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I nostri ragazzi

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 L’arida  “Smartphone-generation” e i loro genitori equilibristi   

Tintinnio di posate, mirabilie di classe e di cultura radical-chic, locale da tre zeri a coperto e grande sfoggio di citazioni cinefile in stile “Nouvelle Vague”.

Massimo e Paolo sono due fratelli molto affermati e arrivati in alto nella scala sociale, uno avvocato l’altro pediatra sono di quelli che non conoscono la parola crisi, con le loro mogli bellissime si godono la vita e le cose belle con amore immersi nella felicità familiare, un figlio uno, una figlia l’altro a cui riversano la loro delicata protezione che a loro sembra sufficiente a conoscerli e riconoscerli incastonandoli nella gategoria dei bravi ragazzi.

Poi un filmato di una telecamera di sicurezza mostra quello che questi genitori mai potevano immaginare dei loro due rampolli, una bravata finita male e tutto va in pezzi, iniziando un calvario di bugie, meschine manipolazioni della verità appena coperta sotto l’ipocrisia tipica della borghesia intellettuale di questo paese.

Ivano De Matteo reduce dal successo ottenuto con “Gli equilibristi” ritorna sul luogo del delitto per raccontare ancora una volta la fragilità del sistema-famiglia, spiegando anche in conferenza stampa che “ questo film è l’ultimo capitolo di una trilogia in cui il filo rosso è appunto la famiglia e la sua esplosione. Se in La bella gente c’era una persona che scardinava il meccanismo famigliare solido, la prostituta eiIn Gli equilibristi era l’uomo che usciva dalla famiglia e andava in frantumi, in questo c’è un evento forte che destabilizza le due famiglie“.

De Matteo però è anche e soprattutto un bravissimo regista, lo spunto del meraviglioso best-seller di Erman KochLa cena” da cui il film è liberamente tratto è solo un pretesto per raccontare uscendo dalla claustrofobica ambientazione del libro le dinamiche relazionali che sotto la coltre patinata dei sorrisi nascondono il nulla.

Chi sono veramente questi figli cosi rassicuranti in apparenza dietro il sorrisino illuminato dallo schermo dell’ultimo smartphone? Come uscirne eticamente e moralmente da un evento che apre scenari e situazioni più grandi di loro, sia dei ragazzi che degli adulti?

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Un film toccante, riuscitissimo ed efficace che arriva li dove ogni genitore non vorrebbe mai scavare troppo, che svela paure e insicurezze di un rapporto genitori-figli mai così difficile e da riscrivere come in questi ultimi anni, un film recitato benissimo dal quartetto di attori che formano le due coppie; Alessandro Gassman è una spanna sopra tutti, la metamorfosi da ragazzo-immagine ad artista qui si completa in un ruolo che si vede pensato addosso a lui e al suo sorriso asimmetrico ed amaro, Luigi Lo Cascio fatica a tenere il suo ritmo anche per la differenza di presenza scenica che lo penalizza, mentre Giovanna Mezzogiorno e soprattutto Barbora Bobulova (ancora scelta da De Matteo) sono efficaci e seducenti seppur nel contesto drammatico verso cui il film inevitabilmente scivola piano piano.

Bene anche l’introspettivo Jacopo Olmo Antinori, così giovane ma già un habitué del cinema d’autore mentre una piccola nota a parte la merita Rosabell Laurenti Sellers, giovanissima protagonista che lo stesso De Matteo ammette di trattare come sua musa ( era presente in Gli equilibristi) addirittura confessando di aver cambiato il plot narrativo iniziale per inserire una figlia femmina rispetto all’originale di Koch, che prevedeva due maschi e di averlo fatto apposta per averla sul set, fiducia che Rosabell ripaga sfoderando sguardi e sorrisi di una agghiacciante tenerezza.

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