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Incidente Roswell, una delle tante prove che gli alieni sono tra noi

By Redazione on 2 Febbraio 2015
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Incidente Roswell, una delle tante prove che gli alieni sono tra noi

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Possibili luoghi dello schianto

Possibili luoghi dello schianto

Nel classico della cinematografia “Guerra dei mondi” un disco volante precipita in una zona di campagna isolata. I militari accorrono sul luogo dell’incidente per effettuare ricerche. Tutto questo potrebbe accadere anche nella vita reale? Secondo alcuni è già accaduto a Roswell (Nuovo Messico, Stati Uniti) l’8 Luglio 1947. L’incidente di Roswell è unico nella storia degli UFO (Unidentified Flying Object o Unknown Flying Object) perchè è l’unica volta che i militari hanno comunicato di aver tra le mani un disco volante precipitato. Nel 1947, infatti, un comando americano divulgò un comunicato stampa in cui confermava il recupero di un UFO. La notizia dell’incidente si diffuse in tutto il mondo, ma il giorno dopo gli stessi sottoscrissero che in realtà si trattava di un pallone sonda appartenente ad un’operazione della United States Air Force. Tuttavia molti dichiararono che quest’ultima affermazione era una menzogna. Secondo alcuni testimoni, infatti, due dischi volanti si erano scontrati veramente. Uno precipitò nei pressi del ranch dell’allevatore William Ware Mac Brazel, 150 km circa a nord-ovest di Roswell mentre l’altro vicino San Agostin.

Un testimone affermò che uno dei due dischi volanti aveva uno squarcio su di un lato e quindi questo fa presupporre che i due abbiano colliso. Ma dove sono le prove? Dove sono le evidenze? Le prove sono state consegnate agli scienziati da un curioso che era andato sul luogo dell’incidente poco dopo che questo accadesse. Tale materiale è stato tenuto nascono per oltre cinquant’anni, fino ad oggi. Gli esperti affermano infatti di avere in mano i frammenti dei veivoli alieni scontratisi sopra il New Messico. Le analisi, che sono state effettuate su questi oggetti, hanno dato dei risultati sorprendenti. Ad esempio se immergete una parte del frammento in un liquido freddo (o caldo), la porzione dello stesso che state tenendo in mano diventerà talmente fredda (o calda) da bruciarvi le dita. Alcuni test hanno inoltre dimostrato che non solo sono oggetti artificiali ma che sono stati sottoposti ad elevatissime temperature, superiori a quelle prodotte dal sole, e molto probabilmente in un’atmosfera satura di idrogeno. Diversi laboratori indipendenti hanno condotto ulteriori analisi su questi materiali per determinarne la natura atomica e le origini. I risulati  finali sono stati ottenuti dall’università della california a San Diego. Tutti gli elementi che compongono tali frammenti sono di origine extraterrestre.  A queste prove possiamo aggiungere anche quelle derivate dall’estrazione di impianti misteriosi inseriti nei corpi delle persone rapite da presunti alieni.

Roger Lear

Roger Lear

Il dottor Roger Lear, un chirurgo della california, afferma infatti che: ” fino ad oggi sono stati effettuati otto interventi con i quali sono stati estratti 9 oggetti. Tutti gli individui sui quali siamo intervenuti sostenevano di essere stati rapiti da extraterrestri.” Nel 1996 ha effettuato una delle prime operazioni per togliere un impianto alieno dalla mascella di un presunto rapito. “L’uomo sul quale abbiamo effettuato l’intervento per estrarre l’impianto dalla mascella sinistra lavorava per un’industria privata e sosteneva di essere stato prelevato dagli alieni. Come nel caso di tutti quelli rapiti dagli extraterrestri, l’uomo era riluttante a mostrare pubblicamente il suo volto. Queste persone infatti hanno paura a raccontare a qualcuno ciò che gli è accaduto. Probabilmente temono di perdere il lavoro o di mettere a rischio la carriera. Non vi sono prove di come l’oggetto sia stato inserito nel corpo. Quest’ultimo non ha poi provocato infiammazioni come succede quando una qualunque cosa viene inserita nel corpo umano. Inoltre l’impianto è circondato da un gran numero di ricettori nervosi che non appartengono alla normale anatomia umana.”

Uno degli oggetti estratti dalla mascella di un ostaggio alieno

Uno degli oggetti estratti dalla mascella di un ostaggio alieno

L’elemento è stato poi inviato al laboratorio nazionale di Los Alamos per un test metallurgico. “Appena abbiamo ricevuto la prima relazione dal laboratorio abbiamo capito che non si trattava di un oggetto conosciuto.” Gli impianti furono poi inviati al laboratorio tecnologico del New Mexico dove fu effettuata un’altra serie di test metallurgici. “La teoria che proposero fu che si trattava di frammenti di meteoriti. A questo punto fu fatta un’analisi al microscopio elettronico. I risultati delinearono il fatto che gli impianti erano stati costruiti e che erano stati accuratamente legati alle terminazioni nervose del paziente.” Una seconda serie di test fu condotta dall’università della california a San Diego. “I risultati confermarono i precedenti test. Una porzione analizzata dell’impianto risultò non di origine terrestre. La prova è schiacciante e le implicazioni sconcertanti. Potrebbe essere l’ elemento che la scienza stava cercando.”

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