dei preti pedofili a Boston. Una storia forte ma necessaria, interpretata da un grandissimo cast, nel quale spiaccano Michael Keatoon, Rachel McAdams, Stanley Tucci e Mark Ruffalo, questi ultimi due presenti al Lido e disponibilissimi con stampa e fan – oltre che molto eleganti. La 72.a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, quindi, si appresta ad entrare nel vivo con quello si preannuncia un weekend di fuoco, dove sono attesi Johnny Depp, Kristen Stewart e Eddie Redmayne, oltre al primo film italiano in concorso, L’attesa, di Piero Messina, con Juliette Binoche. Ah, dimenticavo, Robert Pattinson ha dovuto dare forfait all’ultimo minuto. Peccato, perché un Festival vive anche di questo.