#euapiedi: i tuoi occhi nella tua città

Chi possiede un account su Instagram lo sa bene: basta girare con uno smartphone e amare le fotografie, per poter creare la propria narrazione online. Il progetto narrativo #euapiedi nasce proprio così, grazie al desiderio di raccontare la propria città di Sergio Ragone (@ragons per gli utenti dell’applicazione). Nasce a Potenza, tra le strade girate a piedi che egli stesso calpesta tutti giorni e alle quali vuole dare colore e voce.

“Eu, che vuol dire Io in portoghese, nasce dall’esigenza di immaginare una narrazione digitale nuova e del tutto inedita, a differenza di quelle già presenti in rete. L’Io che vive in città, l’elemento umano nella dimensione urbana: è questo il focus che questo hashtag activism vuole ribadire come centrale. Ma Eu è anche lo spazio europeo, nel quale oggi ci muoviamo”.

Io vado a piedi, racconta Sergio già nel titolo del suo blog personale e mi spiega come mai abbia dato questo nome all’hashtag, che raggruppa le narrazioni di tutti su Instagram: ha cominciato lui a Potenza ed il potere digitale degli ambienti di Social Networking ha generato una veloce reazione a catena, che ha visto ognuno nella propria città continuare con la sua personale narrazione dei propri luoghi. Lo sguardo è nuovo: è quello partecipativo di chi esce e nella propria città ci resta, la osserva, la vive, la calpesta, le parla, la codifica, la fa propria, la racconta, la colora, la ama, le fa domande ed ella – miracolosamente – risponde!

“Quello che voleva essere un ‘luogo’ di narrazione di una sola città si è trasformato in un hashtag activism, che ci sta dando una mappatura in tempo reale della vita in città con le sue mille complessità. Tante città stanno diventando una sola”.

Sono affascinata dai mille occhi che vedo spuntare, cliccando sull’ipertesto #euapiedi, e così decido anche io di camminare a piedi insieme a loro. A loro, sì, a tutte le persone che, come me, camminano e alzano gli occhi al cielo e li fanno salire sui rami degli alberi e li infilano dentro ai vicoli scuri e li soffermano davanti ad una pila di panni stesi o di finestre spalancate o di luci allineate e simmetriche… O magari li spalancano, con dolore, di fronte ad uno scempio fatto di spazzatura davanti ai piedi.

Perché, dunque, raccontare le storie come #euapiedi? Sergio ce lo spiega con un pezzo di cuore tra le righe: “Perché gli spazi urbani appartengono ad ognuno di noi ed è arrivato il momento di abitarli, per renderli migliori, più sicuri e più belli”.

Il racconto di Sergio Ragone nel suo blog: http://iovadoapiedi.tumblr.com/

I racconti di tutti in #euapiedi: http://euapiedi.tumblr.com/

 

“Anche le città credono d’essere opera della mente o del caso, ma né l’una né l’altro bastano a tener su le loro mura. D’una città non godi le sette o settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda”.

Italo Calvino, Le Città invisibili