Io e la dirimpettaia ci incontriamo da alcuni mesi sul balcone. Il buio intorno ci ricopre e la sera ci aspetta per la sigaretta in solitudine. Io con me, lei con se stessa, distante per un po’ dalla sua famiglia.
Così alta e sottile, è ricoperta da una nube di capelli corvini. Non so chi sia, in verità, ma conosco ogni segmento dei suoi gesti, tanto che la riconoscerei anche tra cento balconi affollati. Usa muoversi molto ed è sempre piena di cose da fare. Non esce per stare immobile, come faccio io, esce accompagnata da mille faccende.
Io resto lì, fissata ad osservare l’aria del giorno che è andato. Mi guardo intorno e mi perdo nel buio, senza neanche distinguere il grigiore dell’area industriale. Abbandono per sempre i pensieri. Quelli inutili sul traffico isterico incontrato durante la giornata, sulle buche ampie come laghi che si sono impossessate delle strade di tutti i giorni, su ciò che non va e non funziona e si rompe, generando crepe sempiterne, sulle ore di lavoro piene di tensioni fisiche ed interiori, sulle preghiere che paiono inascoltate, sulle luminarie del Natale sempre poche o inadatte, che in ogni città destano discussioni e falliscono nel loro desiderio di voler piacere a tutti, sulla stanchezza che appare ogni giorno come una morte, sulle scelte che comportano crudeli rinunce, sugli amori che dolgono ed i rapporti che si dissipano, sull’oroscopo che decreta che Saturno ora è contro e basta, sulle polemiche che mai fonderanno dei punti d’incontro.
Ieri sera la dirimpettaia era di nuovo con me. Di fronte, coperta da una vestaglia imbottita, rapida nei suoi panni da ritirare, la sua sigaretta ad accompagnarla nel suo fare. Nel tempo in cui lei ha ingoiato quei fumi stanchi, io ero ancora a metà e mi ha lasciato sola nel balcone di tutte le volte.
Sono belle le sere, belli i balconi, belle le persone con cui m’incontro, anche solo per pochi minuti, e sempre per caso. Il bello è in tutte le cose e in quelle fragili sembra ancora più straordinario. Di sera è meglio. È tutto più forte e vero, più sbiadito e incantevole. La città appare per ciò che è in tutta la sua ombra estesa: un involucro ripieno di vite che pulsano e s’incontrano – se vogliono – sul balcone.