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La democrazia sedativa e la paura del cambiamento

By Santo Fabiano on 6 Marzo 2014
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La democrazia sedativa e la paura del cambiamento

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 Che male c’é se Putin invade l’Ukraina? Ma soprattutto: che cosa ce ne importa?

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E poi, per dirla con Napolitano, massimo esperto in tema di galleggiamento, “prendere posizione può comportare qualche rischio!” Putin, che se la prenda pure la Crimea, tanto era sua già qualche tempo fa. E poi, se ci mettiamo a scambiarci minacce e accuse si alza lo spread, si allarma la borsa, i mercati impazziscono e c’è pure il rischio che aumenti la benzina. Mica vogliamo far morire di crepacuore gli ansiosi speculatori finanziari, cosí attenti a ogni cosa che si muova, o causare un’impennata dei costi?

E la questione non riguarda solo l’Ukraina, ma anche il nostro quotidiano. Il cambiamento, certamente lo vogliamo, ma a patto che non costi nulla a nessuno e cominci dagli altri. E soprattutto che non dispiaccia chi sta al potere. Se poi stiamo veramente male e vogliamo lamentarci o protestare, facciamolo sottovoce, perché ” il nostro piangere fa male al re” che “diventa triste se noi piangiam”.

Benvenuti nella democrazia sedativa, dove fa piú scandalo una parolaccia di un disoccupato piuttosto che un fatto di corruzione di un politico o un dirigente ed é considerata piu grave e allarmante la protesta di alcuni parlamentari per un decreto legge inopportuno, piuttosto che il bavaglio imposto dalla tagliola per assicurarne l’approvazione in contrasto con il regolamento e la prassi.

Quello che conta é stare tranquilli ed essere eleganti. Ne é il simbolo Fabio Fazio che, interrotto da due disoccupati mentre presentava il suo Sanremo, si rivolge a loro dicendo, capisco il vostro problema, ma “vi pare il caso” di venire proprio qui a manifestare, nel salotto mediatico piú atteso?

Dopo gli anni attivi della protesta e delle rivoluzioni per la difesa dei diritti, siamo ormai approdati all’era del consenso depresso di chi non si agita più e si accontenta della posizione più comoda o meno scomoda che trova, finché dura. E siccome si potrebbe stare peggio, si arriva persino a difendere chi sta al potere e ci garantisce quel poco che abbiamo, anche se mente o ha problemi con la giustizia.

Sono cambiati scenario e aspettative. Chi stava all’opposizione adesso sta al governo e non gradisce né il fastidio della critica, né il frastuono della protesta. E somministra informazioni finalizzate a sedare ogni tentativo di risveglio. Tutto è sotto controllo: stiamo lavorando per voi, potete stare “sereni”. Sará mantenuta ogni promessa. E quelle che non saranno mantenute è solo perché troveranno una soluzione diversa.

E i militanti di un tempo, rassicurati, possono dormire sonni tranquilli. Che motivo c’è di presidiare o controllare? Se lo facessimo dimostreremmo di non fidarci. E non sarebbe elegante.

Chi vuole il cambiamento, quindi, rappresenta un pericolo e ci potrebbe esporre a un rischio o al peggioramento della situazione. Perché rischiare? I depressi non fanno la rivoluzione. Al massimo dell’iniziativa si chiudono in un cinema e si entusiasmano per un film, meglio se giá premiato, per andare sul sicuro e non dovere fare anche la fatica di avere un gusto proprio.

La protesta disturba e per sua natura è “sopra le righe”. Più non è ascoltata, più è chiassosa; più è scontenta, più è aggressiva. E così il potere si infastidisce, l’Europa ci rimprovera e tutta una serie di altre conseguenze.

Quelli che protestano sono eversivi, infatti vogliono rovesciare il potere, quindi lo sono. E sono potenziali delinquenti o peggio ancora. E poi si scandalizzano perché chi sta al potere usa le menzogne o si lascia corrompere. Ma perché? Tutti diciamo le bugie e chiunque, una volta lassù si farebbe tentare e corrompere. L’importante è che facciano le riforme. Quali? Che importa! Quelle che servono! E chi sta al governo sa ciò che deve fare e come farlo.

E poi, per fare quelle cose ci vuole gente pratica, che abbia esperienza e non si faccia scrupoli. É una follia pensare di cambiare il sistema mandando al governo persone comuni che pensano alla legalitá o all’economicitá. Non durerebbero un istante. Non sono attrezzati. Per fare quelle cose bisogna essere esperti e organizzati. Il Paese ha bisogno di qualcuno che lo guidi con idee chiare e con la forza per realizzarle. Finiamola con queste denunce e con la rabbia con cui ci si rivolge verso le istituzioni. È solo invidia sociale! Stiamo tranquilli, altrimenti complichiamo ogni cosa. E aspettiamo fiduciosi.

E cosí anche in Ukraina. Putin é piú forte e ha i carri armati. “Vi pare il caso” di fare una rivoluzione per perderla? E magari infastidirlo. E lui é cosí permaloso. E poi, Quello ha tutta la forza che serve per proteggere tutti, sia russi che ucraini.

Vi sentireste forse piú sicuri nelle mani dei ribelli ai quali non sta mai bene nulla e trovano problemi dappertutto? Che hanno eserciti improvvisati e facce da gente per bene? Non li farebbero governare e tornerebbe il caso.

Il vero problema è l’opposizione. Bisognerebbe opporsi all’opposizione. Ma tutto si risolve se restiamo tranquilli, sediamo ogni ardore e voglia di intervento e dimostriamo che, in fondo, chi vuole il cambiamento non è affatto migliore di chi ci governa. E allora perché cambiare ciò che conosciamo con ciò che non conosciamo? Che potrebbe essere peggio?

Dobbiamo stare tranquilli, parliamo di ricette di cucina e beviamoci una bella birra. Mi raccomando che sia fresca e artigianale: in questo campo siamo esigenti!

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